L’éspace de l’ecriture, la prima mostra italiana dedicata dal MamBo di Bologna a Marcel Broodthaers, genio del secondo novecento, prende la "scusa" per esplorare tutta quell'arte che si interroga su di sè e sull'idea stessa di comunicazione. Si interrogherà anche il visitatore, una volta tanto stimolato a superare (pre)giudizi consolidati
di Mirko Nottoli
Marcel Broodthaers, Caquelon de Moules, 1968
Artista concettuale, videoartista, poeta, perfomer. Ma anche situazionista, dadaista, surrealista, creatore visivo. Marcel Broodthaers non sarà una delle figure più conosciute nel panorama artistico italiano (e la colpa è tutta nostra), ma di sicuro rientra tra le più interessanti e geniali di tutto il secondo Novecento, una di coloro che più hanno contribuito allo sviluppo di nuovi linguaggi, sperimentando, provocando, scardinando convenzioni e sistemi predefiniti.
Nato in Belgio nel 1924 e morto prematuramente il giorno del suo cinquantaduesimo compleanno, trova in Magritte, da buon belga, la sua fonte prima d’ispirazione. Dal video Ceci ne serait pas une pipe (in un formato 35 mm che sembra provenire dalla preistoria), al manifesto serigrafato proprio Magritte del 1967, passando dal pentolone pieno di cozze (sopra), è il gioco del paradosso linguistico, dello scarto tra significato e significante, dello spaesamento dato dall’oggetto fuori contesto, dell’interrogazione continua sui codici della lingua per forzarne i limiti comunicativi il faro che orienta la sua ricerca poetica.
L’éspace de l’ecriture è infatti il significativo titolo dato alla mostra: una ricognizione condotta sul filo dell’ironia che tra Isgrò, Kosuth e Duchamp ci rivela la sostanziale incomunicabilità insita in ogni scambio di informazione tre emittente e ricevente, come viene esemplificato meravigliosamente nel video La Pluie. La ricostruzione di Un Jardin d’Hiver II del 1974, sala con sedie, palme e stampe inglesi del XIX secolo raffiguranti animali esotici, ci introduce all’esposizione al centro della quale, spazialmente e visivamente preponderante, spicca Salle Blanche, una casetta in legno dove le scritte nere alle pareti si sostituiscono agli oggetti che descrivono.
Intorno ritroviamo gran parte della carriera di Broodthears, scandita da vecchi proiettori di diapositive simili a reperti archeologici che proiettano su una cassa di legno immagini di quadri famosi, lastre di metallo con parole cancellate o frasi apodittiche sospese al centro, tele con su scritti i nomi di grandi scrittori e cartelli informativi sul fantomatico Musée d'Art Moderne département des aigles, un museo inesistente da lui creato e gestito (sotto a sinistra).
Spazio, Parola, Scrittura, Immagine, Oggetto. Un’idea di arte il cui processo creativo si sviluppa insieme al fluire dell’esistenza. Siamo ben consci che per molti questa apparirà come la morte stessa dell’arte, l’inizio della fine o la capostipite quella serie infinita di scemenze che ancora oggi ci propinano galleristi, artisti o pseudotali. Può darsi. Ma non bisogna confondere le responsabilità delle degenerazioni, perlopiù di comodo quando non "interessate", che da qui hanno preso le mosse, con le intuizioni dei pionieri che si ribellavano proprio a una banale ripetizione di idee precostituite, cercando di spostare l’asticella un po’ più in alto.
L’éspace de l’ecriture non sarà una mostra capace di far brillare gli occhi al visitatore nè di farlo innamorare folgorato davanti ad una delle opere esposte. Al contrario è una mostra che va penetrata, interrogata e poi meditata. Una mostra coraggiosa (la prima in Italia appositamente dedicata all’artista) che ancora una volta attesta la capacità del museo bolognese di approntare scelte mai banali, di proporre nomi alternativi non necessariamente già noti al grande pubblico: non richiameranno folle oceaniche a ritrovare conferma dei propri pregiudizi, ma sanno promuovere una conoscenza, problematica, costruttiva e a volte faticosa, fondamentale però per comprendere lo sviluppo dell’arte di oggi e attraverso essa riuscire a decifrare il presente. Sempre se qualcuno è disposto a farlo.
Tags: bologna, Ceci ne serait pas une pipe, L’éspace de l’ecriture, MAMbo, Marcel Broodthaers, Mirko Nottoli, Museo Arte moderna,
Marcel Broodthaers. L'espace de l'écriture al MamBO, Bologna
Curatrice: Gloria Moure
Quando: fino al 6 maggio 2012
Orari: il martedì, mercoledì e venerdì dalle 12 alle 18; giovedì, sabato, domenica e festivi dalle 12 alle 20. Chiuso il lunedì
Ingresso: comprensivo di mostre temporanee e Collezione Permanente. 6 euro. Ridotto 4 euro
Tutti i mercoledì ingresso gratuito alla Collezione Permanente. Per prenotazioni: 051/6496611
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