LIBRI
Carrére, lo scrittore-chirurgo che si opera da sé
In La vita come un romanzo russo l’autore de L’avversario affonda il bisturi nella sua stessa carne senza pietà
di Roberto Alajmo
Esiste un equivalente letterario della scena classica in cui l’eroe di un film si estrae dalla spalla una freccia e ricuce la ferita dandosi dei punti con le sue stesse mani. È un genere raro e doloroso, che ha un prototipo recente ne I miei luoghi oscuri, il libro attorno al quale James Ellroy ha girato per anni, scrivendone alcuni molto simili, fin quando è riuscito a scrivere proprio quello. Un libro del genere ha scritto Emmanuel Carrére, l’autore del già formidabile L’avversario. Adesso, in La vita come un romanzo russo affonda il bisturi nella sua stessa carne e nella carne della sua carne.
Sono due le trame che si intrecciano, entrambe dolorosamente autobiografiche. La prima, quella di un nonno collaborazionista scomparso nel nulla dell’immediato dopoguerra. La seconda, quella del rapporto tormentoso con Sophie, la donna per la quale Carrére scrisse un racconto erotico a suo tempo pubblicato su Le Monde. Vale la pena di leggere il libro se non altro per scoprire come l’ha presa lei, e come è andata a finire.
Carrére è capace di fissare lo sguardo dentro la ferita, di rigirarci dentro la lama del coltello senza risparmiarsi niente, facendo del male a sé e agli altri. Con l’aggravante, rispetto all’eroe del film, di farlo mentre è sdraiato sul marmo di un teatro anatomico al quale si affaccia la folla dei suoi lettori.
Tags: carrere, ellroy, i miei luoghi oscuri, l'avversario, la vita come un romanzo russo, le monde,
24 Novembre 2009
Oggetto recensito:
Emmanuel Carrére, La vita come un romanzo russo, einaudi
giudizio:

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