Shutter Island è un thriller visionario in cui domina il sogno, l'allucinazione, il sovrannaturale. Piacerà ai fan di Twin Peaks, ma ha qualche elemento fuori posto: per esempio, la faccia da eterno bambino del protagonista
di Andrea B. Previtera
L'universo parallelo degli spot televisivi ci mette spesso di fronte a intenditori di whisky e casalinghe bendate intenti ad assaggiare, tastare morbidezze, constatare macchie - e poi stupirsi di fronte al risultato. In questo caso avrei detto: “gusto surreale... colori onirici... dialoghi senza fine... ma è David Lynch!”, e l'omino di turno avrebbe sorriso bonario rivelandomi l'etichetta: “E invece no, è Martin Scorsese”.
Shutter Island è una pellicola che, per rimanere in tema, percorre due sentieri al prezzo di uno: quello del thriller poliziesco ambientato negli anni ’50 – territorio plausibilmente scorsesesco – e quello di una storia visionaria e neanche troppo vagamente sovrannaturale. Sentieri che si incrociano, si sovrappongono, si disciolgono l'uno nell'altro con una certa armonia, ma non mancano di far imbattere lo spettatore in qualche sgradevole stonatura tecnica e non.
Leonardo Di Caprio è Teddy Daniels, ispettore federale in visita con il collega Chuck Aule (Mark Ruffalo) ad un penitenziario per criminali psichiatrici situato su di un'isola in mezzo all'oceano: la solita presunta inevadibilità è stata violata da una paziente letteralmente svanita nel nulla. Seguiranno indagini, ambiguità, allucinazioni, incubi, e il disvelarsi graduale di sfoglie di verità e passato via via sempre più inconciliabili.
Se fate parte dell'ampia schiera dei nostalgici di quel capolavoro televisivo che fu il Twin Peaks di - per l'appunto - David Lynch, non rimarrete delusi. Se siete alla ricerca di una tensione vibrante che vi faccia artigliare una poltroncina per due ore e diciotto minuti, non rimarrete delusi. Se invece siete degli stizzosi recensori cinematografici dall'occhio malevolo, vi scontrerete con alcune asperità. Innanzitutto le conseguenze dell'amore (tanto per inserire un po' di pubblicità occulta al cinema nostrano) di Scorsese per il pupillo di turno: in questo caso, e da qualche anno a questa parte, un Di Caprio che in certi personaggi appare ancora pigiato a forza. Lungo i corridoi tenebrosi e gli speroni di roccia di Shutter Island ha il passo del veterano di guerra vissuto e tormentato, dell'uomo di vita consunto, ma continua riempire suo malgrado lo schermo con un faccione ed una vocetta da eterno bambino che stridono ad ogni inquadratura.
Poi, un eccesso di proeizioni oniriche e visionaglia varia al quale si può concedere una conciliazione solo in prossimità dei titoli di coda – a spettatore già stanco e confuso. Ed ancora, non senza un certo stupore considerata la firma in calce alla pellicola, un montaggio che colpirà forse anche i non addetti: singhiozzante, anticlimatico, frettoloso.
Difficile maturare un giudizio complessivo per una produzione che è, tutto sommato, una sorta di “prima” per un regista solitamente dedito ad altre atmosfere e strutture narrative. Un film che, soprattutto, richiederebbe dopo l'accensione delle luci in sala una seconda visione. Un discreto thriller psico-poliziesco. Un buon semihorror para-psicologico. Due fustini senza volto al prezzo di uno di marca - per una volta ed una volta sola, si può anche cedere alla tentazione dell'omino sorridente: a valere le incertezze dello scambio, a nostro avviso basterà il finale.
Tags: Andrea B. Previtera, david lynch, leonardo di caprio, martin scorsese, shutter island, surreale, thriller, twin peaks, visionario,
Shutter Island, di Martin Scorsese, Usa, 138 M.
Commenti
Egregi signori - che film
Egregi signori - che film avete visto? La mia opinione è diversa [se vi va, leggete la mia recensione]. Ma, a dirla tutta, il tono da salotto radical chic mi è insopportabile.
Ciao Anonimo, dove si può
Ciao Anonimo, dove si può leggere la tua recensione?
La recensione mi è sembrata
La recensione mi è sembrata estremamente magnanima. Il film, credo io, non sta in piedi: le allucinazioni spesso "sfondano" nella realtà e viceversa solo per ingannare furbescamente lo spettatore, i flashback sono banalmente ripetitivi, la scena alla sommità del faro è assurda (ma che cacchio ci fanno lassù?) e Di Caprio é il solito monoblocco al quale neppure una barbetta di tre giorni (sempre uguale sebbene non abbia mai il tempo di radersi, ma come fa?) riesce a dare un'espressione, di questo passo finirà per fare coppia comica con Nicholas Cage. L'ho visto in lingua originale, suppongo che doppiato potrà solo peggiorare.
Assolutamente sì: niente a
Assolutamente sì: niente a che vedere con gli equilibri e le sfumature di Lynch. E' difatti uno Scorsese che "ci prova", che abbandona il titolo di maestro e si fa allievo, con risultati per l'appunto dignitosi. Tutto sommato abbiamo concordato anche su un sole singolo a splendere nei cieli di Shutter Island - direi che anche l'ultimo dubbio di divergenza, quello sulla recitazione di Leonardo Di Caprio, cadrà: la sua scarsa credibilità è soprattutto visiva, la lingua originale difficilmente ne farà un rude quarantenne segnato.
A mio parere gli incubi e
A mio parere gli incubi e l'unheimliche lynchani hanno poco a che vedere con questo film. Sostengo questo proprio perchè il recensore scrive "Poi, un eccesso di proiezioni oniriche e visionaglia varia al quale si può concedere una conciliazione solo in prossimità dei titoli di coda – a spettatore già stanco e confuso".A mio parere niente a che vedere con l'equilibrio onirico che sa raggiungere David Lynch, dove forse lo spettatore si può trovare allo stesso modo confuso, ma in una confusione viscerale. Il meccanismo della tensione In Shutter Island si costruisce, piuttosto, con un meccanismo da thriller molto più classico e lineare. Per quanto riguarda la performance di DiCaprio sono parzialmente d'accordo, anche se devo aspettare di vedere il film in lingua originale. Dunque non il miglior Scorsese, ma uno Scorsese dignitosissimo. Bisogna decidere se accontentarsi oppure no...
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