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Oggetto recensito:
"Tre secondi" di Roslund & Hellstrom, Einaudi, pp. 657
di: Carlo Picone




Incuriosito ed interessato al fenomeno editoriale dei gialli provenienti dalla Scandinavia, ho appena finito di leggere il torrenziale "Tre secondi" della coppia di scrittori svedesi Roslund & Hellstrom. Un romanzo di ben 657 pagine, pubblicizzato dall'editore Einaudi come "numero 1 in Svezia", nella cui lettura ho cercato di comprendere le ragioni dell'incredibile successo che stanno riscuotendo, in questo periodo, gli scrittori del Nord Europa, trascinati dall'onda di unanimi consensi per le opere del caposcuola Stieg Larsson. Ebbene, i dubbi e le perplessità, che finora mi avevano tenuto lontano dal trend letterario del momento, non ritenendolo degno di attenzione, sono stati confermati. Perché, pur risultando facile e scorrevole nella lettura, come del resto dovrebbero essere in genere tutti i romanzi di azione, quello che non ho trovato nel lungo volume dei due autori svedesi, fra storie di droga, spionaggio, collusioni fra criminalità e servizi segreti, e poi omicidi cruenti, penitenziari di massima sicurezza violati con estrema facilità, esplosioni e intrighi vari, è il pathos. Quello che deve possedere un romanzo proposto come racconto mozzafiato, ricco di colpi di scena e trame dotate di una minima complessità. Inoltre, e questo è forse l'aspetto più negativo della mia prima esperienza con i gialli scandinavi, ho incontrato una scrittura priva di emozioni e ancor di più di riflessioni. Fredda e asettica come le temperature scandinave. Insomma una mancanza dei principali attributi di piacevolezza che dovrebbe avere un libro, giallo o non giallo che sia. E allora mi chiedo come mai tutto questo successo per delle opere che sembrano il rifacimento della giallistica americana, che però ha fior fiori di narratori, due nomi per tutti Elmore Leonard e Bunker, per delle copie in salsa svedese di atmosfere letterarie già note, trite e ritrite? Per l'intreccio narrativo e la trama piuttosto essenziale del romanzo ambientato nelle gelide terre di Svezia, vi rimando alla lettura delle 657 pagine. Per chi riuscirà a sopravvivere...





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Commenti

Non si comprende con certezza

Non si comprende con certezza se il recensore abbia letto o meno La trilogia di Larsson che non è "il giallo scandinavo"ma qualche cosa di più.Mentre tutti gli altri contemporanei o epigoni,e si potrebbero fare parecchi nomi(Indridason,-Islanda-Dahl ,Holt, Nesbo,-Norvegia-Lindqvist,Mankell,Nesser-Svezia-per non parlare di Lapidus ecc )hanno dignità diverse,ma sono in gran parte raccoglibili nel sacco pubblicitario in cui mettere anche il lettore. Con l'eccezione dei fu coniugi Wahloo e Sjowall, pubblicati da Sellerio.Ma scrivevano tra il 62 e il 75. Ciò detto,assolutamente d'accordo con il recensore circa il titolo in questione,ma nel dubbio su Larsson accludo una mia recensione del primo libro della trilogia,letto in tempi non sospetti.E non per autocitazione,ma perchè sarebbe un peccato tralasciarlo,visto anche i discreti torti che gli sono stati fatti cammin facendo a livello cinematografico.

UOMINI CHE ODIANO LE DONNE,di Stieg Larsson,2005,Marsilio,2007.Dunque ,una grande ragnatela di quasi settecento pagine.E uno scrittore non al centro,ma invisibile dietro ad una foglia.Che molto lentamente si avvicina e comincia ad avvolgere,ancora più lentamente ,il lettore,il quale, fin dalle prime pagine percepisce,senza darsene una precisa ragione,che non ne uscirà più.Questo fino alla metà del libro,che poi nella seconda parte accelera vertiginosamente,seppur in modo lentamente meticoloso e consequenziale,tanto da non lasciar cadere una sola maglia della rete,fino a concedere ben tre eleganti finali,che,per la prima volta in una narrazione o in un film,non sono un rabbocco dettato dall’incertezza o dalla smania di accumulo,ma sanno benissimo dove andare a parare...Chi ha frequentato i gialli-saggio svedesi di Maj Sjowall e Peter Wahloo,guarda caso giornalisti come il protagonista di questo libro,crede di riconoscere inizialmente molti punti di contatto:la tensione etica,anzi l’orgoglio di un Paese con una morale,che tuttavia comincia a essere erosa;il senso della denuncia e del sociale;una natura comunque incontaminata che accerchia ,a sua volta assediata,le grandi città;i personaggi quotidiani e non,divisi in vittime ed innocenti,eppure mai esenti da  un comune peccato originale;la frugalità del mangiare,contrapposta all’abbondanza del bere; ma ,soprattutto,la scrittura invernale asettica e precisa,a volte quasi sonnacchiosa,che tuttavia, pur rasentando spesso quasi la noia,riesce come a generare una sottile ipnosi bulimica.Con una differenza di fondo,in questo caso a favore di Larsson:la sontuosità della trama,che svaria dai temi famigliari ed ancestrali alle problematiche economiche e tecnologiche,puntando in particolare su due protagonisti indaganti,che tuttavia,altra anomalia,non sono poliziotti.E la riuscitissima personalità di lei, piccola salamandra anoressica di città,coperta di tatuaggi come di dolore,al confine fra un quasi autismo e la sindrome di Asperger..Solo leggendolo si capisce il fascino indefinibile di questo libro,che sembra non vantare niente di eccezionale,ma che ha invece il grandissimo pregio di saper narrare ,accumulandoli e dipanadoli,elementi noti,senza tuttavia mai cadere nel genere nè calcare la mano sui sensazionalismi di cui pure si avvale,forse in virtù di una voce uniformemente neutrale,al servizio dei “fatti”.Come le chiacchiere di circostanza,colloquiali e anonime,ma dietro le quali premono pudicamente ansiose le nostre vite...Primo libro di una trilogia-Millennium- che ha avuto un successo travolgente,ha già sicuramente  reso dipendente il lettore-vittima ,che si precipiterà a leggere gli altri due.Peccato che,realtà romanzesca nel romanzo,l’avventuroso autore sia morto a 50 anni d‘infarto, proprio alle soglie della pubblicazione e del successo

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