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OPERA

Tutto il Don Giovanni minuto per minuto

Una cronaca dettagliata della prima al Teatro Comunale di Bologna: vi raccontiamo l'opera mozartiana diretta dal regista Pier Luigi Pizzi e dal maestro Tamàs Pàl, dall'ouverture agli applausi (e le proteste) di chiusura


di Giovanni Desideri


Don_Giovanni_ph_RCasaluci.jpgSpettacolo di voci straordinarie, di colori e di agilità dei cantanti-attori. Direzione d’orchestra “seduta”. Non riusciamo ad essere più sintetici di così a proposito del Don Giovanni di Mozart in scena al Teatro Comunale di Bologna, con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi. Tre enormi specchi in scena, a moltiplicare la dimensione psicologica generata dalle tinte delle luci, e amplificare in qualche modo i comportamenti dei personaggi. Per il resto, la scena allestita da Pizzi è minimalista, funzionale, animata dai bei colori degli arredi e di “abiti d’epoca usati come fossero del nostro tempo”, come afferma egli stesso.
 
Inizia lo spettacolo. L’ouverture ci parla sin dalle prime note di una direzione (Tamàs Pàl) meno frizzante di cantanti e regista. Leporello (Andrea Concetti) veste il suo padrone don Giovanni (il baritono panamense-americano Nmon Ford) in un clima fedele al sottotitolo dell’opera, “dramma giocoso”: una nota di regia costantemente mantenuta tra i due personaggi e che garantisce solidi binari alla riuscita dello spettacolo, sia per l’ormai riconosciuto talento di Andrea Concetti che per l’abilità del più giovane Ford. La donna Elvira di Carmela Remigio completa la solidità delle voci principali, prima dell’avvento in scena di Zerlina e Masetto. Ford e ancor più Concetti mostrano grande presenza scenica. Corrono, rotolano, saltano: non per prove ginniche fini a se stesse, ma quando la scena si fa più animata. Ne viene un’impressione di vivacità giovanile, di vissuto reale.
 
Meno controllate le voci della Marková e di Gatell (per esempio nel duetto, non perfettamente a tempo, che segue l’uccisione del padre di donna Anna per mano di don Giovanni, famosa scena iniziale, dopo l’aria di Leporello Notte e giorno faticar). Le donne reagiscono furiosamente alla seduzione tentata o consumata da don Giovanni. Così donna Elvira, una Carmela Remigio ormai naturaliter nei ruoli mozartiani. Splendide le sue arie Ah chi mi dice mai con cui entra la prima volta in scena e Mi tradì quell’alma ingrata prima del finale. Ma mentre donna Anna cercherà sdegnosamente vendetta per quei delitti iniziali, lo stesso arcigno proposito in donna Elvira è come il terreno al mattino: umido di rugiada, per la speranza che l’uomo cambi atteggiamento. Finirà ingannata anche da Leporello nei panni del suo padrone.
 
La fama di seduttore precede don Giovanni, che invece nel corso dell’opera colleziona una serie di insuccessi, con le due donne, e poi con Zerlina, che egli tenta di sedurre il giorno stesso delle sue nozze con Masetto. Ford supera la prova dell’aria cosiddetta “dello champagne”, Fin ch’han dal vino. Giovanile freschezza nelle scene dal matrimonio, con i cantanti del coro del Comunale diretto dal maestro Lorenzo Fratini. La Bisceglie mostra un bellissimo timbro di voce e offre un personaggio candido e malizioso come richiesto (le due arie Batti batti oh bel Masetto e Vedrai carino). I “cacciatori” di don Giovanni sono ormai cinque (le due donne, don Ottavio compagno di donna Anna, Masetto e Zerlina). Sta per farne le spese Leporello negli abiti del suo padrone (aria Ah pietà signori miei, nuova brillante prova di Concetti, dopo quella in apertura e una sontuosa “aria del catalogo”).
 
Don_Giovanni_ph_RCasaluci16.jpgLa grande tensione del finale dell’opera, con la cena di don Giovanni e la statua del commendatore che lo raggiunge per portarlo “tra fumo e foco”, cioè all’inferno, è risolta di nuovo, come più volte nel corso dello spettacolo, grazie al “sottopalco” creato da Pizzi, da cui spuntano diavoli a ghermire don Giovanni. 
 
Chiuso il sipario, applausi al cast e circoscritte contestazioni: al direttore Tamás Pál, poco comprensibili a Pier Luigi Pizzi e del tutto immotivate a Carmela Remigio. Sulla facciata del Comunale di Bologna uno striscione: “Un popolo senza teatro è un popolo morto”. Prima dell’inizio dello spettacolo uno speaker ha dato conferma dei tagli al Fondo Unico dello Spettacolo a danno delle fondazioni lirico-sinfoniche, prima di leggere l’art. 9 della Costituzione.



Tags: Carmela Remigio, Don Giovanni, Giovanni Desideri, melodramma, opera, Pier Luigi Pizzi, recensione, Teatro Comunale di Bologna, Wolfang Amadeus Mozart,
03 Marzo 2011

Oggetto recensito:

Don Giovanni, di W. A. Mozart, regia di Pier Luigi Pizzi

Cast: Nmon Ford (Don Giovanni), Andrea Concetti (Leporello), Carmela Remigio (donna Elvira), Zuzana Marková (donna Anna), Juan Francisco Gatell (don Ottavio), Christian Faravelli (commendatore), William Corrò (Masetto), Manuela Bisceglie (Zerlina).
Visto il: 1 marzo 2011. Lo spettacolo era già stato allestito a Macerata nel 2009 e ad Ancona nel 2010: qui presenta alcune variazioni a partire da orchestra e direzione.
Repliche: il 4, 6, 9 e 13 marzo. Il 2, 8 e 11 marzo con un cast diverso

giudizio:



7.944003
Media: 7.9 (15 voti)

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