Conosciuto anzitutto per i suoi lavori con il Cirque de Soleil, il regista circense Daniele Finzi Pasca porta "sotto il tendone" un omaggio alla vita e alle opere del grande scrittore russo. Donka si avvale di scenografie spettacolari e di un cast brillante e cosmopolita: eppure qualcosa manca
di Cristina Geninazzi
C’era grande attesa al Piccolo Teatro di Milano per la nuova produzione di Daniele Finzi Pasca, pluripremiato regista di spettacoli di successo internazionale quali Corteo del Cirque du Soleil, e la trilogia (Nomade, Rain, Nebbia) del Cirque Eloize. Un’occasione è ancor più allettante perché la sua nuova opera affronta un capostipite del teatro del ‘900, il grande drammaturgo Anton Cechov.
Lo spettacolo si presenta come un viaggio nella profondità misteriosa dell’universo cechoviano, nei silenzi che hanno forgiato lo spessore dei suoi personaggi così come nelle vicende biografiche del medico e scrittore russo, con il tentativo di creare anche un ironico parallelismo con aneddoti propri della terra madre del regista, la Svizzera.
L’ambientazione scenica resta però nell’algida Russia, dove si muove un cast di attori internazionali e poliglotti, che raccontano e si raccontano. Questo tratto di allegra aria cosmopolita regala spesso spunti ironici, ed è forse l’elemento più interessante e innovativo che attraversa l’opera (insieme all’utilizzo intelligente e di proiezioni scenografiche e video in presa diretta). Per il resto invece Donka non è all’altezza delle aspettative. Lo spettacolo è infatti spesso frammentario e mal composto: l’alternanza fra dialoghi intessuti di informazioni sulla figura di Cechov e scene fortemente estetiche, riempite da un possente tessuto musicale, non riesce e nell’accostamento complessivo stona. Il mondo onirico e suggestivo nelle immagini e dettagli è continuamente interrotto dalle conversazioni degli attori, che aggiungono riferimenti senza però creare una linea drammaturgica.
Lo scenario del circo, poi, viene utilizzato solo per accrescere il carattere suggestivo e poetico dell’opera, sfruttando la qualità congenita a quest’arte, quella di generare stupore. Ma la potenza emotiva delle discipline circensi è veicolata da una fragilità e una sottigliezza che qui sono assenti. Il circo è un grazioso orpello folcloristico, utile solo per la composizione.
Nella ricerca di “stati di leggerezza” - così da lui stesso definiti - Finzi Pasca procede per sovrapposizione e accumulo di particolari, a creare immagini dal forte impatto visivo ma sterili, che esauriscono le proprie possibilità comunicative già al primo sguardo. L’affastellamento di petali che cadono in controluce, le lastre di ghiaccio, le donne con importanti abiti bianchi che levitano e i lampadari giganti, stupiscono ma non rapiscono, nascono e muoiono senza un contesto di riferimento. In definitiva di “profondità e leggerezza” qui non vi è traccia: e il donka, il sonaglio usato dallo scrittore per pescare e meditare, e che suona quando un pesce (metaforicamente, un pensiero profondo) abbocca all’amo, rimane muto.
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Visto a: Piccolo di Milano, Teatro Strehler, il 27 aprile.
Tournée: Al Piccolo di Milano fino al 15 maggio 2011
Produzione: Teatro Sunil e Chekhov International Theatre Festival, Mosca con Théâtre Vidy, Lausanne e Inlevitas - Finzi Pasca & Hamelin Company
Il resto della locandina: musiche e orchestrazione Maria Bonzanigo, scenografie e accessori Hugo Gargiulo, costumi Giovanna Buzzi, disegno luci e coreografie Daniele Finzi Pasca, disegno suono e coreografie Maria Bonzanigo, video designer Roberto Vitalini per bashiba.com, make-up designer e collaborazione agli accessori Chiqui Barbé
Cast: Moira Albertalli, Karen Bernal, Helena Bittencourt, Sara Calvanelli, Veronica Melis, David Menes, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini
Musiche: la musica orchestrale è stata registrata dalla Sergei Rakhmaninov Symphony Orchestra di Mosca
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