Il giovane dirigente di Confindustria in La scossa. Sei proposte shock per la rinascita del Sud analizza i problemi del Mezzogiorno italiano e propone alcune ricette. Che sembrano facili, ma non considerano mai un fattore di rilievo: la lotta contro l'illegalità
di Franco Milanesi
Interventi ordinari e straordinari, agevolazioni di varia natura, sovvenzioni, aiuti da parte dello Stato, delle Regioni, dell’Europa: si ha effettivamente uno shock leggendo le cifre del denaro indirizzato verso il Mezzogiorno. Delzìo sgrana i dati con impietosa precisione e li affianca ad una serie di graduatorie nazionali (Pil, numero di laureati, imprese straniere dislocate sul territorio, efficienza di spesa, regolarità amministrativa) in cui i territori del Sud occupano stabilmente gli ultimi posti. Evitando le retorica dell’antipolitica e muovendo dalla registrazione del fallimento dell’intervento pubblico, le responsabilità dello “sfascio” del Sud sono distribuite tra inerzia sociale, staticità normativa, elefantiasi burocratica.
Difficile, fin qui, contestare un’analisi sostenuta da un’efficace organizzazione dei dati statistici e dal tono sincero di chi vorrebbe restituire al Sud tutte le sue straordinarie potenzialità. Ma il piglio volontaristico e l’assenza di toni lagnosi che compongono il profilo dell’autore e della migliore imprenditoria nazionale a cui Delzìo pare direttamente rivolgersi, non compensano la delusione di fronte a proposte già molto sentite, molto lette e pertanto ben poco scioccanti. Da parte di un giovane dirigente della Confindustria – il cui precedente libro, ci informa la quarta di copertina, è stato paragonato da Gianfranco Fini agli scritti di Sartre – che si propone come parte avanzata di una cultura d’impresa innovativa, ci si aspetterebbe qualcosa di più della solite ricette: più mercato, più flessibilità, meno tasse, contrattazione individualizzata di secondo livello al posto dei contratti nazionali.
Non possono infine non colpire alcune assenze. Va bene evitare gli stereotipi sul Sud; benissimo non ricadere nei luoghi comuni dell’antistato, del familismo, dell’arretratezza atavica, dell’abbandono istituzionale. Ma nel paese della malavita organizzata e dell’evasione fatta a sistema – mali diffusi su tutto il territorio ma potenziati nel Mezzogiorno – si può sorvolare questi due fattori macroscopici senza cadere nella genericità? È sufficiente capovolgere il modello keynesiano di uno Stato guida e mediazione tra lavoro e capitale, con l’immagine di un management collocato alla testa di un “patto territoriale”, capace di saldare istituzioni e lavoratori in un nuovo corso virtuoso?
Ha ragione Delzìo a sostenere, nelle belle pagine di apertura, che si deve invertire la tendenza alla fuga di migliaia di giovani, cioè di intelligenze e volontà, e farli tornare nella loro terra. E certo non è facile tracciare linee di fuga dal greve presente del Sud Italia. Ma ogni ipotesi di rimedio - comunque apprezzabile nella pletora di analisi prive di prospettiva - rischia di risolversi in velleitarismo se non si propone, innanzi tutto, come superamento di un’illegalità che in Italia rappresenta non un dato statistico ma un diffuso evento economico, sociale, culturale, storico.
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Francesco Delzìo, La scossa. Sei proposte shock per la rinascita del Sud, Rubbettino 2010, p. 92, euro 12

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