Sceglie la forma realistico-documentaristica Daniele Vicari per raccontare ciò che accadde ormai dieci anni fa, tra la scuola e la caserma Bolzaneto, ai manifestanti scesi in piazza a Genova. Un film crudo e forse perfettibile per una testimonianza civile fondamentale
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Si era a metà dell’estate, undici anni fa. Gli amici genovesi telefonavano in continuazione per aggiornarci: prima preoccupati, poi sdegnati, infine orripilati. Carlo Giuliani era già morto davanti alla chiesa del Rimedio in quella Piazza Alimonda in seguito cantata da Guccini, e i tafferugli continuavano in una delle città logisticamente meno adatte ad ospitare un G8 preannunciato come altamente problematico. Per fortuna Silvio Berlusconi (nel personale sopralluogo di due settimane prima) ne aveva compreso la complessità, disponendo il colore degli addobbi e
Una confraternita, quasi un branco quello raccontato da Stefano Sollima nel discusso film "sul G8": in realtà i fatti di Genova sono un pretesto per esplorare le dinamiche tra le file delle truppe celerine, spedite ogni domenica a sedare le rimostranze ultrà davanti agli stadio. Finché non scappa la mano (e il manganello)...
di Gianpaolo Fissore
A.C.A.B. sta per All Cops Are Bastards, motto dei famigerati skinhead inglesi. La più edulcorata versione in salsa nazionale, ovvero “Celerino figlio di puttana”, è il motivetto che, accennato a mezza voce, dà inizio al film di Stefano Sollima, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini. Nel libro Einaudi la scritta A.C.A.B. campeggiava in copertina. Nel corso film la si intravede di sfuggita in una sola inquadratura , tatuata sul collo di un ragazzo di borgata, presunto teppista da stadio. Il motivetto invece lo accenna più di una volta il protag