Non è sulla produzione di ricchezza, ma su quella di cambiali che si regge il sistema economico e sociale in piena epoca neoliberista. Parola di Maurizio Lazzarato, studioso italiano attivo in Francia, che a questo paradigma dedica il suo ultimo saggio La fabbrica dell'uomo indebitato. Vista la situazione, una lettura quasi obbligata
di Gateano Farina
In tempi come questi, diventa quasi fondamentale la lettura del nuovo saggio di DeriveApprodi intitolato La Fabbrica dell’Uomo Indebitato e teso a svelare i meccanismi di sottomissione e costrizione alla macchina neoliberista.
L’autore, il sociologo e filosofo Maurizio Lazzarato, è italiano ma vive da molti anni a Parigi e questo suo ultimo lavoro è stato scritto originariamente in francese nel 2011. Da quando si è stabilito in Francia, Lazzarato svolge, infatti, attività di ricerca sulle trasformazioni e le problematiche del lavoro e sulle nuove forme dei movimenti sociali.
La tesi di fondo del suo ultimo libro è che oggi il sistema capitalistico si regge sulla “produzione di debito”; piuttosto che di finanza, per Lazzarato conviene parlare di “economia del debito”: giorno dopo giorno, infatti, siamo sempre più indebitati nei confronti dello Stato, delle assicurazioni private, delle imprese, delle banche... “E per onorare i nostri debiti siamo sempre più costretti a farci 'imprenditori' delle nostre vite, del nostro capitale umano.”
Il debito, sia privato che pubblico, è, quindi, la chiave di volta attraverso la quale leggere il progetto di un'economia fondata sul paradigma neoliberista. Prendendo a prestito i contributi di Marx, Nietzsche, Deleuze, Guattari e Foucault, Lazzarato dedica addirittura un intero capitolo alla “genealogia” del debito e del debitore, ma soprattutto dimostra, traendo le conclusioni della propria disamina, che il debito è in primis un dispositivo politico e che la relazione creditore-debitore è il rapporto sociale fondamentale che sta alla base delle società contemporanee.
In un quadro così definito (in oltre 170 pagine) il debito appare non solo come un meccanismo economico, ma anzitutto come una tecnologia di governo e di controllo delle soggettività individuali e collettive. Sentendosi “cittadino del mondo”, Lazzarato arriva quindi a concludere che per riattivare una lotta di classe anticapitalistica occorre ragionare (al contrario di quello che continuano a fare molti intellettuali della sinistra sindacale o politica) oltre il termine dello stato-nazione, “perché il debito si fa beffe delle frontiere e della nazionalità”: la figura dell’ “uomo indebitato” è ormai trasversale ad ogni società e richiede nuove solidarietà e cooperazioni.
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Maurizio Lazzarato, La fabbrica dell’uomo indebitato, DeriveApprodi 2012, 180 p, 12 euro
Il sito: deriveapprodi.org
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