In anteprima nazionale al Teatro della Tosse di Genova un commovente spettacolo diretto da Valerio Binasco
di Sergio Buttiglieri
Tutto inizia in una casa bianca senza mobili, alla John Pawson. Dentro questo ambiente dal minimalismo estremo, una coppia di anziani ci guarda. Lei, pallidissima, non mangia, lui l'assiste amorevolmente di fronte a un muro, su cui l'ombra del sole, riproducendo gli infissi di una finestra che non c'è, crea una labile flebile croce, preludio delle loro sofferenze.
In questa assenza di cibo, di parole, di arredi, di sentimenti, si gioca tutta la poetica di Jon Fosse, scrittore norvegese che l'Italia ha scoperto già da vari anni. Ricordiamo un magico sfocato Inverno, con un intensissimo Valter Malosti insieme a Michela Cescon, al Festival teatrale di Asti del 2003, che ci fece scoprire quest’esteta dei piccoli gesti intrisi di muto dolore. Questa volta ad affrontare le solitudini contemporanee è Valerio Binasco, che ha più volte messo in scena Fosse.
Subito dopo la coppia di anziani, sempre con una musica dal vivo dal sapore minimale, alla Ludovico Einaudi, eseguita da Alessandro Damerini, compare sul palcoscenico una giovane coppia con le valigie, che poi vedremo sdoppiata in una terza. Entrambe sono imperfette proiezioni della prima. I giovani sono desiderosi di vivere assieme. “Generalmente uno deve pur abitare da qualche parte, non si può non abitare”, ci ricorda l'autore. E tutti e due i ragazzi, in una scena dai risvolti comici, offrono una carrozzella gravida di promesse alla propria amata: una rimane fredda, l'altra entusiasta. Dopo la stagione degli amori nelle due coppie calano il silenzio e l'apatia. I corpi stancamente si abbracciano, formando una sorta di deposizione legnosa con qualche retrogusto nordico, che ricorda la pittura ferrarese di Cosmè Tura.
Poi arriva la malattia dell’anziana e la disperazione del marito, accecato dal dolore. E' una scena che tanto mi ricorda una personale (ma simile a quella vissuta da molti di voi, immagino): mio padre incredulo alla vista di mia madre, che in un istante, colpita da un ictus, smetteva di comunicare con lui, dopo una vita passata assieme amorevolmente. E intanto Valerio Binasco pensieroso, muto ma altamente espressivo, senza illusioni, assiste al dolore e ci osserva seduto al centro della scena.
“Non puoi capire quello che sei, altrimenti non saresti quello che sei”, ci racconta gelido ma esplosivo Fosse, tramite i suoi esangui personaggi che tanto ci assomigliano. “Sono solo parole, pensieri inutili”, incalza l'autore, e il regista ce li restituisce, i pensieri, come in un magistrale film muto proiettati sulle algide pareti di questa casa deserta, colma di sentimenti svaniti, dove le due coppie giovani non sanno più che dirsi se non frasi fatte, imbarazzate sul tempo, banalità sulle stagioni, per riempire il loro tragico enorme vuoto. Fa da contraltare l'amore dell'anziano per la moglie ammalata, cui regala un bastone per tentare di aiutarla a percorrere un altro tratto della loro vita assieme, “mentre tutto cambia, sempre uguale, sempre diverso”. “Non avere paura, io sono ciò che tu non sei, ci sarò sempre”, sussurra lui a lei raccontando quanto Fosse in fondo creda nell'amore, così raro e impossibile nelle coppie dei nostri giorni troppo indaffarate per conoscersi veramente.
Un devastante immutabile dolore percorre la scena finale facendo esplodere calorosissimi applausi alla riuscitissima regia di Binasco e ai sei giovani attori che chiudono il progetto triennale del Teatro della Tosse di Genova. Si chiama Facciamo insieme teatro, ed è il vincitore del bando dell’Ente Teatrale italiano Nuove Creatività 2008, voluto fortemente da Massimiliano Civica, che lo ha egregiamente diretto in questi anni prima di passare alla Direzione Artistica del Teatro Stabile dell'Umbria.
Ma gli applausi erano soprattutto diretti a Giselda Castrini, perfetta nella parte dell'esangue dolcissima anziana, assistita dallo struggente Enrico Campanati, con un cameo di Bruno Cereseto. Tre importanti protagonisti del Teatro della Tosse che si sono prestati a questa preziosa operazione teatrale, tesa a far nascere una nuova eclettica dirompente Compagnia.
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SONNO, UNO STUDIO DA JON FOSSE, REGIA DI VALERIO BINASCO
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