Invitato al Mambo per una mostra personale, il semisconosciuto newyorkese Matthew Day Jackson si presenta ai bolognesi... defunto. In Search of è il titolo una (finta) trasmissione tv che indaga sulla sua scomparsa, mentre le altre installazioni mettono in scena il ritrovamento del corpo in un contesto futuristico
di Mirko Nottoli
L’accusa che più di frequente si muove ad ArteFiera, a Bologna, è di essere provinciale. Ogni anno, alla domanda com’è quest’anno ArteFiera, qualcuno risponderà: “provinciale”. Del resto l’Italia, si sa, è provinciale, Bologna è provinciale, pertanto anche la Fiera sarà provinciale. Niente a che vedere con Basilea, che è molto cool, né tantomeno con Miami che è il top del cool.
Per sfuggire a tale accusa cosa c’è di meglio di una mostra di un giovane artista, semisconosciuto da noi, che lavora a New York? Basta un nome anglofono e le quotazioni già si moltiplicano per 10 rispetto ad un corrispettivo artista nostrano. Come non capire la differenza tra chiamarsi Matthew Day Jackson da Brooklyn piuttosto che, non so, Gino Gargiulo da Castellammare? Così il Mambo nella tradizionale mostra in concomitanza con l’apertura di ArteFiera ha deciso di inaugurare la prima personale in Europa non di un Gino Gargiulo qualunque bensì proprio di Matthew Day Jackson, classe 1974, nato a Panorama City, Usa.
A parte le ironie su usi e costumi deviati del sistema dell’arte oggi, il curatore, nonché direttore del museo, Gianfranco Maraniello, va detto, ci sa fare e infatti fa centro. Basta varcare la soglia della grande sala al piano terra per capire di trovarsi di fronte ad un universo non immediatamente decodificabile ma carico di suggestioni. Pochi oggetti, non più di una decina, sparsi per il grande spazio espositivo, una carcassa di una Corvette, un immenso pannello appeso alla parete, una macabra processione di statue in legno che sorreggono una bara di vetro, una serie di teschi, un pesante scaffale di metallo su cui sono esposti manufatti tra i più disparati, il pendolo di Foucault, alcune fotografie.
Apparentemente pare non esserci alcuna coerenza tra questi oggetti, diverse le tecniche, diversi i mezzi, diverse le estetiche. Ampio ed eterogeneo anche il ventaglio di discipline a cui rimandano, scienza, arte, storia, geologia, astronomia, archeologia, esoterismo. Ciononostante l’insieme crea un’inspiegabile energia attrattiva, gli oggetti non seguono un approccio lineare ma paiono legati da un rapporto nebuloso che ne amplia il valore semantico: da qui scaturisce il sopraggiungere di un dubbio, nulla di più di un punto interrogativo che però ti ha già catturato, con alcune parole che, non si sa come, cominciano ad affiorare dal subconscio.
Pur non comprendendo razionalmente l’opera, non ancora almeno, sono parole come “uomo”, “morte”, “terra”, “storia” a risuonare nel rituale messo in scena dall’artista. A mettere i tasselli a posto ci pensa, in parte, il video, la cui visione è pertanto caldamente consigliata. Opera tra le opere e pietra angolare su cui si innesta l’intero progetto espositivo, In search of… - che dà il titolo anche all’esposizione - è una finta puntata di un programma televisivo simil-Giacobbo (con Leonard "Spock" Nimoy a fare da presentatore) che presenta alcuni fatti irrisolti. Nell’ordine: dei volti umani che apparirebbero in foto aeree scattate dalla Nasa, la scomparsa nel 2006 di un giovane artista di nome Matthew Day Jackson di cui si è ritrovato solo il furgone e una singolare scoperta di reperti durante alcuni scavi in una zona dal nome evocativo: Eidolon.
Ovviamente nessuna risposta viene fornita, tuttavia il video è illuminante per penetrare la dimensione simbolica della mostra, in cui si esprime una concezione di arte che potremmo davvero definire esistenziale, ma che è anche Arte con la A maiuscola, autosufficiente, dotata di un’intrinseca forza visiva. Al servizio di un immaginario che riesce ad andare al di là dello sterile soggettivismo, trasformandosi in una moderna mitologia dove le domande fondamentali della filosofia umana ( chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando…) non appaiono abusi retorici svuotati di senso, ma al contrario le uniche domande possibili. Non siamo solo accidenti di passaggio ma sentiamo in noi e intorno a noi il respiro di tutto quello che c’è stato e di tutto quello che ci sarà. Per usare le parole dell’artista: “ogni nostra azione è influenzata dalla sommatoria della storia umana”. Matthew Day Jackson batte Gino Gargiulo 10 a 0.
Tags: Artefiera, bologna, Corvette, futuro, In search of..., MAMbo, Michael day Jackson, Mirko Nottoli, recensione,
Matthew Day Jackson – In search of… , MAMBo, Via Don Minzoni 14, Bologna
Fino a: 1 maggio 2011
Orari: martedì, mercoledì e venerdì dalle 12 alle 18, giovedì, sabato, domenica e festivi dalle 12 alle 20 chiuso il lunedì
Ingresso 6 euro intero, 4 euro ridotto
Sito: www.artefiera.bolognafiere.it www.mambo-bologna.org
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