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POLITICA

Lo Spartito dell'Amore

Analisi musical-politica di Meno male che Silvio c'è


di Massimo Balducci


Un messaggio sull’iphone che chiede: “Vuoi unirti a noi?”. Un gruppo di ragazzi e ragazze alla stazione che salutano battendo il cinque il loro amico in carrozzina, e lo scortano tutti sorridenti sul treno. 
 
Frattanto parte la musica. Un arpeggino elettronico di presentazione alla U2, al quale si aggiungono presto più poderosi accordi di chitarra a scandire il giro armonico. E, dopo una bella rullata di batteria, parte subito il corale a squarciagola: “Tutti coloro che vogliono cambiare il mondo / Venite a marciare, venite a cantare”. Il treno intanto parte, e i suoi passeggeri sono un popolo straboccante di gioia e di amore, che non esclude nessuno, ci sono persone di colore, c’è la coppia gay, c’è la donna incinta, c’è l’anziana con la sua badante, c’è il manager attorniato di ragazzi, scolaresche, e c’è perfino il controllore. Si vogliono tutti bene. E per tutto il pezzo continuano a cantare di fronte alla telecamera, chiaramente diretti a “tutti coloro che vogliono cambiare il mondo”. 
 
Ma alla fine chi sono questi simpatici, commoventi, buonisti e direi quasi veltroniani rivoluzionari? Il loro movimento si chiama UMP, e rappresenta la sezione giovanile del partito di Nicolas Sarkozy. Tous ceux qui veulent changer le monde è appunto l’inno che si sono scelti qualche mese fa.
Devo dire che sono molto ammirato da questa scelta di comunicazione politica: nel senso, è ammirevole che sia un partito di destra a presentarsi in questo modo. E quasi dispiace che abbia preso una legnata così colossale alle ultime elezioni regionali. 
 
Anche perché, mentre “tutti quelli che vogliono cambiare il mondo” si sono visti ricacciare in gola l’entusiasmo, in un paese ai confini con la Francia la destra vince e rivince proponendo il modello “Meno Male Che Silvio C’è”. E purtroppo per noi, non si tratta - come potrebbe sembrare - soltanto di slogan, di pubblicità, insomma degli aspetti più superficiali della politica. Anzi. Uno slogan o un testo scritto possono mentire. La musica dice la verità: perché fa parte dell’universo non verbale, rappresentandone forse la dimensione più misteriosa e meno codificabile. Allora perfino il ritornello più semplice (indipendentemente dal valore estetico, che infatti in entrambi questi casi è nullo) esprime una sua visione del mondo. 
 
Mettiamo dunque a confronto queste due visioni del mondo. Il messaggio della destra francese è chiarissimo: “Cambiamo il mondo. Insieme”. Per quanto riguarda quella italiana, il suo inno - scelto personalmente dallo stesso protagonista della canzone - ha ricevuto in questi anni la sua bella dose di sarcasmo, di ironia, di più o meno divertenti parodie. E con pieno merito, visto che è difficile trovare altri pezzi che vadano così oltre la soglia del ridicolo (se volete leggere ancora qualche commento di questo tipo, potete trovarlo ad esempio sulla Nonciclopedia). 
 
Personalmente, però, trovo che Meno male che Silvio c’è non faccia ridere affatto. Se Tous ceux qui veulent changer le monde è smaccatamente illusoria e consolante come un bel proposito di fine anno, l’inno del Pdl è in realtà ancora più ingenuo. Più che un inno sembra per certi versi un canto natalizio, modellato (se mi si passa l’accostamento blasfemo) su Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon: ed è inutile che vi ripeta chi si trova al posto di Gesù, naturalmente. 
 
Per altri versi, può invece ricordare una ninnananna; e questo ci fa capire meglio di quale tipo sia il “sogno” in esso evocato. La melodia è breve, ripetitiva, infantileggiante, e conosce un solo momento di tensione sulle parole “Presidente siamo con te”. A questa tensione, accompagnata però dalla scelta di “stare” con il capo appunto, segue la rilassante e magica risoluzione: meno male che, comunque vadano le cose, ci sarà sempre il Presidente su cui possiamo contare. Agli antipodi dell’utopia francese, qui c’è una chiara sindrome masochistica: il “popolo dell’amore” si mostra felice e soddisfatto pur non avendo alcuna ragione per esserlo. Se non la fede. Basta l’esistenza di Silvio ad illuminare la loro. 
 
E per quanti begli slogan possono scovare quotidianamente i vari Feltri e Belpietro e Capezzone, la weltanshauung del PdL è tutta dentro quelle due battute di musica. Il popolo con i suoi problemi e la sua fatica quotidiana, e il Signore Lassù che provvede. La distanza fra la destra “alla francese” e quella “all’italiana”, dunque, è veramente incolmabile perché di tipo pre-politico; e la lite nostrana tra Berlusconi e Fini ne è solo la naturale conseguenza. Perché è vero che nel Partito dell’Amore ci sono posizioni diverse, ed anche il Presidente della Camera avrebbe potuto pensarla diversamente su tutto: ma non sul suo presupposto fondamentale. 
 
Per cui, quando si è spinto a dire L’inno del Pdl non mi piace”, ha passato il segno: ed è subito rotolata la prima testa.



Tags: amore, Berlusconi, destra francese, italo bocchino, Massimo Balducci, meno male che silvio c'è, nicolas sarkozy, slogan, tous ceux qui veuleunt changer le monde, ump,
30 Aprile 2010


giudizio:



6.910002
Media: 6.9 (9 voti)

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