Le cronache del drammaturgo John Synge raccontano con ironia le miserie dei senzatetto sull'isola più verde d'Europa
di Alessandra Minervini
Di libri che si vorrebbero suggerire ai lettori ce ne sono tantissimi, almeno quanto quelli da evitare. I motivi che inducono a proporre la lettura di un libro, piuttosto che un altro, non hanno a che fare soltanto con il piacere (o il dispiacere) che il lettore può trarre dal testo. Nel caso di Vagabondo in Irlanda le ragioni sono almeno tre.
1.Genere letterario
Vagabondo d'Irlanda è un racconto di viaggio - genere letterario molto diffuso nel diciannovesimo secolo che spazia da Il viaggio in Italia di Johann W. Goethe ai vagabondaggi umoristici di Robert Louis Stevenson e oggi tornato in voga sottoforma di reportage narrativi (tra i tanti: Tiziano Terzani, Beppe Severgnini) - scritto da un avventuroso drammaturgo irlandese: John M. Synge (1871 – 1909). Synge, professionalmente parlando, non fu un bardo nemmeno per scherzo. Piuttosto la sua fu una personalità audace, per primo raccontò con (auto)ironia le brutture e i pregiudizi dell'Irlanda disgraziata dei senzatetto. Queste cronache irlandesi furono inizialmente pubblicate su riviste periodiche, diventarono un libro unico nel 1912 adesso per la prima volta sono tradotte in italiano dalla casa editrice Mattioli 1885. Per piglio e sguardo partecipante questo libro precorre le storie on the road di Kerouac, facendosi anticipatore à la page della cosiddetta scrittura con i piedi.
2.Scrittura con i piedi
Il cammino che compie lo scrittore per trasformare in narrazione ciò che osserva e calpesta ha bisogno di talento e dedizione. L'autore di questo librino ce l'ha. Synge racconta, attraversandola, l'Irlanda dei tinkers: i nomadi irlandesi che vagabondano come “anime libere e ondivaghe” dal sedicesimo secolo. Questi “zingari”, o “calderai” che dir si voglia, sono inusuali perché vagabondi nella propria terra: i loro antenati furono scacciati durante le campagne di conquista del regno elisabettiano in Irlanda. Sorprende l'attualità di questo atavico destino di sentirsi stranieri in casa propria. Non c'è niente di più comico dell'infelicità, diceva l'irlandesissimo Beckett.
3.Wannabe Irish
Lo dice lo stesso autore a pagina 19: “In ogni suo aspetto, questa esistenza vagabonda ha un non so che di selvatico che la rende romantica e speciale, soprattutto per gli appassionati della vita irlandese e dell'arte.” Esiste in Italia una comunità di aspiranti irlandesi. Persone che condividono una passione viscerale per le terre di Irlanda, i suoi sconfinati panorami, la cultura, le tradizioni, la birra (difficilmente il cibo). Se appartenete a questa comunità aggiungete Vagabondo d'Irlanda negli scaffali della vostra libreria. Vi farà compagnia durante il prossimo viaggio nella terra di Yeats, Joyce, Beckett e Synge...
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John Synge, Vagabondo in Irlanda, Mattioli 1885, 2010, p. 193, euro 12
Se amate l'Irlanda leggete anche: Irlanda gentile. Humour e avventure a pedali di un eccentrico gentleman inglese, di Enfield Edward (Ediciclo 2010, p. 203, euro 18). Sempre on the road, ma in bicicletta, con piglio da etnologo e raccoglitore di storie
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