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DISCHI

La voce del violino

Hilary Hahn è una delle violiniste più interessanti emerse negli ultimi anni. I suoi dischi cercano di suggerire nuove chiavi di lettura dei classici: oggi ci prova con le cantate di Bach


di Massimo Balducci


Ogni nuovo disco dedicato ad un grande compositore classico, ormai, è una doppia sfida. Non solo perché l’esecutore deve (come è ovvio) cimentarsi con un capolavoro: ma soprattutto perché, dopo un secolo di storia discografica, è diventato quasi impossibile distinguere la propria interpretazione da quelle già disponibili. Oggi non basta più registrare un bel disco, bisogna giustificarlo.
 
Come se non bastasse, sull’industria musicale classica pesano le conseguenze di almeno tre diverse crisi: quella economica globale, quella della musica classica (che risente di una drammatica frattura generazionale), e quella dell’industria discografica. E’ interessante dunque seguire cosa sta facendo la Deutsche Grammophon, tuttora il marchio più blasonato del settore, per sopravvivere in questo scenario abbastanza disperato: fra le ultime uscite dell’etichetta tedesca c’è l’esordio della pianista Alice Sara Ott (di cui tratteremo fra qualche giorno) ed il nuovo di Hilary Hahn, Bach, Violin and Voice.
 
Già il titolo è significativo, perché conferma quanto stia cadendo in disuso la prassi di indicare come autore del disco il compositore: il fatto che ci siano musiche di Bach, come si diceva, non vuol dire più nulla perché Bach è già stato inciso in tutte le salse. L’enfasi va dunque di preferenza sull’interprete, almeno quando questo è abbastanza famoso da poter richiamare l’attenzione del potenziale ascoltatore: ed anzi talvolta (vedi il caso Sting) tale richiamo parte proprio dal nome celebre per arrivare poi alla musica. Per quanto riguarda Hilary Hahn, forse non sarà celebre come Sting ma è una delle principali violiniste emerse negli ultimi anni: americana, nata nel 1979, ha già alle spalle vent’anni di carriera ad altissimo livello ed in patria è ormai molto nota (un mesetto fa è stata persino ospite del Tonight Show, che da noi nessuno conosce ma che per gli Usa è una sorta di istituzione nazionalpopolare).
 
Rispetto ai colleghi, la Hahn svetta fra l’altro per una certa disposizione alle scelte spiazzanti: è l’unica artista ad esempio che sia riuscita a portare Schoenberg in vetta a una classifica di vendita di settore, come avvenuto due anni fa con il suo Concerto per Violino e Orchestra. E se Bach non è Schoenberg, evidentemente, la “facilità” dell’autore è in questo caso compensata da un programma di estrema ricercatezza. Hilary Hahn infatti viene affiancata da Christine Schäfer (soprano) e Matthias Goerne (baritono), in una serie di brani tratti dalle cantate bachiane. E il violino che c’entra? Teoricamente ben poco, in effetti: perché Bach di opere per violino ne ha scritte, certo, ma in forma di Sonate e Partite (a questo proposito va almeno segnalato il doppio cd uscito recentemente per Hyperion, con l’interpretazione della venticinquenne russa Alina Ibragimova). Qui invece si vanno a pescare gli stralci più “violinistici” da un repertorio in cui il ruolo degli strumenti era generalmente poco più che un raddoppio delle voci: e devo ammettere che non riesco a cogliere pienamente il senso di questo rimpasto, che pure è realizzato in modo eccellente. Le cantate di Bach hanno un equilibrio talmente perfetto che riordinarle sulla base di un criterio capzioso come il “peso strumentale” rispetto alle voci rende l’insieme assai meno efficace.



Tags: Alina Ibragimova, cantate, classica, hlilary hahn, interpretazione, johann sebastian bach, Massimo Balducci, sting, violino,
24 Marzo 2010

Oggetto recensito:

Hilary Hahn, Bach, violin and voice, Deutsche Grammophon

giudizio:



8.208
Media: 8.2 (10 voti)

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