A Punta della Dogana, Venezia, la mostra Elogio del Dubbio per la Fondazione Francois Pinault raccoglie i lavori e i nomi più significativi della nostra epoca: appeal commerciale e potenziale scenico vanno a braccetto con il valore specifico delle opere, come in un'antologia riuscita bene
di Mirko Nottoli
Il 'Cuore Sospeso' di Jeff Koons
Una mostra per riconciliarsi con l’arte contemporanea. Quella mainstream. Quella che finalmente sa di internazionalità e non di classico provincialismo italiota (l’ormai mitico padiglione Italia made in Sgarbi è solo lì a due passi). Il luogo, le opere, l’allestimento, tutto concorre alla riuscita dell’operazione.
Primo: il luogo. Punta della Dogana, accuratamente restaurata da Tadao Ando che costruisce un enorme cubo di cemento nel bel mezzo dello storico edificio, mantenendo intatte le antiche strutture e allo stesso tempo rendendo le sale sufficientemente impersonali da poter accogliere le opere d’arte senza sostituirsi ad esse. Siamo di fronte a piazza San Marco con le finestre che guardano da un lato su Canal Grande e dell’altro sul canale della Giudecca focalizzando alla perfezione le chiese di San Giorgio e del Redentore del Palladio che, sullo sfondo, sembrano emergere direttamente dalle acque.
Secondo: le opere. Il meglio dell’arte contemporanea in circolazione. D'accordo, quella che flirta col mercato, quella che insegue il sensazionalismo a oltranza, quella che raggiunge costi da appartamento a Manhattan, ma anche quella che opportunamente allestita sa come toglierti il fiato, sa come stupire e ammaliare ma anche come ironizzare e insinuare, come porre interrogativi e come raggiungere inaspettate vette poetiche. Il cavallo di Cattelan a 4 metri d’altezza, il cuore infiocchettato di Koons, la lunga veste sospesa di David Hammons, l'agghiacciante casa chiusa anni '40 di Edward Kienholz, intitolata Roxys. E a dominare la punta, presenza fissa ormai in permanenza, Boy with frog di Charles Ray (sopra a sinistra). Un acciaio bianco che imita il marmo ma sulle cui superfici i raggi solari riflettono molto di più; con la faccia rivolta verso l’orizzonte, tra l’azzurro del cielo e l’azzurro del mare, la sua visione fa subito dimenticare il fatto che non significhi niente.
Terzo: l’allestimento. Certo, perchè l’arte contemporanea non può prescindere dalla cornice, dalla scenografia entro la quale viene presentata. L’arte contemporanea è già di per sé un’arte scenica, un’arte che per competere con gli altri media cerca a tutti i costi lo spettacolo, la grande comunicazione, il clamore a forza di scandali e provocazioni. Ecco perché deve potersi esprimere in grande, nell'ambiente, tramite installazioni che tendono al gigantismo, tele di ampie superfici, sculture ciclopiche. Se uno spazio non può garantire tutto questo, tanto meglio cambiare mestiere.
Elogio del dubbio è il titolo della mostra, titolo generico, che può voler dire tutto e niente: ma è così, tra il tutto e il niente, che aggirandosi per quelle sale allineate secondo un percorso prestabilito, si perdono i confini tra il dentro e il fuori, tra un quadro appeso e una finestra che inquadra uno scorcio veneziano, tra un antico muro di mattoni che convive a fianco di una moderna parete di cemento; tra lo stupore per una ricostruzione ambientale di Sturtevant (80 anni, Leone d'oro alla carriera all'ultima Biennale) e lo scafo di un transatlantico che solca il mare e che silenzioso vediamo passare attraverso le vetrate, ad una manciata di metri di distanza.
Al di là del titolo, Elogio del dubbio (ma avrebbe potuto intitolarsi anche quaqquaraqquà) rappresenta la vittoria dell'emozione sulla ragione. E' sempre così del resto, l'emozione vince sempre sulla ragione. Se non vi è bastata la rassegna continua a Palazzo Grassi.
Tags: arte contemporanea, Elogio del dubbio, Mirko Nottoli, mostra,
Elogio del Dubbio, Punta della Dogana, Venezia
fino al: 31 dicembre 2011
a cura di: Caroline Bourgeois
Produzione: tutto, opere, sedi e quant’altro, sono di proprietà della fondazione di Monsieur Francois Pinault
Orari: tutti i giorni dalle10 alle 19. Chiuso il martedi'.
Ingresso: 15 euro, 10 ridotto
Info: www.palazzograssi.it
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