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LIBRI - NARRATIVA

...invece era una tazzina

... di caffè: si chiama così uno dei blog più seguiti tra quelli che parlano di letteratura. E ora la sua titolare Noemi Cuffia inizia anche a scriverli, i libri. Il metodo della bomba atomica sembra un romanzo d'amore. E forse lo è, ma è anche molto altro


di Giuseppe De Marco


Sebbene da oggi le toccherà fare i conti con la nuova etichetta di “scrittrice”, Noemi Cuffia, classe 1980, nella vita fa, principalmente, la blogger. Cioè una di quelle attività di fronte alle quali oggi in Italia ci si sente di solito rispondere: “Ah, no, io intendevo cosa fai per lavoro”. E questo nonostante il suo blog Tazzina-di-caffè, sia considerato uno dei più “influenti” (qualunque cosa possa significare) nel panorama letterario italiano. Perché poi, dio la perdoni, il blog in questione è addirittura un book-blog, cioè a dire un posto dove si parla di libri, letteratura e dintorni.
 

Ora, una che oggi in Italia (dove, come è noto, si naviga poco e si legge ancora meno) scrive di libri su un blog, merita quantomeno un po’ di umana comprensione. E dunque è inutile infierire sul fatto che, triplice affronto, la nostra blogger abbia deciso addirittura di cimentarsi con un’opera tutta sua, con ciò chiudendo il magico cerchio di chi 1) legge, 2) commenta, e 3) scrive libri.

 
cuffiacop.jpgIn ogni caso, se la scelta di scrivere un libro in fondo non stupisce, quasi tutto il resto de Il metodo della bomba atomica stupisce anzichenò. A cominciare dal titolo e dalla copertina, molto accattivanti. E continuando con l’incipit del romanzo, che stupisce però in senso opposto perché terribilmente deludente. Intendiamoci, deludente per chi, spulciando la quarta di copertina, tema di trovarsi di fronte una zuccherosa storia d’amore e si ritrova di fronte proprio una zuccherosa storia d’amore. La storia si apre infatti come una manciata di profumati petali rosa sfregati con insistenza sulla faccia. Del genere: lui, lei, amore eterno sin dall’infanzia.

 
Fermati Noemi!, verrebbe da dire, non rovinare tutto! Non penserai davvero di riuscire a cavartela con un argomento così scivoloso, abusato e logoro come l’amore? Parla d’altro ti prego! Horror, politica, fantascienza. Tutto ma la storia d’amore no! Lei pare capire. E infatti fin dalla primissima scena fa la sua comparsa un misterioso cadavere. Come a dire: ci siete cascati, questo in realtà è un giallo a tinte fosche.

 
E se fosse invece un altro passo falso? Una mossa studiata a tavolino per compensare l’atmosfera leziosa e ruffiana? Pensi scorrendo pagine di prosa ancora soave, delicata e intimista, nelle quali nulla pare scalfire l’amore e la devozione reciproca di Celeste e Leone, i due protagonisti. Appassionata di piante e flower-blogger lei. Fragile, delicata come le piantine da cui cerca conforto. Risoluto e devoto lui, che del prendersi cura della sua ragazza ha fatto un’insolita missione di vita.
 

È solo dopo un po’, quando stai quasi per perdere le speranze, che si comincia ad avvertire un’eco lontana di vaga inquietudine che si fa strada in forme inconsuete. Tra una piantina e una canzone (c’è una playlist che fa da sottofondo agli allenamenti di corsa e, più in generale, alle vicende di Celeste), ti accorgi che il battito cambia ritmo, accelera. E non è solo per seguire il battito, vero, del cuore tachicardico di Celeste, che fa da penetrante metronomo allo sviluppo della storia. È che nella vicenda le ombre si allungano e ci si accorge presto di essere finiti in un tranello.
 

Il tappeto di rose sapientemente disteso dall’autrice è in realtà irto di spine, fastidiose e talvolta molto dolorose. Il tono suadente nasconde in sottofondo acque molto agitate. In breve, ti accorgi che quella che sembrava una semplice storia d’amore è in realtà un romanzo sull’Amore. O forse, ancora meglio, sulla ricerca dell’amore. Che poi è un altro modo di dire: sulla vita.
 

Ma insomma tutta un’altra storia. Perché l’amore, da che mondo è mondo, è rose e fiori solo se visto da lontano. Preso di petto si rivela in realtà contorto, ambiguo, evanescente. Consolatorio e appagante a tratti, ma capace di rendersi affilato come un vetro rotto e doloroso come un pugno nello stomaco. Ecco, nel libro c’è un po’ di tutto questo, vetri e pugni compresi. Però trattato con mano leggera, empatica e compassionevole. Un’alchimia ambiziosa e, nel complesso, riuscita.



Tags: blog, Giuseppe De Marco, Il metodo della bomba atomica, Liberaria, Noemi Cuffia, recensione, tazzina di caffè,
27 Giugno 2013

Oggetto recensito:

Noemi Cuffia, Il metodo della bomba atomica, Liberaria 2013, pag. 151, euro 15

giudizio:



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