La compagnia di Scampia diretta da Emanuele Valenti diventa un'associazione culturale indipendente, e festeggia portando in scena il Convegno. Una piece che prende in giro il teatrino di parolai e dei sedicenti interpreti della società
di Igor Vazzaz
Restiamo fermamente convinti che il teatro, da disciplina estetica, debba giustificarsi esclusivamente con l’estetica medesima, senza sfruttare appigli esterni, ricatti morali, maquillage sociopolitici a rivendicarne giustezza, plausibilità, valore. Non si tratta di negare la dimensione politica della scena, tutt’altro: la miglior politica possibile, a teatro e in generale nell’arte, è realizzare opere vere e belle, formalmente coerenti, che non gabbino né sottovalutino (sport oltre misura diffuso) lo spettatore. Ed è per questo che siamo felici d’occuparci di Punta Corsara, iniziativa socioartistica coraggiosa, per niente banale e dagli esiti espressivi più che pregevoli.
La premessa: anno domini 2007, Fondazione Campania dei Festival promuove un progetto di impresa culturale presso l’Auditorium di Scampia (sì, il quartiere napoletano di cui si parla diffusamente in Gomorra e che tanto ha interessato Balotelli) affidandone la direzione artistica a Marco Martinelli (regista e responsabile del Teatro delle Albe, tra le principali compagnie di ricerca italiane, foto sotto a destra). A dimostrazione che, se affidate alle persone giuste, le cose possono addirittura funzionare, Martinelli fa convergere presso il celebre sobborgo partenopeo nomi del calibro di Motus, Marco Paolini, Ascanio Celestini, Danio Manfredini, Armando Punzo e Arturo Cirillo, avviando un percorso d’altissima professionalizzazione con un gruppo di ragazzi tra i 18 e i 23 anni.
Vengono realizzati alcuni spettacoli piuttosto interessanti: X.04 (ics) Racconti crudeli della giovinezza, quarto episodio d’un progetto di Motus sulle periferie europee, il bellissimo Fatto di cronaca di Raffaele Viviani a Scampia diretto da Arturo Cirillo e il sorprendente Il signor di Pourceaugnac, di Molière, per la regia di Emanuele Valenti, da sempre responsabile “sul campo” del progetto Punta Corsara. Risultati più che incoraggianti: la "cantera" corsara è formata da attori puntualissimi, interpreti persino scafati, e finisce per vincere, nel 2010, i premi Hystrio-Altre Muse e Ubu.
Date le premesse, è ovvio attendere al varco una compagnia giovane eppur rodata, specie alla notizia che, a gennaio, si è costituita come associazione culturale indipendente, come a dire: da ora camminiamo sulle nostre gambe.
Allestimento per il debutto “in solitaria”, Il convegno – un’azione teatrale, testo pastiche sul tema delle periferie e del disagio: anzi, sul tema delle tavole rotonde, ossia della chiacchiera, a proposito delle zone depresse, praticando un malizioso taglia e cuci testuale su scritti di Karl Valentin, Achille Campanile, Rem Koolhas e Kurt Vonnegut. In una reale sala congressi (quella del Castello Pasquini, cuore pulsante del Festival Inequilibrio di Castiglioncello) ecco che s’apre un improbabile consesso, ove il pubblico viene accolto da un mellifluo Mirko Calemme: affabile, gentile, tipico esemplare di politicante ingiacchettato, s’arrocca puntuale su un vocabolario di cristallina vacuità, fornendo una campionatura pressoché completa di luogocomunismo socialmilitante.
Introduce i partecipanti al dibattito, e già s’intuisce come Punta Corsara voglia accanirsi con una congerie di tipi umani per niente sconosciuta ai suoi componenti: c’è la storditissima assistente sociale (Valeria Pollice), il garrulo studioso di Vincenzo Nemorato e una varia antropologia di sedicenti esperti, inservienti annoiati e persino, udite udite, lei, la rappresentante in persona del disagio sociale, un’irresistibile Giuseppina Cervizzi. Esibita a mo’ di trofeo stile King Kong, donna barbuta d’un risibile circo da disagio sociale, la ricciuta presenza s’impone col suo ostinato e sofferto mutismo a oltranza, ottenendo dalla platea (dello spettacolo, non del “convegno”) scrosci e rovesci d’inusitata, e puntualissima, ilarità.
È uno spettacolo rapido, anzi, come precisato dal sottotitolo, un’azione teatrale e, come tale, si consuma nell’immediatezza d’una proficua ed encomiabile insolenza. Il tutto brucia in meno di un’ora, nel forno d’una comicità mai fine a sé stessa, ben calibrata nel lavoro di un gruppo che non finisce di stupirci, in particolar modo sul piano della recitazione: tempi comici affilatissimi, mimiche salde, gestualità misurata, per una performance priva, di fatto, di scenografie e apparati di rilievo, il che costringe gli attori a concentrare tutto sulla pura interpretazione.
E non smette di solleticarci la linguacciuta perfidia d’un teatro che si fa metateatro di sé stesso, innescando un complesso sistema di manomissioni, sottrazioni e slittamenti di senso il cui bersaglio dichiarato (e ampiamente affondato) è proprio quel plesso di pose sociali che, in nome del sociale, non fanno che perpetrare sé stesse. Di certo, gli attori di questa Punta davvero corsara, sanno a chi si riferiscono. Applausi e ancora applausi.
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Il convegno – un’azione teatrale, Punta Corsara, regia di Emanuele Valenti
La locandina: cast: Mirko Calemme, Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, Tonino Stornaiuolo, Emanuele Valenti, Gianni Rodrigo Vastarella collaborazione artistica di Antonio Calone e Marina Dammacco; produzione Punta Corsara
Prossimamente: controllare il sito www.puntacorsara.it
Visto a: Castiglioncello, Festival Inequilibrio, 7 luglio 2011, organizzato da Armunia – Festival Costa degli Etruschi
Il migliore: forse non è corretto, perché la squadra gioca e gioca bene, ma è da tempo che vogliamo segnalare Vincenzo Nemolato come attore e maschera (per noi è un gran complimento) sopraffina; ha tempi perfetti, mimica, gesti di puntualità abbacinante; gemma assoluta del vivaio di Scampia: bravo tra i bravi, per noi è il miglior fico del bigoncio. Complimenti.
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