
Oggetto recensito:
Diritti sfoderati come se fossero spade. La distorsione nella sfera dei rapporti interpersonali è diventata sfrontata.
Il termine comunicazione deriva dal latino communis che significa essere legati insieme (cum), collegati dall’ avere comuni doveri (munia). Comunicare implicherebbe dunque un flusso bidirezionale di risposte in cui vi è partecipazione dei soggetti coinvolti, compartecipazione appunto. Chiamiamolo responsabilità o dover render conto. Gli amanti lo sanno bene, anche se pochi, ahimè, e la realtà sembra confermarlo, conservano nella consapevolezza la conoscenza intima di questa relazione di responsabilità che è la sostanza del vero comunicare. Gli amanti sanno che, quando ci si impegna intensamente con una persona, continuamente si vuole rivelare, e tuttavia, permane il senso angosciante che qualcosa non sia giunto dall’ altra parte. Dietro le parole un’eco, e ancora un suono più denso, e ancora uno più misterioso e nel fervore dell’ immaginazione che si libra sulla fisicità robusta delle parole quel senso vitale e liberatorio di chi sente che, nella compartecipazione del processo comunicativo, si sta avvicinando all’ altro fino ad unirvisi, quasi. In quel quasi, tutta la sapienza dell’ amore: la sapienza di chi, come l’amante che ha intessuto la comunicazione con le lacrime e lo slancio dell’ amore sa che, senza la responsabilità nei confronti dell’ altro, responsabilità che non è mai adeguata e sufficiente, non può esserci quel rapporto di singolarità che è la comunicazione.
Dai pianerottoli dei condomini ai talk show politici, nei dialoghi si insinua, fino di fatto a soppiantarli, un richiamo continuo alla Legge che aggira con l’ arroganza della legittimità quel momento di reciprocità che ci fa tendere verso l’ altro.
Solo un esempio tra tanti tratto da Uomini e Donne di Maria De Filippi dall’ edizione dedicata ai meno giovani. Un simpatico signore dal temperamento fumantino suscita l’ilarità della conduttrice. Costui minaccia di voler querelare per molestie una ex corteggiatrice, un’ educata signora dal piglio fiero, alla quale capita, in maniera del tutto estemporanea, di prendere a sottolineare i difetti caratteriali dell’ ormai ex cavaliere. L’ incongruità della denuncia giustifica l’ espressione divertita della De Filippi che persuade la signora ad ignorarlo con eleganza.
Nell’ economia del programma l’ episodio muore come una piacevole digressione, ma nella mia memoria, tra stralci di conversazioni rubacchiate qua e là, esempi di usi quotidiani di un linguaggio arido in cui anche il naturale bisogno di comunicare di un amante deluso viene frettolosamente arginato come un atto persecutorio dietro l’arroganza dell’ ennesimo diritto alla propria libertà, l’ episodio permane e acquista un senso inaspettato e inquietante. La legge esce dalla sua sfera d’azione, investe lo spazio civico e si impone all’ altro ammutolendolo con l’ arroganza del diritto, un diritto viziato, piegato a ideologia, che pretende di soccorrere legittimamente un cittadino con le libertà civili più elementari. Nel gioco imprevedibile delle associazioni ecco sovvenirmi il caso dell’ Impero Britannico. Lo storico Edward Thompson rammenta come l’ Inghilterra abbia costruito un impero non attraverso la coercizione del potere, ma utilizzando la pratica della Legge e la retorica della Giustizia. I romanzi delle ex colonie dell’ Impero Britannico offrono testimonianze cocenti di come il richiamo alla Legge abbia finito col rovesciare i rapporti interpersonali tra colonizzato e colonizzatore nei termini di un sopruso e insieme di una distanza insormontabile che cosizza l’ altro, lo annichilisce poiché ne ignora volutamente tutto il suo mondo emotivo e intellettuale.
Non è la garanzia delle libertà civili che fa di una democrazia elettorale una democrazia libera.
Lo scrittore Gianni Rodari scrisse in Grammatica della fantasia che “non basta un polo elettrico a suscitare una scintilla, ce ne vogliono due”( Gra, 17). Era il suo tentativo di spiegare che una storia fantastica può aspirare a rompere la linearità del robusto realismo solo a partire da un binomio di elementi disparati. Una democrazia realmente libera assomiglia un po’ ad un esperimento fantastico: senza il contatto tra le voci disparate degli individui che la compongono non può esserci scintilla, solo il freddo di un potere ottuso e l’ oscurità di una cultura cieca rispetto ai bisogni più intimi dell’ altro che ci è sempre e comunque accanto.
Parole chiave: rapporti interpersonali; retorica della giustizia; democrazia elettorale; democrazia libera.
Commenti
Gran bell'articolo!!
Gran bell'articolo!!
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