Un professore (Russell Crowe) cerca di far uscire di prigione la moglie, arrestata con l'accusa di omicidio. Il regista premio oscar per Crash torna con The Next three days, remake del francese Pour Elle e variante sentimentale sul tema dell'escape movie. Una corsa che inizia in sordina per poi decollare verso il finale
di Marco D'Egidio
Inizia come uno di quei legal thriller che hanno affastellato il panorama cinematografico a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Una donna finisce in prigione con l’accusa di omicidio e il marito, un pacioso insegnante di lettere che non può arrendersi anche per suo figlio, sembra destinato a inventarsi detective per dimostrarne l’innocenza. Gli ingredienti di una trama non troppo originale, ma se ben architettata sempre in grado di appassionare, ci sono tutti. Tuttavia l’apparenza inganna: The next three days, l’ultimo film di Paul Haggis (già
Le vicende dell'eroe prima che si ritirasse nella foresta di Sherwood: grandi battaglie, magnifici paesaggi e la sapiente regia di Ridley Scott. Ma l'ennesima pellicola sul mitico arciere si salva solo grazie a Russell Crowe
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Sì, perché pare inevitabile, andando a vedere l’ultimo film di Ridley Scott, cominciare ad armeggiare con le dita per ricordare quanti Robin Hood ci siamo già gargarizzati soltanto al cinema. E con la precisa, sconfortante certezza, di venire anche in questo caso puntualmente sconfitti, come per i sette nani o i sette vizi capitali o innumeri altri elenchi di maledetti sette. Dunque, procedendo a ritroso (e barando un poco, mediante posteriori sbirciatine ai testi): R. H: un uomo in calzamaglia, di Mel Brooks (1993), parodia del precedente, con citazioni da I