Una mostra dedicata a Regina Cassolo Bracchi, artista che mosse i primi passi a fianco di Marinetti e finì nel Movimento dell'arte concreta insieme a Bruno Munari, attraversando un secolo di sperimentazioni dall'astrattismo alla Poesia visiva
di Giovanna Canzi
Le premesse potrebbero non essere delle migliori. Dopo un anno di commemorazioni anche il più incallito seguace del Futurismo, quello che si è appeso in sala il manifesto di Marinetti e ogni sera lo recita agli amici sbalorditi, rischia di non poterne più. Dopo la girandola di mostre, eventi, convegni che si è svolta lo scorso anno per celebrare il centenario del movimento, chiunque potrebbe aver fatto indigestione “del vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche” e aver sviluppato un istantaneo meccanismo di difesa che lo porta a correre ai ripari non appena inciampa in qualsiasi termine che presenti il suffisso “ismo”.
Eppure, se si parla della mostra dedicata a Regina Cassolo Bracchi – Regina. Futurismo, Arte Concreta e oltre – ospite della Fondazione Ambrosetti (Palazzolo sull’Oglio, Brescia), occorre fare un’eccezione.
In primis perché, come emerge chiaramente da questa esposizione, per Regina, donna indipendente, schiva, autonoma e fortemente creativa, il Futurismo fu solo una delle molte “forme” in cui si declinò la sua arte, estremamente originale e svincolata da regole e modelli (“nel Futurismo sono sempre stata autonoma, come mi disse nel lontano ’36 Marinetti, e cioè che ho lavorato secondo la vera essenza del Futurismo, tanto che possono essere futuriste anche le mie ultime opere”).
In secondo luogo perché basta uno sguardo alle sue creazioni – così libere, poetiche, originali e innovative – per capire che questa artista, poco nota al grande pubblico ma molto apprezzata dai colleghi del tempo, merita una rinnovata attenzione.
Oggi a riprendere le fila del suo percorso creativo, dopo l’unica vera monografia curata da Luciano Caramel nel 1991 per Electa e ormai irreperibile sul mercato, è Paolo Campiglio che per questa esposizione raccoglie ben 140 opere tra sculture, disegni, bozzetti e taccuini, molti inediti, per seguire passo dopo passo le tappe di un avventuroso e scoppiettante viaggio che tocca l’Aeropittura, l’Astrattismo, il Movimento Arte Concreta, le strutture in plexiglass, fino alla Poesia Visiva, con la ripresa di tavole parolibere. Articolata in sei momenti cronologici, la rassegna prende il via con esordi e creazioni futuriste. Così se nella prima metà degli anni ’20 Regina modella ritratti in bronzo, già nella seconda parte alleggerisce la materia, privilegiando materiali poveri come la latta, lo stagno, l’alluminio, la celluloide, con cui crea poetiche danzatrici, coppie di bagnanti o fanciulle dalle lunghe trecce. (sopra: Spiaggia (Al mare), 1931)
Nel 1932 lo spartito di Regina si arricchisce di sperimentazioni polimateriche, dando prova di ironia e originalità con opere che si vestono di accenti dadaisti come Polenta e pesci (a fianco), che fonde insieme carta vetrata gialla, un piatto vero, una rete di cotone, forme ritagliate in alluminio. Segue l’interesse per il movimento aeropittorico, mentre con lo scoppio della Guerra, Regina e il marito pittore Carlo Cassolo Bracchi si ritirano fra Mede (dove nacque) e la Valtellina, dove l’artista inizia un percorso di osservazione della natura che la porta a creare un personalissimo erbario, in cui studia la geometria della natura e realizza disegni a grafite, in parte colorati con coloranti naturali come il succo delle foglie e dei petali strofinati.
Dopo la guerra l’indagine continua e se nel 1951 a Milano aderisce al Movimento Arte Concreta, con l’amico Bruno Munari, con il passare del tempo si avvicina a un Astrattismo sempre più pronunciato, che la porta a scegliere il plexiglass come materia privilegiata. Un percorso così teso a esplorare tutto ciò che è sospeso, leggero, privo di materia che porterà Regina al desiderio di intrappolare persino il suono degli animali o delle campane con il segno (qui esposte nove tavole dedicate a decifrare il “linguaggio del canarino”), creando opere che aderiscono alla Poesia Visiva, in un crescendo di ironia e sensibilità.
Tags: arte concreta, astrattismo, Bruno Munari, Francesco tommaso Marinetti, Giovanna Canzi, Poesia visiva, Regina Cassolo Bracchi,
Regina. Futurismo, arte concreta e oltre, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Brescia)

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