Un libro insolitamente "nostalgico" per una scrittrice al primo romanzo come Elena Varvello. La luce perfetta del giorno raccoglie ricordi da un paese, Croci, che oggi non è più quello che aveva conosciuto Matilde Luisa Nisi, quando i giorni si rincorrevano lentamente e dove anche la cosa più piccola poteva assumere grandi significati
di Giuseppe Grattacaso
Croci è un piccolo paese “circondato da boschi e da campi di granturco“. E' lì che vive Matilde Luisa Nisi ed è lì che si svolge l'intera vicenda raccontata ne La luce perfetta del giorno, primo romanzo di Elena Varvello, che fa seguito al felice esordio narrativo della raccolta di racconti L'economia delle cose.
La narrazione si apre nel 1969, quando la protagonista si reca per la prima volta a Croci. Accompagna il marito che vuole acquistare il terreno dove costruire la loro casa. Matilde non è per nulla convinta della scelta, ma tant'è, lì vivrà fino al 2006, epoca in cui si chiude la vicenda narrata. A Croci è ancora possibile il contatto con la natura, e le persone si conoscono tra loro: è un paese tranquillo, “troppo tranquillo”, come dirà un po' di anni dopo Pietro De Falchi che nel piccolo borgo si è appena trasferito.
Troppo tranquillo come sa esserlo sempre il mondo costruito dagli uomini. A Croci si svolge lo stesso scenario di nascite e morti, di tradimenti e ricongiungimenti come in ogni altro posto, gli stessi drammi e le stesse gioie, a volta gli uni e le altre impercettibili nelle loro dinamiche. Ci sono anziani che si ammalano, adolescenti che scappano di casa, tragedie che si consumano tra l'incredulità dei vicini, come accade appunto anche nei centri più grandi: solo che nel piccolo borgo tra i boschi, dove la neve sembra scandire con la sua presenza gli avvenimenti, vivono Matilde e le sue amiche, i loro mariti, i figli. Ma soprattutto c'è il tempo, che fluisce più lento e per questo più accondiscendente e feroce verso le debolezze di uomini e donne.
Con abile sguardo indagatore, Elena Varvello sa penetrare nelle vite dei personaggi ed esplorarne anche i gesti più semplici, spesso rivelatori di una situazione, o di un affetto, fino ad accompagnarci alla scoperta della natura più intima di ogni azione, comprese quelle all'apparenza più ordinaria e indifferente; fino a farci percepire il peso che le singole vicende hanno sulle nostre vite, avvenimenti che noi tutti conosciamo ma dei quali non vogliamo o non siamo in grado di cogliere l'importanza.
La luce perfetta del giorno è innanzitutto un romanzo sul tempo, sul suo fluire urgente e irrimediabile, e sulla conseguente necessità di ricordare. Del resto, che cosa è una narrazione se non proviene dalla volontà di riportare alla luce il passato, di anticipare il futuro? Non è un caso che il romanzo si apra con la voce narrante che si premura di farci sapere che oggi Croci non è più un borgo quasi al di fuori dei traffici degli uomini. “Ora, tra i boschi, ci sono supermercati, un grande negozio che vende computer, un colorificio a due piani, un paio di fast-food” e poi naturalmente un rivenditore di automobili usate e un elegante complesso sportivo.
E come Croci si è trasformato, ha subito le ingiurie degli anni, così la narrazione ci farà seguire da vicino i lenti, a volte banali altre volte dirompenti ma sempre e comunque ineluttabili cambiamenti che sconvolgono le vite di Matilde, delle sue amiche Anita e Clara, e dei loro uomini: questi ultimi piuttosto figure di contorno, fermi nel loro silenzio e nell'incapacità di cogliere le astruse stravaganze dell'esistenza, o forse, al contrario tenaci nell'opporsi con strenua, passiva resistenza all'incomprensibile fluire degli eventi.
Il racconto procede con salti temporali che ci portano in anni diversi, attraverso anticipazioni e recuperi di vicende già trascorse, alimentando in questo modo una struggente e malinconica epopea della quotidianità e della ordinarietà: dietro a tutto questo si nasconde la necessità impossibile a non farsi vincere dal tempo, a recuperare, almeno dentro se stessi, l'ombra degli eventi che hanno reso unica, per ognuno di noi, la banalità del vivere.
E qui la Varvello è brava a lasciare che la narrazione non arrivi mai a un punto di precisa definizione, mantenendo la vicenda in una dimensione di perenne sospensione, privilegiando il non detto proprio quanto più penetrante e nitido sembra essere il suo sguardo.
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Elena Varvello, La luce perfetta del giorno, Fandango Libri 2011, p 332, euro 18
L'autrice: Elena Varvello è nata a Torino. Ha scritto due raccolte di poesia. Con i racconti di L'economia delle cose (Fandango, 2007) è stata finalista al premio Strega. Tiene corsi e seminari presso la Scuola Holden di Torino.
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