DVD CLASSICA

Sting diventa Schumann innamorato

Forse nessuna coppia è riuscita a incarnare l'amore romantico in musica quanto quella formata dal compositore Robert Schumann e da sua moglie, la pianista Clara Wieck. Ben tre film nel corso del Novecento hanno cercato con alterna fortuna di raccontare l'osteggiata e tormentata love story, finita tragicamente con l'internamento in manicomio di lui e poi con la morte precoce (a 46 anni). Il primo fu Träumerei (1944) del regista tedesco Harald Braun; poi Il canto dell’amore (1947) di Clarence Brown, pellicola hollywoodiana con Katharine Hepburn come Clara Wieck; la quale invece è stata interpretata da Nastassja Kinski nell’ultimo, Sinfonia di primavera (1983) di Peter Schamoni.

Su altro piano, quello teatrale, si è di recente aggiunto a questi tentativi l'esperimento di Sting, sempre più attivo in vari territori extra-pop, e di sua moglie, l'attrice e produttrice cinematografica Trudie Styler. I due coniugi Sumner nel 2005 hanno portato in scena alla Royal Opera House di Londra, con la regia di John Caird, Twin Spirits, "un ritratto in parole e musica dell'amore fra Robert e Clara Schumann", ora edito in dvd a cura dell'etichetta Opus Arte.

 

L'idea, semplice ma di indubbia efficacia, è di dare corpo alla vicenda attraverso la lettura di alcune delle splendide lettere del nutrito carteggio Schumann-Wieck, intercalandola con l'esecuzione di diverse pagine musicali, tratte soprattutto dal catalogo schumanniano. A ognuna delle due parti in gioco viene affiancato un piccolo ensemble strumentale, rigorosamente dello stesso sesso: a Robert Schumann/Sting il baritono Simon Keenlyside, il violinista Sergej Krylov e il pianista Iain Burnside; a Clara Wieck/Trudie Styler il soprano Rebecca Evans, la violoncellista Natalie Clein e la pianista Natasha Paremski. A cucire il tutto, poi, e a riempire i vuoti causati dall'assenza di epistole, l'attore Derek Jacobi, che impersona una sorta di narratore super partes.

 

E' abbastanza chiaro, e ci sembra condivisibile, l'intento divulgativo, tant'è che Sting ha dichiarato che "questa storia d’amore può introdurre alla musica classica anche le persone che normalmente non l’ascoltano". Non si capisce il perché invece, dei numerosi interventi operati su vari celebri pezzi pianistici di Schumann, trascritti per poter aggiungere di volta in volta il violino, il violoncello, o entrambi. Non è per eccesso di zelo filologico, ma se sono composizioni scritte per pianoforte – e gran parte di queste sono state suonate e rese celebri da Clara Wieck – ci sarà pure un motivo. Per non dire poi che volendo far suonare insieme al pianoforte il violino e il violoncello, di pezzi scritti ad hoc da Schumann non ne mancano affatto, e sono magnifici.

Poco da obiettare sull'esecuzione strumentale, di eccellente livello. Qualcosa invece avremmo da rimproverare ai cantanti: Simon Keenlyside esibisce un'intonazione non sempre all'altezza della sua fama, ma la voce, chiara e morbida, è adatta al repertorio liederistico, mentre non altrettanto aggraziata ci appare il soprano Rebecca Evans. Concludiamo con una pulce nell'orecchio: per chi volesse vedere più chiaro nel rapporto tra Schumann e la moglie, rimandiamo a una recensione del musicologo Piero Mioli sul libro di Uwe Henrik Peters Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio.