Dopo le ultime tragedie in montagna, c'è chi vuole portare sui banchi l'educazione alla sicurezza sulla neve. Dopo l'informatica (senza computer), il patentino per lo scooter e la dieta mediterranea, l'ennesima richiesta fuori luogo per un sistema scolatico stremato
di Giulia Stok
(fonte: FlickrCC jonathanb1989)
Dopo l’ennesima domenica segnata a lutto dalle vittime delle valanghe sulle Alpi, si discute di come frenare l’imprudenza degli sciatori che sempre più spesso mette in pericolo, oltre alla loro vita, anche quella dei soccorritori. La protezione civile propone multe o addirittura il carcere per chi si avventura in montagna nonostante i bollettini meteo avversi, ma il presidente nazionale del soccorso alpino risponde più o meno così: no, le pene non servono a niente, l’unica soluzione è l’educare alla sicurezza, e farlo nella scuola dell’obbligo.
A scuola? Che cosa altro dovranno ancora insegnare i nostro frustratissimi e sottopagati professori? A scolare l’acqua della pasta, a non appoggiare il phon sul bordo della vasca da bagno, a cercare casa senza farsi fregare?
Negli ultimi anni il ministero ha chiesto alla scuola di: insegnare a usare il computer (e fin qui, tutto bene, perché saperlo usare equivale ormai quasi a saper leggere e scrivere), ovviamente, però, senza avere computer a disposizione nelle aule; tenere i corsi per il famoso patentino dello scooter, cioè improvvisare una specie di scuola guida in miniatura; educare (in mezzo a tutti gli scandali sulla qualità delle mense) a una corretta alimentazione mediterranea, creando piccoli orti biologici di classe (!); insegnare un sano rapporto con la tv e col telefonino. Si attendono nel prossimo futuro i corsi di abbigliamento decoroso, altri sulle tecniche corrette di igiene orale e sulle dritte per mollare il fidanzatino in modo indolore.
Alle mancanze della scuola è stata data la colpa del bullismo, del razzismo, dell’obesità, perfino della depressione. Su quelle poche ore passate sui banchi si sono riversate tutte le responsabilità che prima erano della famiglia o di altre istituzioni e che, dopo la loro abdicazione, non si sapeva a chi appioppare.
Senza peraltro fornire agli istituti i materiali adeguati per provare a farlo, senza curare la formazione dei professori, che non sono tuttologi in grado di insegnare qualunque cosa, e tagliando le ore complessive dedicate alla didattica. C’è una spaventosa schizofrenia tra l’idea che la scuola dell’obbligo sia la sola, fondamentale e incontrastata fucina delle nuove generazioni – opinione evidentemente sottesa a questo tipo di dichiarazioni – e l’effettiva importanza che le si dà, in termini di investimenti e di risorse economiche.
Sarà un’idea antiquata, ma a noi pare che tutta questa concentrazione di lezioni pratiche soffochi quello che dovrebbe essere lo scopo principale della scuola: dare gli strumenti per comprendere il mondo, ed essere in grado di fare le proprie scelte in modo consapevole. Anche quando si tratta di decidere se rischiare la pelle per non sprecare la settimana bianca, oppure restare al calduccio nello chalet, magari a leggere. Questi strumenti sono culturali prima di tutto. Invece si sta tornando ai tempi dell’economia domestica, quando le bambine imparavano a fare le torte e i maschietti a piantare i chiodi.
Tags: alimentazione, computer, educazione domestica, Giulia Stok, informatica, insegnanti, neve, patentino, sci, scooter, scuola, sicurezza, soccorso alpino, valanga,
LA PROPOSTA DI EDUCARE ALLA SICUREZZA SULLA NEVE A SCUOLA
Commenti
E naturalmetne tutto questo
E naturalmetne tutto questo ed altro riducendo il numero delle ore di lezione, sennò che gusto c'è...?
pazzesco: riducono (fino a
pazzesco: riducono (fino a eliminarla) la geografia e poi tentano di insegnare il retto comportamento montano... ma se tra un po' non si saprà più dove e cosa sono le montagne!
grazie, era ora che qualcuno
grazie, era ora che qualcuno lo dicesse. un po' mi conforta questo articolo, ma temo solo fino alle 4 di oggi pomeriggio, quando dovrò essere a scuola per incontrare i genitori. ne uscirò massacrata, come sempre.
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