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MUSICA JAZZ

Il jazz dei caffè parigini

Lei è italiana, di Milano; canta la musica (afro)americana per eccellenza ma la adatta alle atmosfere della Francia ottocentesca e ai protagonisti della sua grande poesia. La Belle vie di Simona Severini è un progetto delicato e svincolato da tutte le convenzioni di genere


di Marco Buttafuoco


E’ un disco di jazz davvero insolito, questo La belle vie, soprattutto per il repertorio proposto. Quasi completamente basato su canzoni francesi dell’800, composte per la maggior parte da Gabriel Faurè. Musica da salotto, languida ed evocativa, che utilizza i versi di grandi poeti come Victor Hugo. Simona Severini, giovane vocalist milanese, deve questa scelta ad un consiglio di Giorgio Gaslini, suo scopritore e mentore.
 
Il grande pianista e compositore, nonché teorico della musica totale, è, infatti, da sempre innamorato di Faurè, che ritiene la fonte principale dei grandi chansonniers francesi del secolo scorso, Charles Trenet in primis.
 
La Severini sembra perfettamente a suo agio in questi territori  insoliti per una cantante di jazz. La sua voce riesce a dare a queste vecchie canzoni una leggerezza e una luminosità che fanno pensare (il paragone è forse storicamente improprio, ma molto suggestivo) alla pittura impressionista. Brani immersi in un’atmosfera trasparente e allo stesso tempo attraversata da una sensualità leggera e raffinatissima. La cantante milanese non scade mai però nel clichè di 'femme fatale' tipico di tante interpreti del genere. Riesce, infatti, ad essere intensa senza mai essere gratuitamente drammatica. Chi si approccia a questo disco potrebbe prima ascoltare i brani di Faurè cantati da voci classiche e apprezzare così l’originalità dell’approccio della Severini: voce di brezza marina, come qualcuno l’ ha definita.
 
A ricreare il piccolo mondo antico  di questo disco contribuiscono anche gli arrangiamenti di Antonio Zambrini, che nel disco suona anche il piano. E' un musicista di grande sensibilità e classe e che ancora non sia conosciuto ad un pubblico più vasto è, citando Paolo Conte, uno dei “duemila enigmi” del jazz italiano. Il suo interplay con la Severini è semplicemente delizioso, come il sostegno ritmico che danno Alex Orciari al contrabbasso e Antonio Fusco alla batteria. In tre brani interviene anche Gabriele Mirabassi, con soli di clarinetto aspri ma puntuali.

La belle vie non contiene però solo brani di Faurè. Il pezzo che da il titolo al disco e che lo apre è una canzone di Sacha Distel, la nona traccia è una celebre canzone (The summer knows) di Michel Legrand e la decima un pezzo di Serge Gainsbourg, ultimo dei poetes maudits d’Oltralpe. Antonio Zambrini riveste di musica due liriche di Artur Rimbaud. C’è anche una canzone diversa (Emily) di Johnny Mercer, a ribadire comunque che la Severini e i suoi partner vengono dalla tradizione jazzistica vera e propria. A testimonianza del suo valore, il disco uscirà presto anche in Francia.
 
 



Tags: Charles Trenet, Gabriel Faurè, La belle vie, Marco Buttafuoco, musica jazz, Myfavourites, recensione, Simona Severini, Victor Hugo,
20 Luglio 2011

Oggetto recensito:

Simona Severini, La belle vie, My Favourites 2011

giudizio:



7.102503
Media: 7.1 (12 voti)

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