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Oggetto recensito:
Teatro alla Scala: Un “Requiem” molto…sotto tono
di: Davide Steccanella




Teatro alla Scala: Un “Requiem” molto…sotto tono Teatro alla Scala di Milano, Venerdì 20 novembre 2009 “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi (1874) Direttore: Daniel Baremboin Solisti: Barbara Frittoli, Jonas Kauffman, Sonia Ganassi, Renè Pape Venerdì scorso, ospite di un gentile amico, ho potuto assistere alla terza esecuzione del Requiem verdiano diretto da Baremboin ma meglio avrei fatto, diciamolo sin da ora e senza offesa per il mio gentile amico, ad andare altrove. Il mio sconfinato amore per la superba musica di Verdi che potrebbe farmi perdere di credibilità mi induce a richiamare la circostanza oggettiva che vuole che la Messa di Verdi venga ritenuta orbis terrarumque un capolavoro straordinario e non a caso vi ci si sono cimentate negli anni e con onore bacchette storiche da Toscanini ad Abbado, da Muti a Karajan et similia nonché, chi prima e chi poi, tutti i più grandi cantanti del dopo-guerra con forse la sola eccezione della Callas. Capirete quindi che se la Messa da requiem di Verdi risulta noiosa e pure priva di anima ciò significa solo che, con tutto il sommo rispetto, il direttore di turno ne ha proprio sbagliato come dire l’approccio. Certo il cast vocale dei solisti ci ha messo del suo anche se ritengo che parte della colpa per il di gran lunga peggior Agnus dei da me mai udito (sia live che in disco) vada addebitato di chi adotta tempi e sonorità che si sposano proprio pochino proprio con la musica di quello che è stato probabilmente il più operista musicista italiano dell'ottocento e non...solo. Senza contare le vere e proprie manchevolezze in sede di concertazione voci, giacchè se vuoi che tutta la parte tenorile venga cantata a mezza-voce ed in piano tipo Schipa o anche solo Tagliavini non scritturi un tenore come Kauffman la cui principale caratteristica è quella di possedere una voce scura dai centri spinti e di cantare con accenti di tendenza eroicheggiante. Se viceversa decidi di sceglierlo (presumo) allora però lo fai cantare come è capace sennò viene fuori quell’ibridume grigiastro di stasera ed è un vero peccato giacchè, senza gridare al miracolo tenorile si tratta pur sempre di uno dei pochi tenori emergenti di un qualche spessore. Non ha neppure tanto senso soffocare con sonorità da orchestrazione adatte forse ad una Obrastowa degli anni d'oro una voce per natura piccolina e non troppo ricca di armonici come quella di Sonia Ganassi che non canta certo male ma solo che dalla terza fila in poi non si...sente quasi. Al basso invece chissà perchè era consentito, solo a lui, di cantare a piena voce con tanti saluti peraltro alla coesione timbrico-sonora nei pezzi di assieme con chi era costretto a sussurrare tipo Kauffman. Infine tengo per ultimo il lato dolente del quartetto ovvero il soprano. Scusate ma io non amo per nulla un soprano la cui voce appena sale di un filo e deve espandersi a piena voce comincia a ballare come una sirena della ambulanza lanciata a tutta birra verso l'incidente. Neppure poi si trattasse poi di una voce talmente grossa da risultare di difficile sostegno diaframmatico in forte, giacchè quanto al volume esibito in tale occasione siamo a livello di una Nannetta da Falstaff e senza contare la inerzia interpretativa assoluta al punto che si rischiava l'abbiocco al libera me domine ovvero di uno dei più strepitosi pezzi mai scritti per la voce di un soprano. Alla fine grandi applausi certo, ma quelli che hanno sentito altri e ben diversi Requiem che senza scomodare Karajan, Price e Pavarotti o anche solo in San Marco quello di Abbado con Caballé e Ramey, bastando anche quello di Chailly di qualche annetto fa in Auditorium san Gottardo cosa dovrebbero dire ? Fingere che vada tutto bene madamalamarchesa perchè la Scala è la Scala e la musica deve comunque guardare avanti e non bisogna avere nostalgie ? No, mi spiace, in Teatro non disturbo e non dico nulla, sto zitto e me ne esco, però potrò poi scrivere da appassionato la mia grande delusione e concludere con un W Verdi ?





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