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FILM

Un roadmovie alla ricerca di se stessi. Come il suo personaggio, la rockstar decaduta Cheyenne (Sean Penn), anche il regista napoletano varca l'oceano per la sua prima pellicola internazionale. This Must be the place è un incontro riuscito fra il suo visionarismo d'autore e le esigenze da grande produzione


di Marinella Doriguzzi Bozzo

La vita come un breve intervallo, trascorsa tra l’enunciazione di quello che si farà in futuro e la quasi subitanea constatazione che “ormai è andata così". In questa concezione astratta della realtà si imbozzoliscono i giorni sempre uguali di Cheyenne, attempata rockstar che non vuole crescere, autisticamente ibernata da un trucco che lo maschera e lo sottrae ad un passato lontano, più sconfessato che rimosso. Nel contempo, quel trucco lo protegge dalla paura di vivere, rassicurandolo con la noia depressiva di abitudini, presenze e ambienti
17 Ottobre 2011

WEEKEND - CINEMA

Solo un anno fa, entusiasmati da Gomorra e dal Divo, tutti gridavano al miracolo: "E' risorto!". E ora? E' di nuovo crisi. E non ci salveranno né i cinepanettoni né i soldi pubblici


di Alberto Barbera

No. Non se ne può più, davvero. Dell’altalena di ottimismo e pessimismo che circola nei discorsi sul cinema italiano da vent’anni a questa parte, dico. Il cinema è morto. No, è solo svenuto. Macché, è tornato grande, non appena un paio di registi azzeccano un film nello stesso momento (Garrone e Sorrentino, solo un anno fa). Oppure quando l’affluenza del pubblico fa lievitare i numeri della percentuale riservata al prodotto nostrano, in sale peraltro sempre meno frequentate o, comunque, visitate ormai solo nelle grandi occasioni. E&rs
05 Dicembre 2009