In occasione della giornata mondiale contro la violenza e la persecuzione delle donne mettiamo a confronto la protagonista di Nell'Angolo più buio di Elizabeth Haynes, professione criminologa, con uno dei tanti casi di cronaca sul tema. Quale delle due è reale? O meglio qual è la meno incredibile?
di Dario De Marco
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro lo stalking e la violenza sulle donne. Queste sono due storie di due donne vittime di violenza, con molte cose in comune, ma qualche differenza: una è inglese, l'altra italiana; una finisce (forse) bene, l'altra no; soprattutto, una è inventata anche se verosimile, l'altra purtroppo è vera e basta.
La prima storia è quella di Cathy, giovane inglese protagonista del primo romanzo di Elizabeth Haynes, Nell'angolo più buio. La Haynes non è una scrittrice, ma una criminologa e consulente della polizia del Kent, per cui conosce molto bene sia certi misfatti sia le dinamiche psicologiche che ci stanno sotto. Il libro è stato un best seller in Gran Bretagna, e ha vinto il premio Amazon Rising Star.
E' il classico thriller tutto trama, la sua forza non è certo lo stile, e nemmeno l'intreccio - benché sia molto efficace l'artificio letterario di narrare la storia di Cathy raccontando parallelamente due periodi, a distanza di quattro anni, e alternando i due fili in brevi paragrafi. Nel primo periodo vediamo Cathy passare da una vita leggera – tutta feste alcol e sesso-con-chi-capita – a una relazione seria con Lee: una relazione prima appassionata, poi possessiva e inquietante. Lee ogni tanto sparisce, poi torna e diventa geloso, la segue di nascosto senza motivo, entra in casa sua non visto solo per spostare piccoli oggetti. Finché iniziano le minacce, le botte, e contemporaneamente la sensazione di abbandono, perché le amiche di Cathy pensano che la sbiellata sia lei: infatti Lee non è solo un pazzo furioso, ma anche un abile e freddo manipolatore. Infine la violenza terribile, la tortura fisica e psicologica, la sopraffazione schifosa.
La tensione sale contemporaneamente nei due periodi, perché nel secondo iniziamo col vedere Cathy ridotta a una larva, completamente sfinita da un disturbo ossessivo-compulsivo totalizzante, che la obbliga a controllare una due sei dodici volte la porta, e poi il balcone, e poi le finestre, anche quella che non si può aprire. Eppure in mezzo a questo inferno, forse peggiore perché senza una via d'uscita, è ben determinata a tenere insieme una specie di vita, con un lavoro, una nuova amicizia, che forse è qualcosa in più... Finché arriva la mazzata: Lee è uscito di prigione. Ora il suo unico dubbio non è se verrà a cercarla, ma quando. Uno si chiede, a questo punto, come mai un criminale pericoloso possa uscire dopo soli quattro anni, e perché non hanno buttato via la chiave, o perlomeno non lo seguono a vista, controllandolo, proteggendola. Esigenze narrative, uno si risponde: sennò come si creava la suspense, il terrore. Pura fiction, uno si dice. E già.
La seconda storia è quella di Anna Rosa Fontana, 39 anni, di Matera. Sposata, due figli, separata, conosce Paolo Chieco, convivono, hanno una figlia. Ma le cose non vanno bene e lei lo lascia. Allora lui la aspetta sotto casa e la accoltella, dodici volte, poi chiama la polizia e dice “l'ho uccisa”. Ma non è vero: l'ospedale è vicino e lei si salva. È il 2005. Paolo Chieco viene condannato, con rito abbreviato gli anni passano da dodici a otto, ma dopo due è già ai domiciliari. A casa sua, a trecento metri da casa di Anna. La spia con un binocolo, sempre. Ma quando, dopo manco quattro anni dal tentato omicidio, torna libero grazie all'indulto e alle attenuanti generiche, fa molto di peggio. La segue, la minaccia, e tutte le denunce di lei – decine – sono inutili. Un giorno, poco più di un anno fa, la rapisce, le mette un cappio al collo e la trascina sul ciglio di un burrone: “Ti farò morire lentamente. Questa sera per te è finita. Allora, sei pronta vuoi dire le ultime preghiere?”.
Non si sa come Anna riesce a fuggire, denuncia la cosa e ottiene la seguente protezione: per stalking, a Paolo Chieco è vietato avvicinarsi alla sua casa. Sufficiente. Passano esattamente due mesi dall'ultimo tentato omicidio, un mese dal provvedimento del giudice. A telefono con la mamma, lei è terrorizzata: “Ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi”. Ma è di nuovo davanti al portone che lui la ferma, di nuovo come cinque anni prima in presenza del figlio di lei. Stavolta sei coltellate bastano. Un anno dopo, il 15 novembre 2011, il gup di Matera accoglie la richiesta dell'imputato: il processo per omicidio volontario premeditato inizierà il 20 gennaio, anche stavolta con rito abbreviato.
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro lo stalking e la violenza sulle donne.
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Elizabeth Haynes, Nell'angolo più buio, Giano 2011, P. 448, Euro 18
Traduzione dall'inglese: di Franco Cirri
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