L'autore di Soldati di Salamina ricostruisce minuziosamente il tentativo fallito di Antonio Tejero, il generale che, quasi trent'anni fa, prese in ostaggio la Camera dei deputati madrilena in diretta televisiva. Anatomia di un istante è un'opera monumentale, che deve molto alla doppia anima - giornalista e scrittore - di Javier
di Giampaolo Simi
Siamo onesti: a quanti di noi il nome di Antonio Tejero ricorda ancora qualcosa? Sono infatti passati quasi trent'anni da quando, nel tardo pomeriggio del 23 febbraio 1981, questo oscuro tenente colonnello della Guardia Civil fece il suo ingresso nella Camera dei Deputati di Madrid. Divisa grigio scuro, tricorno nero, baffi impeccabili e pistola spianata. Salì verso il banco della presidenza, urlò "tutti a terra" e poi sparò. In aria, ma sparò.
Per la prima volta delle telecamere riprendevano in diretta la nascita di un golpe.
Fino a quel momento avevamo visto tutt'al più gli effetti dei golpe. E neanche tanto spesso. Avevamo visto, per esempio, il fumo sulla residenza di Salvador Allende e lo stadio di Santiago del Cile stracolmo di prigionieri. Ma pochissimi anni dopo, i militari argentini avevano già appreso al meglio la lezione: quello che non si può mostrare ha un impatto vicino allo zero. Così uccisero trentamila persone facendole sparire, e senza che il mondo vedesse una sola goccia di sangue. Subito dopo approfittarono del Mundial 1978 per dotare l'Argentina di un sistema televisivo sotto il loro controllo (il non compianto ammiraglio Massera era iscritto alla P2 assieme a Silvio Berlusconi).
Invece Tejero lo vedemmo tutti, perché la tv spagnola stava riprendendo la seduta: si votava la fiducia al nuovo governo di Calvo Sotelo. L'audio è confuso, i colori scialbi, i contorni delle figure tremolanti, ma la scena clou è stata di diritto consegnata dalle telecamere alla memoria del mondo di Youtube.
Lo scrittore e giornalista Javier Cercas la analizza oggi, fotogramma per fotogramma, trent'anni dopo, nel suo Anatomia di un istante. E alla descrizione minuziosa di un emiciclo di parlamentarti spaventati e attoniti, Cerca intreccia la storia convulsa di quelli che potevano diventare gli ultimi mesi della giovane democrazia spagnola.
Il terrorismo dell'Eta che insanguina le strade. La recessione economica. Un esercito ancora tutto, visceralmente, franchista. Partiti politici impantanati in estenuanti guerre di posizione. Un Presidente del Consiglio sul viale del tramonto. Un re giovane e inesperto come garante della transizione democratica. Se ci aggiungete un campionato del mondo in arrivo nel 1982, lo scenario tipico di un golpe è pressoché completo.
Cercas oggi può raccontarci anche che di golpe se ne stava tramando più d'uno, e che in effetti fu proprio il complicato, imprevisto sovrapporsi di queste trame a sbaragliare il tentativo di Tejero. Furono poi gli occhi del mondo su quel militare non più giovanissimo, impettito ma privo di autorevolezza, che spara e spintona goffamente un anziano deputato, a convincere la destra più moderata e il re stesso che quello non era più il golpe "morbido" che avrebbero potuto avallare, che per ripristinare l'ordine indietro non si poteva tornare, non in quella maniera.
Il libro di Cercas fa capire anche bene come i golpe falliti (e noi in Italia, conosciamo discretamente l'articolo) siano più inquietanti di quelli riusciti.
Perché è ovvio che, se un golpe va storto, è perché qualcuno si sfila via all'ultimo minuto, ritira la posta e fa saltare il banco. Forse perché cambia idea, forse perché ha solo speculato sulla possibilità di un golpe. In ogni caso, non ci terrà davvero a farlo sapere.
Ma se in quelle immagini la figura di Tejero può apparirci assai improbabile, per tutta la notte del 23 febbraio la democrazia spagnola camminò sull'orlo del baratro. I parlamentari erano sotto sequestro, le divisioni del generale Milans controllavano Valencia mentre a Madrid la divisione Brunete, élite dell'esercito, aspettava un segnale per uscire dalla caserma.
Il segnale non arrivò. Anzi, re Juan Carlos comparve in tv nel cuore della notte per dire che qualsiasi golpe contro la democrazia sarebbe stato un golpe anche contro la monarchia. E se i militari avrebbero ben volentieri abbattuto la prima, avevano però giurato fedeltà alla seconda. Fu la svolta, anche se il golpe si potrà dire completamente fallito solo all'alba.
Cosa rende Anatomia di un istante un'opera monumentale? È la capacità di Cercas di essere, pagina per pagina, giornalista e scrittore. Contemporaneamente. E non giornalista o scrittore, a seconda che si tratti di invocare licenze di pathos o di rinvigorire le debolezze del proprio racconto con il timbro della "storia vera".
Del giornalista, Cercas possiede il Dna e quindi il riflesso condizionato, naturale, di discriminare ciò che ha visto da ciò che gli hanno riportato, ciò che ha letto su atti e documenti dai rumours e dagli episodi mai verificati.
Dello scrittore invece ha il tocco superbo, in 3D, sui personaggi.
Tre sono le figure di cui Anatomia di un istante ci consegna ritratti romanzeschi nel senso nobile del termine. Sono tre uomini diversissimi. Sono gli unici tre che agli spari di Tejero non si rintanano sotto gli scranni.
Adolfo Suarez è il franchista che guida il passaggio verso la democrazia, la vecchia volpe, il gagà popolano talmente innamorato del proprio protagonismo da convertirsi sinceramente alla democrazia.
Manuel Gutierrez Mellado è l'anziano generale tutto d'un pezzo che fronteggia Tejero e i suoi come dei volgari insubordinati.
Santiago Carrillo è il vecchio santone comunista cacciato per quarant'anni in esilio dai fucili franchisti (quindi anche di Mellado) e appena sdoganato (da Suarez).
A nessuno di loro apparterrà il futuro che stanno per strappare dalle grinfie del passato più tetro. Tutti e tre traditori e leali al tempo stesso, tutti e tre si presentano a schiena dritta all'appuntamento che conta con la Storia. Tutti e tre capaci, in quelle lunghe diciassette ore, di guidare la Spagna democratica fino al termine della notte.
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Javier Cercas, Anatomia di un istante, Guanda 2010, p. 462, euro 18.50
L'autore: Javier Cercas, docente universitario e giornalista di El Pais, premiato in Italia con il Grinzane Cavour 2003 per il suo Soldati di Salamina
Perché leggerlo/1? Perché di scrittori-giornalisti è piena l'Italia, ma in omaggio a una malintesa cultura dell'inchiesta in prima persona i libri che che ne scaturiscono ibridano con disinvoltura tutta transgenica memoria, invenzione, documenti, opinioni
Non siamo ancora convinti. Perché leggerlo/2? Perché è sontuosamente tradotto da Pino Cacucci
Commenti
Il libro è interessante,
Il libro è interessante, ricorda Perec nelle intenzioni ed Hemingway nella resa. Soprattutto è da leggere perchè ricostruisce come il golpe fu "smontato".
Dalla recensione non si capisce ma il golpe non fu ripreso in diretta televisiva, le immagini ci sono ma furono trasmesse solo dopo 18 ore. La diretta fu radiofonica molto breve e molto drammatica.
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