di Alessandra Spalletta e Giulia Ziggiotti
Sun Yafang, Yan Lang, Wu Yi
Tra dieci anni un cinese su cinque non riuscirà a trovare moglie. Qualche settimana fa è stata la copertina dell’Economist a rinfocolare un allarme pregresso: “Genocidio di genere: che fine hanno fatto 100 milioni di neonate?”, intitolava la copertina della rivista anglosassone. Antichi pregiudizi, fertilità in declino e nuove tecnologie per conoscere il sesso del feto starebbero alla base della sproporzione numerica di genere che si riscontra in diversi paesi asiatici (Cina e India in testa). I dati forniti dall’Accademia di Scienze Sociali - uno dei principali think tank governativi di Pechino (CASS) - parlano chiaro: continuando sul trend attuale (che per la generazione nata tra il 2000 e il 2004 si attesta a 124 maschi per 100 femmine), il divario sessuale tra la popolazione di età inferiore ai 19 anni nel 2020 oscillerà tra i 30 e i 40 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Nonostante la realtà di oggi e le proiezioni future sembrino penalizzare la popolazione femminile cinese, le donne in Cina sono protagoniste di una scalata ai vertici delle leve del potere. E non è solo una questione di quote rosa.
Il 20% delle donne cinesi è attiva nel mondo del business (a fronte del 48,6% negli Usa, del 30% in Europa e del 25% in Giappone): lo rivela un’indagine sulle imprese a cura della World Bank realizzata tra il 2003 e il 2009. A riconoscimento del contributo femminile al progresso dell’economia mondiale, il prossimo Global Summit of Women (Gsw) si terrà proprio a Pechino dal 20 al 22 maggio. Irene Natividat – fondatrice e presidente dell’organizzazione non governativa fondata a Washington nel 1995 – ha spiegato al China Daily che era opportuno scegliere il Paese di Mezzo come sede dei lavori, ai quali parteciperanno oltre 1000 donne da tutto il mondo, perché il 21° secolo vedrà l’Asia e la Cina ricoprire un ruolo chiave negli equilibri economici internazionali. “Le donne cinesi, nell’arco di una sola decade, si sono lanciate nel mondo dell’impresa di medie e grandi dimensioni”. E oggi le conseguenze sembrano essere sotto gli occhi di tutti. Le patinate Yang Lan e Huang Hun, rispettivamente amministratore delegato di Sun Television e China Interactive Media, hanno già confermato la partecipazione all’evento.
Ma non è solo la signora Natividat ad aver percepito la rilevanza della tendenza attuale, che vede la donna moderna ricoprire posizioni apicali nell’impresa e un ruolo di leadership che, fino a qualche decennio fa, era esclusivo appannaggio del sesso maschile. Per l’8 marzo numerose testate cinesi hanno dedicato inserti speciali all’affermazione del potere femminile. Tra queste, il Zhongguo Qiyejia (Imprenditori Cinesi) che ha destinato la propria cover story al 2010 Niandu Shangjie Mulan - un sondaggio a cui partecipano istituzioni accademiche, industria, mass media e celebrità,volto a stilare la classifica delle 30 imprenditrici cinesi che incarnano l’archetipo dell’eroina nazionale Fa Mulan (forse nota al pubblico occidentale grazie al cartoon della Disney). Sono Dong Mingzhu, Wu Yajiun e Sun Yafang ad essersi aggiudicate il podio nella competizione. Vediamo chi sono.
Dong Mingzhu è direttore generale di Green Electric Appliances, un’azienda fondata nel 1991 a Zhuhai, leader mondiale nella produzione di condizionatori, con un fatturato che, incurante della crisi, ha sfiorato l’anno scorso i 50 milioni di euro. A lei va il merito del recente accordo di collaborazione siglato dall’azienda cinese con la giapponese Daikin. Ha dichiarato: “Probabilmente lavorerò ancora qualche anno e poi me ne andrò in pensione. La responsabilità che devo all’azienda è indirizzarla verso uno sviluppo costante. La collaborazione con Daikin non si limita alla produzione di condizionatori, né alla condivisione del mercato, ma prevede lo sviluppo congiunto nel settore tecnico. Questo è il fulcro della nostra cooperazione, che apporterà valore alla nostra azienda”.
