
Oggetto recensito:
SHANGAI
[ Antonio Pedretti : "NOSTALGHIA EPIFANICA" 25. 6. \ 4. 9. '11 Galleria OPUS - Ass. Rosa dei Venti - Grottammare ]
Se ci venisse voglia di giocare a shangai con Antonio Pedretti, perderemmo sempre. Chi non ricorda il gioco? Un mazzo di esilissimi bastoncini di legno lasciati cadere tutti insieme a ventaglio e da raccogliere uno alla volta, senza muovere gli altri. Non basta trattenere il respiro e avere la mano ferma, devi capire l'intricata ragnatela, gli instabili equilibri, i pesi sbilanciati, devi calcolare angoli e spazi di manovra, valutare piani inclinati, aguzzare gli occhi osservando l'anima della caotica struttura, indovinare le sorgenti delle forze che possono d'improvviso liberarsi in ogni direzione, causando piccoli grandi crolli non voluti, a catena. Vincerebbe sempre Pedretti. Lui, nella sua pittura, ogni movimento minimo l'ha già previsto e disegnato. Con sovrumana precisione. I suoi bellissimi oli "paludosi", sempre diversi ma sullo stesso tema, sembrano proprio uno "shangai della natura": fitta vegetazione filiforme su acque ferme senza onde, talvolta invisibile, o ghiacciata. Paesaggi lombardi di dintorni di fiume, senza nessuno intorno, neanche i cacciatori. Chissà come li ha raggiunti, certi posti, magari è anfibio. Realismo sconcertante e pensoso: niente "disordini" fantasiosi, tutto naturale ma logico, consequenziale, ragionato. Scene immobili eppure pronte a mutare: per un alito di vento che puoi quasi sentire, o per un impercettibile movimento d'acqua che puoi quasi vedere, o - incredibilmente - per gli odori di terra e di umido che puoi quasi annusare, o per l'ombra mobile e lenta di alberi dalle foglie piccole indefinite quasi trasparenti, che può cambiare la temperatura, il magnetismo, l'umore.
Osservati da lontano, i grandi quadri di Pedretti sembrerebbero paesaggi fotografati, se molti dei suoi panorami non cadessero dall'alto come "sospesi" sulla tela, con le migliaia di verdi, di gialli, di marron, di grigi, di rossi mescolati in rigagnoli verticali che colano paralleli, per gravità, alla base del quadro. Un'invenzione pittorica che evoca stavolta - a me che non ci sono mai stato, che sono un viaggiatore da fermo - la Shangai-città vista dall'alto in avvicinamento: infilate di grattacieli e boschi di gru che sotto un sole opaco si liquefano in tinte metallizzate nel delta dello Chang Jiang, verticalmente, frettolosamente... Ma i quadri di Pedretti sono soprattutto un drammatico bisbiglio della natura: da incantato spettatore assisti a battaglie silenti al ralenti di migliaia di rami lunghi magri diritti e di grandi fasci d'erba, allo scontro possente senza armi visibili (contro creature invisibili o immaginarie?) per vivere/sopravvivere e rimanere comunque in piedi. Inclinati. Sofferenti. Pendenti. Un titanico gioco di shangai interrotto, con molto più di 31 bastoncini.
30. 6. '11 Giorgio Camaioni www.faxivostri.wordpress.com
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