Di recente la nostra letteratura ha contato tanti romanzi ambientati nelle province, piccole storie per raccontare la Storia italiana. Succede anche al libro di Mario Desiati, finalista al Premio Strega con Ternitti. La sua Mimì, donna salentina emigrata in Svizzera e poi tornata a casa, mostra parentele strette con la Modesta di Goliarda Sapienza
di Alessandra Minervini
Finita, o quasi, l'Italia in miniatura, nei romanzi, ultimamente, gli scrittori raccontano le miniature dell'Italia. Piccole storie che tutte insieme fanno Storia. Del resto, la narrativa è fatta di ritorni - non di mode - e anche al Premio Strega, quest'anno, è tornata la provincia. Dei cinque romanzi finalisti, tre sono ambientati nella piccola provincia centromeridionale. Uno di questi è Ternitti, quarto romanzo del pugliese Mario Desiati.
Ternitti è una parola del dialetto salentino. "Lu ternitti è l’eternit": quel composto di cemento e amianto che nutre (dando lavoro agli operai) e distrugge (in quanto sostanza altamente tossica e mortale). Ma ternitti significa anche tetto, lo stesso dove si risolve il finale del romanzo. Tetto, quello delle case, per assicurarsi il quale generazioni di meridionali hanno abbandonato la loro terra di origine e lavorato all'estero.
Come accade alla famiglia di Domenica Orlando, detta Mimì, che nel 1975, ancora ragazzina, è costretta a seguire i genitori in Svizzera. Mimì trascorre la sua adolescenza, “il tempo della casa di vetro”, in Svizzera, dove conosce l'unico uomo che amerà: Ippazio, detto Patì, dal quale avrà una figlia. Con lei riuscirà a tornare nel profondo Salento, sfidando regole e convenzioni che la vorrebbero sposata o, almeno, consapevole della sua vergogna. Ma questa donna non conosce vergogna perché nulla nella sua vita è avvenuto con calcolo. E l'innocenza è, dizionario alla mano, "priva di colpa".
Desiati nel romanzo è bravo, si mimetizza dentro questa donna, in adorazione quasi, della sua spiccata intelligenza emotiva: una storia personale che si intreccia a quella collettiva, di un popolo di donne e uomini afflitti dalla migrazione prima e dal Male poi. Mimì è una specie di madonna piena di grazia, dentro di lei c'è un uomo: in quel cognome, “Orlando”, che a sua volta fertilizza altre reminiscenze letterarie. Mimì combatte la guerra dei reduci senza guerra. Di generazioni distrutte dalla lontananza, dalla povertà e dalla malattia. Cresciuta senza sentire la propria terra sotto i piedi, diventa anticonfomista non per scelta ma per sentimento.
“Mimì non era una donna da essere amata dai poeti. Era troppo umana e troppo reale per essere trasfigurata da qualche scribacchino. Non era donna che poteva consegnarsi a qualche verso. A volte nulla per una donna è più offensivo di una poesia. Questa era Mimì”.
Negli atteggiamenti mistici (parla con gli antenati) e decorosamente sibaritici ricorda – e che piacere! - Modesta, la carusa de L'Arte della gioia, indimenticabile romanzo di Goliarda Sapienza. E proprio come nell'opera della scrittrice siciliana, anche in Ternitti si racconta di diverse generazioni lungo un arco temporale di circa quarant'anni. Amore, morte, povertà, fame e riscatto sono i temi di questa storia, ingigantiti da un linguaggio sincero, devoto, flaubertiano.
Un romanzo che racconta la vita (e la Puglia) attraverso la morte, causata da quel male invisibile agli occhi che è l'asbesto (l'indistruttibile amianto inglobato nei materiali rocciosi che si lavorano per farne cemento). Asbesto, cemento. Taumaturgie in negativo. Ce ne sono molte di parole magiche nel romanzo. La scelta dei patronimici fondati sul classico: "a chi appartieni?" tipico dei luoghi di provincia, non è mai casuale. L'uso accorto di una lingua dialettale – che oggi si dice brutalmente slang – assomiglia ai tradizionali muretti a secco pugliesi. Le parole sono piccole pietre che si reggono da sole e che celebrano, tutte insieme una sull'altra, un patrimonio di storie da difendere.
Tags: Alessandra Minervini, Arte delle gioia, eternit, Goliarda Sapienza, Mario Desiati, Mondadori, Premio Strea, Ternitti,
Mario Desiati, Ternitti, Mondadori 2011, 264 p, 18,50 euro
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