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ARTE

La dieta di Matisse

Togliere il superfluo dalla materia per far emergere la forma: è la lezione di Michelangelo, che il maestro francese ha fatto propria. Un grande innovatore che non aveva paura di ispirarsi alla tradizione: al Museo Santa Giulia di Brescia, tutta la sua opera viene ripercorsa attraverso il rapporto confidenziale con il Buonarroti


di Anna Colafiglio

Henri Matisse, Grande nudo seduto (1935) e La serpentina (1909)


“Si potrebbe far rotolare una statua di Michelangelo dall’alto di una collina fino a far scomparire la maggior parte degli elementi di superficie: la forma rimarrebbe comunque intatta”; parole di Henri Matisse, che riassumono in una vivida immagine l’essenza di questa mostra. L’accostamento è apparentemente impossibile. La strana coppia, si direbbe: Michelangelo e Matisse, il Rinascimento e il Novecento a confronto. Due mondi opposti, inconciliabili addirittura, se si vuol dar retta alla voce delle prime impressioni. Di fatto, però, addentrandoci negli spazi del bel Museo di Santa Giulia, comprendiamo ben presto la portata dell’influenza che l’arte del celeberrimo Buonarroti ha esercitato sulla riflessione matissiana, sulle sue analisi dei rapporti tra linea e volume, tra le tecniche di pittura, scultura e disegno. 
 
la frègate.jpgNonostante la lotta, continua e senza compromessi, che Matisse ha sempre condotto in nome dell’innovazione e della modernità della sua arte, la tradizione ha avuto un ruolo fondamentale per il suo operare; in particolare, l’artista francese ha sempre visto in Michelangelo un suo antesignano, riconoscendosi soprattutto in quella teoria che vedeva la forma come un qualcosa di già insito nella materia, e l’artista come colui che aveva, come unico compito, quello di farla emergere e liberarla. (a sinistra, La Frègate, 1938)
 
Una materia che diviene espressiva, dunque, non attraverso l’aggiunta di dettagli (che, con le parole dello stesso Matisse, “diminuiscono la purezza delle linee, danneggiano l’intensità emotiva”), bensì attraverso un procedimento di sottrazione del sovrappiù. Un concetto mutuato proprio da Michelangelo, che Matisse riuscì a rielaborare e rendere attraverso uno stile del tutto personale e autonomo. La constatiamo con i nostri occhi, questa sintesi, questa semplificazione plastica che prende vita tanto nelle sculture quanto nei disegni, nei dipinti, nelle celebri e innovative gouaches découpées
 
Un percorso di 180 opere, che si snodano attraverso un allestimento ben curato e ci permettono di ripercorrere l’intero arco della carriera artistica di Henri Matisse: i primi dipinti del rivoluzionario periodo fauve; le opere di Nizza del prolifico primo dopoguerra, quando, andando contro ogni aspettativa di pubblico e critica, mise in atto un cambiamento radicale “tornando studente”, confrontandosi con le sculture di Michelangelo e con la loro essenza (in mostra il bellissimo calco de La Notte, dall’originale del Buonarroti); e poi ancora i disegni, splendidi nella loro Grande_nudo_seduto.jpgscarnificazione progressiva, nella rimozione del dettaglio, in quelle linee continue che delimitano i corpi: “come, parlando di un melone, si muovono le due mani per descriverlo con un gesto, così le due linee che delimitano una forma devono restituirla”. Un’apologia dell’essenzialità della linea, dunque, uno studio costante, mutuato dal suo illustre predecessore, sulla torsione e sul movimento di quei corpi nudi femminili rappresentati nelle bellissime litografie, sull’equilibrio perfetto di quelle linee di forza che animano disegni e pitture.
 
Il fiore all’occhiello della mostra sono le sculture in bronzo, dotate di una plasticità e di un’immediatezza dall’innegabile sapore michelangiolesco: splendide, in particolare, La Serpentina e il Grande nudo seduto (1935, a destra; con i suoi nove anni di lavorazione, indicata dall’artista come la sua opera più importante, quest’ultima è indubbiamente la scultura più rappresentativa dell’influenza di Michelangelo su Matisse). Ciascuna circondata da tre specchi, che ne permettono la visione da una prospettiva del tutto inedita.
 
Si prosegue ancora con le incisioni su linoleum (bellissime quelle per il Pasiphaé di Montherlant), fino ad arrivare alle illustrazioni per la rivista Verve e alle geniali gouaches découpées dell’ultimo periodo. Proprio le gouaches sono il punto di approdo della riflessione matissiana sul rapporto tra la bidimensionalità della pittura e la plasticità dei corpi rappresentati: “ritagliare a vivo nel colore mi ricorda il procedimento diretto della scultura”, diceva, parlando del suo nuovo metodo di lavoro che fondeva pittura e scultura e trascendeva le barriere di categoria, ottenedone un’essenzialità della linea dal forte impatto emozionale.
 
La serie Jazz, inserita in un album aperto per la prima volta in occasione della mostra, è un tripudio di colori, un vero e proprio inno a quella "joie de vivre" che sempre l’artista aveva cercato di trasmettere attraverso le sue opere. Il_circo.jpgI colori creano un’atmosfera che Matisse ha paragonato a quella creata dalla musica (a sinistra Le Cirque, 1947); sono loro a suggerire le forme e a evocare la “comoda poltrona” su cui avrebbe voluto far sedere il suo pubblico per diramare, attraverso i quadri, quella vibrazione vitale che fa della sua  arte “un lenitivo per l’uomo”. 
 
Un punto di vista insolito e suggestivo sull’opera di uno dei più grandi artisti del Novecento; un’occasione da non perdere per ammirare la carica espressiva delle opere matissiane e, perché no, per abbandonarsi a quella temporanea e inusuale joie de vivre che l’artista ha voluto lasciarci.



Tags: Anna Colafiglio, arte contemporanea, Brescia, gouaches découpées, henri Matisse, La notte, Michelangelo Buonarroti, museo santa giulia di brescia, pittura, recensione, scultura,
14 Febbraio 2011

Oggetto recensito:

Matisse, la seduzione di Michelangelo, Museo Santa Giulia, via Musei 81/B, Brescia

Fino a: 12 giugno 2011
Curatrice: Claudia Beltramo Ceppi Zevi
Direzione artistica: Maurizio Bernardelli Curuz (Brescia Musei)
Curiosità: raramente gli eventi di questo tipo si rendono protagonisti di campagne di guerrilla marketing; questa volta è successo, e la campagna (accompagnato dal ridondante slogan “La mostra dell’anno”) ha visto il coinvolgimento di diverse città italiane. Qui un assaggio di quanto è accaduto.
Orari: tutti i giorni dalle 9 alle 20 tranne venerdì e sabato, dalle 9 alle 21
Ingresso: intero 14 euro, ridotto 11 euro
Info: www.matissebrescia.it

giudizio:



6.03
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