Edward Norton interpreta entrambi i gemelli Kincaid: Bill, il docente universitario, e Brady, l'assiduo coltivatore di marijuana, ritrovatisi dopo molti anni. Diretto da Tim Blake Nelson è il tipo di film che sembra scritto in un dopocena fra amici, fatto per divertire chi lo fa più che chi lo guarda
di Andrea B. Previtera
Recensire una produzione come Fratelli in Erba vuol dire anche soffermarsi a ragionare per qualche minuto su un certo tipo di cinema - o meglio ancora su un certo modo di fare cinema. Di concepire, lavorare, e portare a compimento un’opera cinematografica. Ma prima, in osservanza ai nostri doveri, la trama – debitamente purificata dai possibili spoiler.
Due gemelli. Il mite e brillante professore emerito di Storia della Filosofia, ed il produttore di (eccellente) erba di quel tipo che rende leggeri e spensierati. Una madre in casa di riposo, la possibilità di un prestigioso balzo carrieristico, un matrimonio in vista, un debito con pericoloso usuraio della mala giudaica, una bella poetessa che pesca pesci gatto a mano.
Il tutto per una mescolanza di impianto classico - tragedia greca euripidea in piena regola con tanto di deus ex machina - e di quell’estetica narrativa introdotta al grande pubblico dai fratelli Coen (con cui il regista e sceneggiatore del film, Tim Blake Nelson, ha collaborato a Fratello Dove Sei?). A cavallo, dunque, tra una spirale discendente di autodistruzione e destini segnati alla nascita, ed un comico-surreale grottesco sia negli intenti che nella messa in scena. A cavallo come si accavallano acqua ed olio, senza amalgamarsi mai realmente, sempre distinguibili, contrastanti. E ad ogni modo, avete mai bevuto un bicchiere d’acqua e olio? Non è propriamente una prelibatezza.
Mi sono chiesto allora come nasca un film come Fratelli in Erba, una produzione che nella sua inclassificabilità non mira a nessun segmento definito di mercato, che non è tratta da un’opera letteraria, non ha alle spalle una particolare promozione, e trasportata fuori dai confini statunitensi rischia anche di patire l’eccesso di riferimenti locali (ad esempio i doppi sensi costruiti su opere del poeta americano Walt Whitman o l’intrasponibile dialetto dell’Oklahoma).
C’è un altro deus ex Machina, dall'altra parte dello schermo: è Tim Blake Nelson, regista, ma anche e soprattutto sceneggiatore del film. Un film che si ambienta in buona parte a Tulsa, dove scopriamo Tim essere nato e cresciuto. Scopriamo anche Tim è figlio di rifugiati ebrei, e questo ci aiuta a comprendere il perchè di alcuni personaggi e dialoghi su Israele pigiati nel puzzle a forza come tessere provenienti da un’altra scatola. E poi c’è Edward Norton, interprete dei fratelli protagonisti... ma anche compagno di riprese sul set de L’incredibile Hulk nel 2008.
E’ un cinema, questo, che sembra riproporre la genesi dei filmetti girati tra amici dopo una chiacchierata a tavola densa di “potremmo fare che...”. Girati perchè li si poteva girare e basta, senza particolari intenti, aggiustando la storia sulle peculiarità dei presenti, inserendo tra i personaggi un killer psicopatico perchè “oh c’è un mio vecchio compagno di scuola che è bravissimo a fare il matto”, ed ambientando un paio di scene su una collina in fiore perchè l’amico con la macchina da presa abita lì vicino.
Niente di male, per carità, se il risultato finale è godibile: ma non lo è quasi mai. L’ottima interpretazione di Norton (ormai destinato a una media stabile di 1,75 ruoli per film), in questo caso contribuisce a mantenere Fratelli in Erba in linea di galleggiamento sulla soglia del “vale il prezzo del biglietto”. Ma non oltre.
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Fratelli in erba, di Tim Blake Nelson, Usa 2009, 105 M.
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