Wu Yajun è invece presidente di Longfor Properties, una compagnia immobiliare rinomata per l’alta qualità e l’attenzione ai dettagli, fondata nel 1994 a Chongqing e progressivamente diffusasi in molte altre città. Sotto la sua guida, il 19 novembre 2009 l’azienda ha debuttato sui listini della borsa di Hong Kong. Ha raccontato alla rivista cinese che “i valori cardine dell’azienda sono stati la capacità di raccogliere nuove sfide, l’attenzione alle risorse umane e lo sviluppo imprenditoriale”.
Infine, Sun Yafang da dieci anni è direttore di Huawei Technologies, una compagnia produttrice di dispositivi e apparati di telecomunicazione fondata nel 1988 da Ren Zhengfei. Nel bel mezzo della bufera economica dello scorso anno, sotto lo sguardo attento del tycoon e dei due CEO Sun Yafang e Wo Dafeng, i profitti dell’azienda per le vendite al dettaglio hanno raggiunto i 300 milioni di dollari e gli obiettivi per il 2010 puntano ad un’ulteriore crescita, con ricavi per 360 miliardi di dollari.
E le donne cinesi non si accontentano di conquistare il mondo dell’impresa ma estendono la loro rete d’influenza dal web all’editoria, fino a toccare le più alte sfere governative. Peggy Yu, Hong Huang, Xue Hue e Wu Yi sono solo alcune delle businesswomen citate da Katia Gruppioni nel suo articolo “Tacchi e cervello a spillo” pubblicato sul sito di AGIChina24. Peggy Yu – sichuanese, laureata in letteratura inglese, un master in finanza aziendale a New York grazie a una borsa di studio americana – è la co-fondatrice di Dangdang, il più grosso sito online per la vendita di libri, dischi, cd musicali e dvd cinese. Hong Huang, descritta dai più come una donna scandalosa, è l’editrice di iLook, di TimeOut e di Seventeen; è inoltre una blogger popolarissima, l’ex moglie del famoso regista Chen Kaige e la rampolla di una famiglia dell’alta diplomazia tradizionalista del Dragone.
Restando nel settore dei media troviamo ancora Xue Hue: conduttrice di un celebre talkshow per sole donne in Cina, un appuntamento radiofonico che ogni sera raccoglieva le voci delle ascoltatrici, con un pubblico composito che andava dalle mogli dei dirigenti di partito alle contadine che scrivevano dalle province remote. I racconti di sofferenze e di ingiustizie, di matrimoni forzati, violenze sessuali, povertà, depressioni, prevaricazioni sono stati poi raccolti da Xue nel libro Good Women of China, ritenuto ormai il manifesto letterario della rivoluzione in atto verso la libertà femminile. Ma in cima alla vetta della notorietà è seduta sicuramente la lady di ferro Wu Yi: Ministro per il Commercio Estero e per la Cooperazione Economica, Ministro della Salute (durante il duro periodo della SARS) ed anche uno dei quattro vice Premier fino al 2008, proclamata due anni fa dalla rivista americana Forbes la seconda donna più potente del mondo dopo Angela Merkel.
“Sopportano il peso di difficili oneri lavorativi ma sono al contempo energiche e solari, impongono le regole del gioco senza risultare autoritarie, stimolano lo staff e tessono le relazioni sociali all’interno del gruppo di lavoro, possiedono spiccate doti di comunicazione, meticolosità e lungimiranza” queste le qualità per cui sono apprezzate le tre lady dell’industria intervistate da Zhonguo Qiyejia, che presentano caratteristiche in comune con le altre che spiccano in diversi settori. Si potrebbe dire in sintesi che le donne possiedono un’innata capacità di conciliare gentilezza e rigore, di usare appropriatamente il bastone e la carota. A confronto, il sesso forte vacilla?
(Ha collaborato Sonia Montrella)
In collaborazione con www.agichina24.it
Tags: Alessandra Spalletta, cina, donne, economia, emancipazione femminile, Giulia Ziggiotti, potere,
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