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Oggetto recensito:
Tango a 442 hertz
di: Giorgio Camaioni




Tango a 442 hertz

[ “Giuliana Soscia & Pino Jodice Quartet” 14. 01. ’11 h 21,45 CottonJazzClub - Palafolli Ascoli Piceno ]

Presentando il concerto col consueto asciutto garbo, Sergio D’Auria senza volerlo ci mette su un’aspettativa non esattamente da jazz club: una serata ispirata al ritmo che lega Napoli a Buenos Aires, il tango. Aggiungi che siamo in parecchi a non conoscere il quartetto di Giuliana Soscia e per pigrizia non ci siamo neanche “preparati” a leggere qualcosa. E’ che ci fidiamo. La fiammante entrata in scena di Giuliana, prima ancora di catturarci musicalmente, così ci sorprende e ci affascina. Ma subito tutto è diverso dall’idea frettolosa che c’eravamo fatti, tanto che alle prime note restiamo infossati nelle poltroncine come capita, dimenticando di accoccolarci alla ricerca della posizione più comoda. Tango, è tango. Ma con ritmo binario sempre sostenutissimo, con semibiscrome che si fanno più che in quattro, arroventando le ghise e gli acciai del “pianoforte a coda lunga, nero”. Con le lunghe dita di Giuliana che governano le tastiere (non alla francese, non all’italiana, non all’argentina) della regale “Victoria” come un’orchestra. Con gli altri due musicisti - contrabbasso e batteria - che dopo un paio di pezzi mascherati da turnisti esplodono, anche come solisti, in fantasie impensabili. “Sfida” continua di suoni e ritmi (camorra 1 – 2 – 3, nulla di “delinquenziale” ovvio), pur in esecuzioni chiaramente riconoscibili di Piazzolla e (un po’ meno riconoscibili, per nostra ignoranza) di Roberto De Simone. Mica roba da tangherìe turistiche. Perfino arie rinascimentali in chiave tango, oltre a Libertango in 5/4 (!) e Pino Jodice arrangiatore-autore-direttore-esecutore di pezzi gustosi e travolgenti, specie sulla sezione bassi del pianoforte [che alla fine dovranno mandarlo in officina per l’assistenza…]. Giuliana Soscia con la fisarmonica entusiasma (e intimidisce) anche i fabbricanti “Victoria” di Castelfidardo, sistemati a centro platea. E quando per un po’ passa lei al pianoforte - con Pino Jodice alle prese di una buffa fisarmonica a fiato - capisci pure che quello non è il suo “secondo strumento”.

Ecco una serata di alto jazz (in regola con le tradizioni del CottonJazzClub), con la scusa del tango. Una serata di nebbia (fuori) ma di luminosità ardente al Palafolli. Una serata con “alte” vibrazioni: infatti - qualcuno ce lo conferma, ma si intuiva da non so che - i quattro strumenti sono stati accordati più in alto. Su base LA [A] 442 hertz, invece dei canonici 440. Magie dell’accordatura manuale su misura, quando i più s’adagiano sullo standard affidando alla scatoletta digitale i matematici misteri che regolano i suoni. Mi rivela un caro amico [ex cantante di musica colta] che non a caso 442 (e non 440) è la frequenza di risonanza a cui vibra la nostra ghiandola pineale, situata nel cranio vicino agli occhi… proprio dalle parti del “terzo occhio” degli indiani al centro della fronte… e il mistero si complica. Comunque il tango, anzi il tango-jazz, a 442 hertz funziona, e come!

16. 01. ’11 Giorgio Camaioni

www.faxivostri.wordpress.com





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