Ferruccio Spinetti e Petra Magoni tornano con Complici, il sesto disco per la band composta solo da contrabbasso e voce. Se inizialmente aveva incuriosito, oggi la formula del duo comincia a mostrare un po' la corda e il loro minimalismo diventa maniera
di Marco Buttafuoco
Era difficile prevedere una vita così lunga per un duo tanto insolito nel panorama della musica pop italiana. Quando nel 2003 uscì il primo disco la scelta di far duettare voce e contrabbasso pareva davvero azzardata, ma il successo di critica e di pubblico diede ragione alla vocalist pisana e al contrabbassista casertano. Ogni loro data infatti registra il tutto esaurito, anche fuori dall'Italia.
Il duo cerca di non fossilizzarsi su proposte standardizzate: uno dei loro dischi precedenti, il live Quam Dilecta era ad esempio dedicato alla musica religiosa di varie epoche, colta e popolare. Questo Complici è basato quasi tutto su originali composti da vari autori italiani. Un’altra sfida per musicisti che sulle cover avevano costruito gran parte della loro fortuna. Onore al merito, quindi. Poste le premesse però è necessario anche evidenziare i limiti che la proposta di Musica Nuda porta con sé. Limiti che dal disco di cui stiamo parlando emergono abbastanza chiaramente.
Il fatto è che più si va avanti con l’ ascolto e più si ha l’impressione del già sentito, del ripetuto. Paradossalmente si potrebbe dire che Complici somiglia troppo a Quam Dilecta. Le proposte di Musica Nuda tendono infatti, nonostante gli sforzi e la buona volontà a cristallizzarsi, o meglio, a diluirsi in un atmosfera di pop music patinata e stilisticamente impeccabile, ma priva di sorprese, di profondità emotiva. Facendo un paragone extramusicale, è come con i vini "barricati": oggi sulle tavole di tutto il mondo si servono vini affinati in botti particolari, le barriques, che garantiscono raffinatezza e grande piacevolezza al prodotto, ma fanno anche sì che i vini, al di là delle specificità che nascono dal territorio, siano un po’ tutti uguali fra loro, adatti a piacere ad un pubblico vasto ma impersonali.
Anche il vostro cronista, dopo aver ascoltato a lungo questo Complici ha avuto l’impressione che una buona dozzina dei pezzi ascoltati manchino di appeal personale. Atmosfere emotivamente tiepide, colori troppo tenui e nonostante la forza del basso di Spinetti. La Magoni da parte sua rivendica il carattere minimalistico della proposta, ma purtroppo il limite fra minimalismo e manierismo qui è molto sottile e il duo spesso lo attraversa.
Di difficilmente dimenticabile, in positivo, c’ è la stralunata lettura di una vecchia canzone francese Mirza, storia surreale di un tizio alla ricerca disperata del suo cane. In negativo, una poco utile versione dell’ Aria sulla quarta corda di Bach, con tanto di improvvido testo inglese (dovuto ad Al Jarreau). Una lettura molto fragile, che fa rimpiangere quella celeberrima degli Swingle Singers o quella lunare di Bobby Mc Ferrin e YoYo Ma. Gustoso, ma niente di più, il siparietto cabarettistico (Professionalità) nel quale Spinetti si cimenta anche, timidamente come cantante. Chi ha grande rispetto le qualità musicali di Musica Nuda si meriterebbe molto di più che banalità raffinate come queste.
Tags: Bobby Mc Ferrin, Complici, contrabbasso, johann sebastian bach, Marco Buttafuoco, Mirza, Musica Nuda, Professionalità, Quam dilecta, voce,
MUSICA NUDA, COMPLICI, EMI 2011
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