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Oggetto recensito:
Velimir Chlebnikov, 47 poesie facili e una difficile. A cura di Paolo Nori
di: Luciano Mazziotta




Paolo Nori aveva già scritto un libro su Chlebnikov, Pancetta, una sorta di viaggio\documentario su questo autore, in cui spiccava l'ammirazione del notro Paolo nei confronti del padre del futurismo russo. Per lui infatti Chlebnikov non è un campione, o il più grande poeta del Novecento, come sosteneva Jakobson. Chlebnikov è molto di più. Adesso esce per Quodlibet questa sorta di quaderno di traduzioni di 48 poesie. Poesie facili appunto, di una facilità che vuole mettere a tacere la tradizionale voce di “illegibilità” del poeta russo. Illegibile, difficile? Non a caso la raccolta si apre con un testo semplicissimo “poco, mi serve. \ una crosta di pane, \ un ditale di latte, \ e questo cielo \ e queste nuvole”, poesia facilissima, tanto facile quanto memorizzabile e leggibile. Si tratta di un legame veloce tra la semplice materia del mondo e il cosmo, come il numero 48, somma delle poesie difficili e di quella facile, “che è un numero importante nella scienza dei numeri di Chlebnikov, nei suoi calcoli per scoprire le leggi della storia”. La poesia difficile è una sola, ma il lettore non si faccia prendere dalla voglia di scoprire quale sia. Sono tutte difficili e facili, la poesia difficile non esiste o potrebbe essere qualsiasi della raccolta. Il padre del cubofuturismo, del cosmismo, di tutti quei movimenti che agitavano la russia prerevoluzionaria dà vita alle parole, come poco più avanti avrebbe fatto un suo allievo molto più noto come Majakovskij, con quell'arte di cui i russi sono stati grandi artefici: l'arte di riempire le parole con onomatopee ed immagini “Bobeòbi si cantavano le labbra\ Veeòmi si cantavano gli sguardi......\ Gsì gsì geéo si cantava la catena”. Parola-suono-immagine alla ricerca di qualche “correspondenza\ fuori della continuità”, mentre non si può tacere la grandezza del nostro traduttore e delle sue avvertenze sul tradurre: “quando poi è successo che di una parola non si trovasse traccia né nei dizionari contemporanei né in quelli antichi, [...] allora ho inventato”. Il traduttore può inventare perché il poeta ha inventato parole che si offrivano al lettore migliaia di mondi verbali possibili. Ho alternato parti delle poesie e parti della postfazione di Nori perché il lettore scelga da dove cominciare, nella convinzione che il discorso del nostro Paolo non é solo una spiegazione, ma un'invito, forse il più seducente che abbia mai letto, alla conoscenza di questo poeta chiamato Chlebnikov che, ripeto, non è solo il poeta del futuro, come diceva Ripellino, neppure il Lenin del futurismo russo, come sostenteva ancora Markov, quel poeta chiamato Chlebnikov che per Nori è sempre e comunque molto di più.

Velimir Chlebnikov, 47 poesie facili e una difficile, a cura di Paolo Nori, Quodlibet 2009 Prezzo in Euro 9.50





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