Ma che gare e canzoni e giudici! Ma quale voce, o dote interpretativa! Se c'è una dote che conta, non è certo nelle parti alte! Mi appresto all'ennesima maratona televisiva – per fortuna l’epilogo - pronto a ingoiare convulsi litigi tra il filofoso brizzolato e i suoi attempati alter ego femminili, quando mi accorgo che dall'altro lato, illuminata dai riflettori e placidamente a suo agio, stanno presentando Natalì. Pochi secondi e resto inchiodato: la voce metafemminile, le caviglie possenti, le sopracciglia curate e il bicipite marchiato. Chi sarà mai, costei? Qualche scambio di battute e non ho dubbi: certo, è il trans di Marrazzo. Oramai si dice così, come se l'ex governatore avesse posto in essere un protettorato sulla categoria, o per lo meno un diritto di prelazione. Fatto sta che, per un tempo incalcolabile, dimentico il talent e mi concentro sul demens, anch'io morbosamente rapito da lussuriosi gossip giuridici e lascivi scoop istituzionali. Se da un lato ragazzi sconosciuti rincorrono il successo, dall'altro uomini irriconoscibili l'hanno già trovato. In un paese la cui vocazione al bello s'è persa nei meandri risorgimentali dell'unità d'Italia, dove l'evoluzione letteraria ci ha portato dal sommo poeta al sommario comico, ci mancava solo questo. Le trasmissioni chiudono i battenti e non mi resta che infilarmi a letto, stanco e svuotato: non un'emozione da conservare, non una sensazione da ripercorrere. Ciò che mi aspetta è una notte di incubi dopo una serata da incubo. E poi ci bacchettano in nome del politicamente corretto: non riesco a immaginare scorrettezza maggiore che non l'imposizione di questa ambigua correttezza! Che compassione, per loro ma soprattutto per noi: poveri cristi tramortiti da falsi artisti realmente raccomandati. Ci restava appena il giornalismo: quello serio, distaccato, impegnato. Impegnato non a rendersi ridicolo, possibilmente. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per dimenticare Lapo, ecco che ci tocca ricominciare... Grazie Piero!