I fantasmi è una delle tre uscite che inaugurano il catalogo della neonata casa editrice Sur, tutta dedicata alla letteratura del Sudamerica. Peculiarità dell'autore argentino quella di "scrivere come pensa", seguendo un sorvegliato flusso di coscienza che sembra non portare da nessuna parte. Fino a quando...
di Dario De Marco
Il caso più tipico è quello del cinema: chiunque può pensare a un film da realizzare, ma gli ostacoli posti dal saperlo fare, dai costi, dal personale, fanno sì che novantanove volte su cento il film non venga girato. Con le altre arti, in misura minore o maggiore, succede la stessa cosa. Però si potrebbe concepire un'arte nella quale le limitazioni della realtà fossero minime, nella quale il fatto o il non fatto si confondessero, un'arte istantaneamente reale e senza fantasmi. Forse esiste, ed è la letteratura.
Non è per niente facile parlare dei libri di César Aira. Uno perché, a fronte di una produzione sterminata, sono pochi quelli tradotti in Italia: Il mago e Come diventai monaca per Feltrinelli, Ema, la prigioniera per Bollati, e per trovarli si fatica assai; perciò grazie di cuore, come si dice, alla neonata casa Sur per aver messo tra le sue prime tre uscite questo I fantasmi. Poi è difficile per la stessa sostanza di cui sono fatti: parlano di tutto, e di niente, sono precisi e impalpabili. Ma questo, a pensarci, costituisce l'altra faccia della prolificità: tutto dipende da come l'argentino scrive.
Ha un bel protestare, Aira stesso, e l'editore italiano nella Nota finale, che non è niente di particolare, e che ben altre sono le caratteristiche peculiari: una roba così non s'era mai vista. Aira infatti inizia a scrivere, e scrive, e poi continua a scrivere. Non rilegge, non cancella, non modifica. Pensa, certo, riflette, ha una idea in testa, ma la sviluppa scrivendo, o si fa guidare dalle sue evoluzioni. Non è il flusso di coscienza, non è Joyce non è Beckett, e non è neanche la scrittura automatica dei surrealisti, anche se ci assomiglia: una scrittura automatica ragionata, sobria, non in stato di trance. Di qui forma e sostanza: di qui il profluvio di libri pubblicati (circa settanta romanzi, dal '90 due o tre o anche quattro all'anno, ma pare faccia così anche i saggi, brrr); di qui il risultato, storie magiche e sottili, che sembrano sempre sulla soglia del delirio ma non la passano mai, che danno l'impressione di crollare da un momento all'altro come un grattacielo di mattoni e invece restano sempre in piedi.
I generi sono i più disparati, e anche i risultati sono discontinui, pur se a giudizio di chi scrive sempre adorabili. Per esempio Come diventai monaca è fulmineo, inquietante e straziante; Il mago è talvolta lentino ma poi sorprendente e rivelatore man mano che si capisce il giochino; Ema, la prigioniera è scoppiettante di invenzioni fantastiche ma alla lunga faticoso e un po' dispersivo. I fantasmi sembra all'inizio più sulle tracce di quest'ultimo: la scena si svolge l'ultimo dell'anno in un grattacielo ancora in costruzione, dove vive la sola famiglia del custode e appunto (ma il verbo è eccessivo per definizione) i fantasmi. I fantasmi non disturbano, non parlano, non spaventano, fanno solo dei giochini grafici appannaggio degli spiriti, tipo fare le lancette dell'orologio o mettersi in gruppo seduti su una bandiera, e sono anche di una certa utilità perché si è scoperto che ficcandogli una bottiglia di vino nella pancia la bevanda si raffredda all'istante, e questo è un gran piacere soprattutto in quanto a dicembre è piena estate.
Ma insomma la storia non decolla, non si capisce chi seguire e su cosa concentrarsi, le divagazioni e le riflessioni teoriche prendono la mano. Stupende e incisive in verità, come la citazione messa a inizio pezzo, che sembra un manifesto, ancor più da incorniciare in quanto buttato lì con noncuranza. Oppure excursus etnologici che però si concludono con una gragnuolata di immagini surreali. Ma poi arriva il momento-Aira. Dice sempre la preziosa Nota finale che il momento-Aira è quello del cambio di passo, quello in cui si viene trasportati dall'universo altro della fiction che si sta leggendo, a un universo altro ancora. Per me il momento-Aira è certo quello, ma è un momento magico: perché gioca a nascondersi, non si capisce quando è avvenuto, ma sta di fatto che a un certo punto tutto ha un senso; torni indietro e ti dici ma è ovvio, era chiaro fin dall'inizio che la direzione era quella.
La vicenda precipita verso la fine, e pur mantenendo un tono svagato le ultime pagine si leggono con il fiato che si mozza in gola. Aira maledetto, ci hai incastrato anche stavolta.
Da certi spettacoli impossibili, una ragazza che viveva di castelli in aria poteva essere indotta a credere, quanto mai erroneamente, che la realtà si trovasse ovunque.
Tags: César Aira, Come diventai monaca, Dario De Marco, I fantasmi, Il mago, letteratura sudamericana, Sur,
César Aira, I fantasmi, Sur 2011, p 140, euro 15
Traduzione: di Raul Schenardi
Editore: Sur, casa editrice romana appena nata, in realtà è una costola di Minimum fax. Originale però non solo per la scelta di catalogo (sudamericano, come da nome) ma anche per l'esperimento commerciale che tenta. E cioè bypassare gli oligarchi della distribuzione e delle librerie di catena, per costruire un rapporto diretto ed esclusivo con i librai indipendenti. Inboccallupo!
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