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LIBRI - SAGGISTICA

Icone della fine, tutte le immagini dell'apocalisse

Ogni mondo cerca di prevedere la propria morte attraverso la cultura e lo spirito dei (suoi) tempi. Lo spiega bene Andrea Tagliapietra nel suo saggio, che insegue l'argomento analizzando opere d'arte, testi e film e muovendosi con grande agilità tra cultura alta e pop


di Nicola Arrigoni


C’è un bel libro che sa intrecciare cultura alta e cultura pop, che sa condurre un discorso sulla fine con un grande rigore argomentativo, ma anche una capacità di leggere con creativa intelligenza il cupio dissolvi non solo nelle elaborazioni filosofiche ma anche nei film come Metropolis, Il settimo sigillo o 2001 Odissea nello spazio.
 
A occuparsene è Andrea Tagliapietra in Icone della fine. "Che si tratti della fine individuale che chiamiamo morte o di quella fine collettiva che nella tradizione occidentale si è intesa vuoi nei termini simbolici racchiusi nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, vuoi secondo il paradigma empirico della catastrofe, il pensiero della fine si blocca, prigioniero di un groviglio di paradossi e contraddizioni", scrive Tagliapietra che questi paradossi e contraddizioni li affronta.  
 
L’apocalisse è un aspetto di carattere culturale. Platone e Aristotele pensavano a catastrofi cicliche, alla conclusione delle quali ricominciava tutto da capo: tutto ciò era connaturato ad un sentirsi parte della natura, parti di quel divenire a cui erano sottoposti non solo gli uomini ma anche gli dei. Ma è con l’immaginario biblico prima e poi con l’incontro della cultura ebraica con quella greca che l’idea di Fine si radicalizza, l’apocalisse diventa una strada a senso unico, come ‘fine di tutte le cose’ come fine assoluta e - se va bene - porta drammatica verso un altrove paradisiaco, verso il compimento e la pienezza dell’essere.
 
Ed è quando l’idea della Fine si emancipa dalla natura che le catastrofi – terremoti, inondazioni ma anche l’idea stessa di apocalisse – trovano un’urgenza di interpretazione razionale, di carattere storico e scientifico: non si tratta più di scorgere un’anticipazione del Giudizio di Dio, quanto un fenomeno spiegabile in termini di leggi di natura, soprattutto valutabile rispetto alla responsabilità dell’uomo. L’apocalisse senza Dio è apocalisse senza giudizio, né salvezza, ma bisognosa comunque di un senso che si ritrova nella "proiezione cosmica e storica dell’abilità fabbrile dell’uomo e soprattutto delle sue macchine che traducono nell’orizzonte dell’immanenza quella stessa fede nell’infinito che caratterizzava l’antico credo cristiano", scrive Tagliapietra.
 
Nelle Icone della fine si passa dall’analisi che l’arte ha dato un'interpretazione dell’apocalisse, all’analisi delle figure del male, della morte e della fine del mondo, si analizza l’Apocalisse di San Giovanni così come la figura del Vampiro o del prometeico Frankeinstein o ancora di Don Giovanni, cercando sempre di evidenziare gli elementi apocalittici che ne muovono l’intreccio e che rispecchiano, ad avviso di chi scrive, la dialettica costitutiva del senso propria dell’età moderna.



Tags: Andrea Tagliapietra, Apocalisse, fine del mondo, Icone della fine, Nicola Arrigoni, recensione,
22 Settembre 2011

Oggetto recensito:

Andrea Tagliapietra, Icone della fine, Il Mulino 2011, p 224, euro 16

giudizio:



6.40125
Media: 6.4 (16 voti)

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