In La città verrà distrutta all'alba un misterioso virus infetta le menti degli abitanti di Ogden Marsh. Diretto e interpretato da Breck Eisner, è il remake dell'omonima pellicola firmata da George Romero nel '73. Ma senza la carica politica dell'originale
di Andrea B. Previtera
La cttà verrà distrutta all’alba, e benchè tutta la nostra comprensione vada agli sfortunati abitanti di Ogden Marsh, aggiungiamo che va benissimo così: lo spazio di una notte è tutto quel che serve a dipanare l’ennesima vicenda di zombie, interventi militari non propriamente chirurgici ed eroi improvvisati. Correggiamoci subito: non semplicemente l’ennesima, bensì il remake di una tra le primissime vicende – la pellicola dal titolo gemello firmata da George Romero nel 1973.
Quasi quarant’anni di vita eppure il genere resiste, a dispetto del plot ineffabilmente riciclato ancora e ancora e ancora, con qualche variazione sul tema per avvicinare o allontanare appena lo scenario fantastico dalla soglia del “tutto sommato potrebbe succedere”. Se ne potrebbe preparare un prestampato da modificare a seconda dei casi: "In (un paesino / una famosa città / una stazione scientifica isolata) degli Stati Uniti, a causa di (un virus / una maledizione / inspiegabili fenomeni), improvvisamente (i morti tornano in vita / individui sani di mente si trasformano in pazzi omicidi). Un giovane (scienziato / poliziotto / militare / studente) cerca di mettersi in salvo con (la ragazza / gli amici / un compagno più esperto e più duro che si sacrificherà per lui)".
In questo caso ecco Timothy Olyphant (nell’interpretazione di Breck Eisner, anche regista) in giacchetta beige e stella dorata: professione sceriffo, protagonista, eroe. L’infezione virale esplode, i paesaggi piatti e sterminati dell’America rurale incombono. Eisner gioca su una costante alternanza di configurazioni claustro- e agora-fobizzanti tra fughe disperate attraverso spazi aperti e fiati trattenuti negli angoli bui, ora di un ospedale contaminato, ora di un fast food in rovina.
Rispetto alla classe del ‘73, con la quale l’insegnante vetusto e nostalgico non può esimersi da paragoni, sono presenti all’appello il sangue in ampie quantità, le esplosioni, gli esercizi commerciali desolati. Presenti anche l’intervento marziale antipandemico privo di scrupoli e i tanto cari balzi sulla sedia. Assenti invece le iniezioni di socio-politica romeriane, più che mai aleggianti in un originale fortemente irradiato dai moti del ‘68 e da una vena filoanarchica ecologista.
Un buon ritmo e poche pretese tengono ad un livello accettabile l’attenzione dello spettatore, mentre alcune trovate effettivamente originali vengono subito cancellate da ingenuità della trama che nel 2010 non sono più accettabili. Irritanti anche le solite proroghe forzate alla sopravvivenza dei personaggi principali, sempre recuperati in extremis da scenari che invece risultano letali per le comparse. Sarebbe del resto sconsiderato aspettarsi troppo da un film il cui titolo tradotto letteralmente dall’originale salterebbe dalle locandine in tutta la sua semplicità: The Crazies, i pazzi.
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La città verrà distrutta all'alba, di Breck Eisner, USA 2010, 101 m.
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