Nel Nuovo museo delle arti e delle tradizioni popolari tecnologie all'avanguardia raccontano la storia contadina del Friuli
di Chiara Di Stefano
La necessità di mantenere intatte le radici e tramandare le tradizioni è più forte in Friuli che in altre terre. Il nuovo museo etnografico di Udine parla di una storia fatta di sudore e di fatica, lacrime e sangue di un popolo di migranti, andato a cercar fortuna in terre lontane ma sempre legato alla tiere, alla terra natia, con il suo carico di pesante memoria.
Così ci riuniamo attorno al fuoco di questa cultura millenaria, nella prima sala di un bel complesso museale appena restaurato e curatissimo: sono esposti oggetti e memorabilia, maschere del carnevale che ricordano i mamuthones sardi, ceramiche e lampadine ad incandescenza. Una teca celebra infatti il celebre udinese Arturo Malignani, inventore che permise alla sua città di ottenere una delle prime illuminazioni urbane alla fine del 1800, appena dopo Londra e a Milano.
Il museo, ben gestito nei tre piani che lo compongono, affronta tutti gli aspetti della cultura popolare e contadina. L’apparato iconografico legato alla rappresentazione delle feste e delle sagre non è mai banale; nel susseguirsi di sale dedicate all’abbigliamento e alla manifattura del legno e delle stoffe, la sensazione è di una cura notevolissima al dettaglio e allo spettatore, che non è mai lasciato solo ma sempre accompagnato nella spiegazione di ciò che sta vedendo.
Sia al primo piano che nei successivi due colpisce inoltre la presenza di touch screen e maxischermi da cui selezionare filmati e narrazioni, un tipo di scelta in linea con i musei più all’avanguardia, che aumenta interazione e autonomia dello spettatore.
Interessante anche la sezione legata al culto dei santi e agli ex voto per la Madonna delle Grazie, con il loro carico di scabroso realismo, e quella dedicata ai miti e alle creature fantastiche che popolano l’immaginario della tradizione popolare. Qui, in un’ampia sala con stucchi veneziani, una postazione multimediale pensata principalmente per i più piccoli permette di approfondire l’argomento con testi e memorie orali.
Questo luogo che racconta il Friuli magico, popolato da streghe e folletti dispettosi, è frequentatissimo, e anche il resto delle sale, una domenica pomeriggio con negozi aperti, è discretamente affollato.
Unico neo nell’allestimento sono le didascalie: piace l’idea di utilizzare la marilenghe (madrelingua) friulana, ma a volte manca del tutto la traduzione in italiano e il neofita si sente un pochino spaesato. Questo forse rispecchia un limite dello stesso popolo friulano, così tenacemente attaccato alle sue tradizioni, ma interessato a divulgarle nel tempo e nella storia solo al suo interno.
Dispiace infine di che tutti questi capitali, spesi giustamente per una così bella sede museale, nulla si sia riservato per la Gamud, il museo di arte moderna e contemporanea di Udine, che al momento versa in uno stato di semi abbandono con allestimenti a dir poco desueti. Speriamo vivamente che questo museo etnografico dia l’avvio a una stagione di rinnovato interesse nei confronti della cultura, come da molto si sente promettere.
Tags: arturo malignani, Chiara Di Stefano, cultura contadina, cultura popolare, gamud, memorabilia, museo etnografico del friuli, Udine,
Museo Etnografico del Friuli, Nuovo Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari, udine
Dove: Palazzo Giacomelli, Borgo Grazzano 1, Udine
Orario invernale: martedì-domenica 10.30-17
Orario estivo: martedì domenica 10.30-19
Ingresso: euro 5, ridotto euro 2.50
Conservatrice: Tiziana Ribezzi
Informazioni: www.sistemamuseo.it
Commenti
Invia nuovo commento