Dal testo filosofico aristotelico la compagnia diretta da Virgilio Sieni trae un altro spettacolo di poesia visiva. Sotto l'attenta direzione del coreografo toscano i ballerini esaltano le doti dello spirito, unendo mente e fisico in un unico, ampio gesto "pittorico"
di Sergio Buttiglieri
Quelle che Virgilio Sieni ci imprime nella memoria ogni volta che assistiamo ai suoi lavori coreografici, sono immagini di una genuinità intensa. In questo De anima, che ha debuttato alla Biennale Danza di Venezia nello scorso giugno del 2012, e che attualmente si trova in tournée, Sieni evoca e rievoca l'omonima opera aristotelica. Ma anche lo spettatore digiuno di filosofia non potrà fare a meno di lasciarsi colpire lo sguardo e il cuore dai movimenti corporei quasi pittorici, guidati dal pensiero del coreografo.
Gli "arlecchini tristi" di Picasso innanzitutto, che l'artista toscano aveva già ampiamente citato nel suo precedente lavoro Fulgor del 2000 (che esordì all'ormai defunto Centro Arte Contemporanea al palazzo delle Papesse di Siena). In quella circostanza, Sieni stesso ci ricordava di avere già in mente "la tristezza che aleggia nei piccoli circhi alla periferia delle città, con le loro povertà di mezzi e la ricchezza di disciplina, i saltimbanchi dipinti da Picasso e le foto di Caruso nei Pagliacci di Leoncavallo".
Altrettanto imprescindibile nei suoi lavori è il richiamo a Piero della Francesca, e a tal proposito proprio in De anima protagonista della scena è l'archetipico uovo, simbolo stesso del pittore del '400, manovrato da uno dei sei danzatori silenziosi, oscillante in eterno come la nostra vita in divenire. Cio' che ci stupisce è la sua innata capacità a gestire il movimento, a tenere sotto controllo il dettaglio come l'insieme, il corpo e insieme la mente.
Osservare i suoi danzatori in scena è commovente perché in ognuno di loro traspare l'unione fra esperienze personali e una padronanza della tecnica assoluta. La disciplina e l'invenzione, fondamenta di ogni danzatore, specie se ben guidato, sono in grado di generare nei corpi un dinamismo che produce squilibri continui e direzioni infinite, che sommandosi danno vita a inedite, mute armonie, sofferenti e lacerate.
Composizioni corporee, ferite da un dolore senza tempo che vanno al di la dei sensi declinati da Aristotele nel suo scritto e si fanno creatrici di una poesia visiva, fatta di sudore, di corpi che sfidano la gravità, che s'intrecciano, si sostengono, si scompongono, si fronteggiano, quasi fossimo di fronte a titaniche guerre mitologiche; si ritrovano demitizzate attraverso infantili corone regali di cartapesta, e poi si ricompongono in un racconto, criptico ma non quanto può sembrare.
Una narrazione gestuale che ha come sottofondo la Passione secondo Matteo dell'amato Bach (abbiamo ancora negli occhi l'assolo di qualche anno fa sulle Variazioni Goldberg) ma che non disdegna di scardinarne l'armonia, sparandoci negli ultimi minuti la Paint it Black dei Rolling Stones, quasi a rimarcare una dissociazione sempre più definitiva. Tutto ciò si può leggere a vari livelli e non sempre il più colto è il più importante. Si, gli spettacoli di Virgilio, e quelli di tutta una generazione teatrale, come ricordava Tiezzi nel suo bel saggio, sono da sempre una sorta di "vendetta contro il mondo codificato". Una vendetta che il nostro coreografo ama attuare talvolta in sintonia con lo stile di Masaccio, pittore di corpi monumentali che si fanno spazio plastico anche nella folla: solide presenze rocciose sono le due figure femminili manipolate all'unisono, con spiazzante indifferenza, e con occhi da entomologi, dagli altri sopravvissuti.
De anima è ancora una volta una produzione attraversata da continue fratture e ribaltamenti da cui, come dice Andrea Nanni, "fuoriesce un'inarrestabile emorragia di archetipi infantili, icone che sotto compatte campiture cromatiche". Meravigliosi i colori saturi dei costumi dei giovani danzatori che, immersi in uno struggente retrogusto tiepolesco, rivelano molteplici stratificazioni, estetiche e filosofiche. Nel momento in cui questi arlecchini si fermano e osservano uno di loro, steso a terra immobile e senza sensi, il loro sguardo lo riveste del nostro dolore e noi diventiamo inermi, proprio come lui; siamo completamente in balìa di questo raffinato coreografo dalla lunga carriera sui palcoscenici d'Europa, appena insignito con merito dell'incarico triennale come Direttore Artistico della Biennale Danza di Venezia.
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De Anima, regia di Virgilio Sieni
Prossimamente: il 22 marzo al teatro Archivolto, Genova; il 26 maggio a Modena per il festival Vie. Date in aggiornamento su www.sienidanza.it
Regia, coreografia, scene, costumi, luci
Virgilio Sieni
Interpretazione e collaborazione
Sara Sguotti
Giulia Mureddu
Jari Boldrini
Nicola Cisternino
Andrea Rampazzo
Davide Valrosso
Tecnico luci Roland Van Ulden
Tecnico del suono Francesco Canavese
Macchinista Filippo Papucci
Elaborazione costumi Giulia Bonaldi
Cappelli Antonio Gatto
Sartoria Emma Ontanetti
Elementi scenici Chiara Occhini
Produzione 2012
La Biennale di Venezia
Compagnia Virgilio Sieni
Prima rappresentazione assoluta
8 giugno 2012, La Biennale
Festival Internazionale di danza contemporanea, Venezia
La Compagnia è sostenuta da
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo,
Regione Toscana, Comune di Firenze
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