Al festival di Sanremo è scoppiata la polemica sul televoto, che secondo alcuni non premia la qualità. Ma nessuno ha fatto notare il paradosso: uno strumento di democrazia ha portato a trionfare Emanuele Filiberto, l'ultimo erede della monarchia
di Remo Bassetti
Il Frecciarossa non porta da Pescara a Sanremo. E così c’è voluta più di qualche ora, diciamo quasi 57 anni, per completare in qualche modo il tragitto. E’ chiaro, infatti, che la fuga del Re, che iniziò l’eclissi della monarchia in Italia, trova il suo riscatto nella memorabile serata sanremese, che ha consegnato al principe il secondo posto nella più celebre rassegna canora. Finalmente dopo tanti anni, il festival è tornato a raccontare il paese, e persino si è spinto per la prima a volta a parlare profondamente di politica.
Pochi sembrano essersi resi conto che la rivolta verso il televoto costituisce una delle più radicali critiche mai svolte verso la democrazia. Si è detto nettamente che il pubblico, la massa, la gente, il popolo non capisce niente, e che la decisione andava lasciata alla giuria. L’aspetto paradossale, non adeguatamente sottolineato, è che in questo caso dalla parte dell’elezione popolare c’era un mancato re. Quello, insomma, che se la monarchia avesse vinto il referendum non ci saremmo trovato insieme a Pupo sul podio, ma probabilmente sul trono d’Italia. Ed è una nemesi della storia, magari una vendetta accuratamente preparata per decenni dalla diabolica dinastia (un piano che i vecchi lettori di Asimov potranno paragonare a quello di Hari Seldon nella trilogia della galassia), che le parti si invertano. Emanuele Filiberto a questo punto potrebbe guardarci con espressione sardonica (o almeno un po’ più sveglia di quella abituale), tenere le braccia incrociate sul petto, scuotere la testa e dire: “Visto? Lo avevamo detto noi Savoia che non è giusto, non è saggio, non è opportuno lasciare ogni decisione nelle mani del volgo”. E se noi imbarazzati e colti in fallo provassimo a ribattere: “Ma… ma… queste erano considerazioni valide solo per la gara musicale…”, ci potrebbe zittire definitivamente dicendo: “E allora? Fate tutto questo casino perché non si manda la persona giusta sul podio del festival. E non è peggio quando si tratta di mandare uno sul podio del governo? Se non capiscono niente di musica, non è ancora più probabile che non capiscano nulla di politica?”.
Filberto mastica perfettamente pensatori come Edmund Burke o Robert Dahl, ma per il momento preferisce rimanere coperto, e quindi queste osservazioni se le tiene ancora per sé. Al momento Filiberto si limita a fare il filiberto, neologismo che ben potrebbe designare un tipo di frivola dimestichezza col televuoto, col SiMessaggiamiSiì, un simpatico bracconiere di frodo (ah, i tempi degli avi nella reggia di caccia a Venaria!) nelle terre della canzone o della politica.
E però il problema rimane, perché non è mica una battuta che il criterio di scelta dei candidati alle elezioni, per milioni di italiani, sia il medesimo che nel televoto di Sanremo: la stessa impreparazione, la stessa suggestionabilità, la stessa deferenza per la celebrità, la bellezza e il denaro, lo stesso riduzionismo logico-sintattico, la sempre più schietta avversione per un discorso strutturato, che provenga da un partito come da uno spartito. Non è che dicendo questo si voglia buttare giù il tempio della democrazia al grido di “Muoia Sansone con tutti i filiberti” (anche perché, come spiegavamo all’inizio, si finirebbe per dare ragione alla monarchia). Ma certo il suffragio universale obbediva a un ideale antropologicamente più complesso di questo, era un sogno di partecipazione e non di passività. Vogliamo cominciare a parlarne?
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Commenti
Si' vabé, pero' questo voler
Si' vabé, pero' questo voler paragonare la "democrazia" al "televoto" mi pare una gran baggianata. al massimo se la prendono con la maggioranza. si sa che a mandare messaggini sono le ragazzine che guardano xfactor e amici, più che di monarchismo bisognerebbe parlare di pragmatismo no?
però bisogna anche dire che -
però bisogna anche dire che - come nel referendum del '46 - anche stavolta "la monarchia" è arrivata seconda!
Oh mamma mia, non ci avevo
Oh mamma mia, non ci avevo pensato! Invece è tragicamente vero...
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