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ARTE

Santa Contemporanea

Quando gli artisti tornano in Chiesa. Per rinnovare gli interni del Duomo di Reggio Emilia alcuni grandi nomi dell'arte, italiani e non, sono stati chiamati a rinnovare un rapporto di committenza d'altri tempi e una vocazione sacra che sembrava ormai lontana dal mondo artistico. Coinvolti Ettore Spalletti, Claudio Parmiggiani, Hidetoshi Nagasawa e Jannis Kounellis


di Riccardo Bonini

Jannis Kounellis, Cattedra


Sono mai venuti gli artisti dal Papa? È la prima volta che ciò si verifica, forse. O cioè, sono venuti per secoli, sono sempre stati in relazione col Capo della Chiesa Cattolica, ma per contatti diversi. Si direbbe perfino che si è perduto il filo di questa relazione, di questo rapporto. (...)
Dobbiamo dire la grande parola che del resto voi già conoscete? Noi abbiamo bisogno di voi. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. (...)
Voi avete anche questa prerogativa, nell’atto stesso che rendete accessibile e comprensibile il mondo dello spirito: di conservare a tale mondo la sua ineffabilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero, questa necessità di raggiungerlo nella facilità e nello sforzo allo stesso tempo.”
Paolo VI, 7 maggio 1964

 
Tassello più unico che raro di un dialogo inatteso (forse auspicato, sicuramente interrotto) tra Parola, luogo del culto e arte contemporanea, il Duomo di Reggio Emilia si pone come osservatorio privilegiato per una breve riflessione su un rapporto che, dopo un passato di alte vette, vive una stagione caratterizzata da una radicale, apparentemente incolmabile, distanza dialettica.

altare parmiggiani.jpegDal 20 novembre 2011, a coronamento di una lunga e complessa operazione di restauro architettonico degli edifici iniziata nel 2004, una serie di importanti interventi realizzati da prestigiosi nomi della contemporaneità è chiamata a reinterpretare elementi essenziali dell’architettura sacra nell’insieme di un rinnovato scambio. 
 
Ben oltre le ovvie, immaginabili controversie che il risultato ha generato, le questioni che un’operazione del genere pone emergono ben più interessanti: prima fra tutte, quella della produzione contemporanea a confronto con una committenza stringente, attenta in primo luogo all’arricchimento della lettura dei vari momenti della celebrazione liturgica attraverso le suoi componenti fondamentali. La visione si allarga dunque al rigore etico, per un’estetica ragionata.
 
Jannis Kounellis, Ettore Spalletti, Claudio Parmiggiani, Hidetoshi Nagasawa vengono invitati ad interrogarsi attorno a questo nuovo disegno: cattedra vescovile, altare, portacero e leggio e sono stati ripensati in dialogo con un’assemblea attiva, chiamata al confronto e non esclusivamente alla contemplazione. Il risultato è impattante e coraggioso, ogni lavoro si radica criticamente nella citazione (storica e architettonica).
 
L’intervento di Spalletti, abbagliante nell’azzurro firma dell’artista, è un cilindro dinamico e svettante che si inserisce perfettamente nella struttura ritmica delle colonne che scandiscono la navata. Potenzialmente infinito nel riflesso alla base ma radicalmente diviso in due perfette metà coperte a foglia d’oro: la sottile fessura del portacero diviene sorgente di luce abbagliante (la colonna di fuoco guida il popolo di Israele), richiamando nel contempo la divisione delle acque del Mar Rosso. 
 

La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata pietra angolare: è questa l’opera meravigliosa del Signore
(Salmo 118,22-23)


L’altare di Claudio Parmiggiani (in alto a sinistra) assume un carattere ancora più solenne. Il precedente apparato ligneo viene smantellato liberando un punto di vista totale su coro e presbiterio
, regalando profondità e abbracciando idealmente l’osservatore: al centro di un basamento circolare progettato dall’architetto Mauro Severi (progettista e direttore dei lavori di restauro del Duomo) poggia la massiccia presenza rituale delle due lastre che compongono il desco celebrativo in marmo di Carrara, parzialmente lavorate in epoca romana (la testimonianza è marcata dall’iscrizione laterale) e poi abbandonate. Prive di qualunque traccia di intervento successivo, richiamano un’intenzionale volontà di recupero e ricontestualizzazione ideale.
 
E’ però la cattedra di Jannis Kounellis ad aver destato i dubbi più marcati, anche perché l’intervento dell’artista greco interviene radicalmente nella grammatica del rapporto tra celebrante ed assemblea: il vescovo, nella figura di reale servo di una comunità, viene collocato su uno scranno disadorno nella navata, senza più alcuna distanza strutturale (leggi scalinata) dall’uditorio; le panche in legno vengono sostituite portacero spalletti.jpgda più agevoli seggiole pieghevoli e l’unico stacco è il basamento su cui poggia la seduta vescovile, fatto di vecchie, cedevoli assi provenienti da un palazzo quattrocentesco, cementate da chiodi e martello nella tradizione della Croce.
 
Il rigore eccezionale dell’insieme (esemplare l’intervento di Nagasawa sull’ambone) restituisce una realtà d’ambiente che fugge tanto l’eccesso decorativo che la cripticità, preservando l’aspetto più ‘didascalico’ dei vari lavori in linea con le prerogative del Concilio Vaticano II. Esistono anche alcuni precedenti illustri: tra gli ultimi l’impegno di Lucio Fontana nell’arte sacra che, sebbene limitato nel numero degli interventi realizzati - ma non negli studi - è stato determinante nell’evoluzione di un’idea di forma per l’artista italoargentino. (Portacero di Hidetoshi Nagasawa)
 
Le difficoltà rimangono molteplici, un ulteriore progetto di Nagasawa (una Croce gloriosa) è stato per ora rimandato; scalfire la diffidenza di un bacino tradizionalista per definizione non appare semplice, ma quello che molti storici dell’arte hanno cercato di evidenziare come necessità (Xavier Barral lo ha fatto in un volume del 2009), ossia la contaminazione di due immaginari ideali, trova in questo esperimento una sintesi coerente. Difficile affermare se un esempio come questo potrà emanciparsi dall’isolamento tracciando una concreta possibilità, ma il coraggio dell’operazione merita realmente di diventare un caso di dibattito.



Tags: altare, arte sacra, duomo, Ettore Spalletti, jannis kounellis, Parmeggiani, Reggio Emilia, Riccardo Bonini,
19 Aprile 2012

Oggetto recensito:

Duomo, Piazza Camillo Prampolini, Reggio Emilia

Il consiglio: del Duomo di Reggio (piazza Prampolini, nel pieno centro storico della città), in ogni caso, meglio lasciar perdere gli esterni, che presentano stratificazioni inquietanti ... 
 
Lavori: per un riassetto totale, cripta compresa (da visitare) si è iniziato nel 2004. Costo stimato oltre 10 milioni di euro. Il vescovo Adriano Caprioli si è preoccupato di creare una Commissione per il restauro del Duomo per una progettazione rispondente ai canoni del Concilio Vaticano II
 
L'opera che manca: la Croce gloriosa di Nagasawa, già realizzata, è formata da una rigogliosa palma che emerge da una barca. Riflettendosi in un catino ideale, le loro linee rimandano allo splendore di un enorme struttura cruciforme.

giudizio:



5.04
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