
Oggetto recensito:
Nato a Griffith, New South Wales, Australia nel 1950 (dei registi ‘alla frutta’ bisogna indicare i dati anagrafici), Philip Noyce, dopo avere girato tra il 1973 e il 1987 alcuni documentari e un paio di film inediti in Italia, dirige nel 1989 Dead Calm (Ore 10 calma piatta) tratto da un romanzo di Charles Williams, autore maledetto come David Goodis, morto suicida nel 1975. Williams, noto agli appassionati di romanzi noir (Longanesi li pubblicò tutti negli anni Settanta), aveva già ispirato altri registi, François Truffaut (Finalmente domenica, 1983), Dennis Hopper (Hot Spot, 1990), Claude Sautet (Corpo a corpo, 1965), Marcel Ophuls (Buccia di Banana, 1963), Hubert Cornfield (La terza voce, 1960). Allo stesso romanzo aveva posto mano Orson Welles nel 1970 per girare il film The Deep, ma il progetto era fallito per mancanza di finanziamenti, per la morte di Lawrence Harvey; quel che restava (un’esplosione finale e poco altro), della pellicola fu consegnato da Welles a Peter Bogdanovich. Che fine abbia fatto questo film (la parte girata, un dialogo di Jeanne Moreau) è uno dei misteri delle difficoltà wellesiane che animano la fantasia dei fan e dei critici. Noyce non è Welles, ma il film, teso, nervoso, ricco di suspense, ha molti meriti extracinematografici: lancio di Nicole Kidman (che due anni prima si era accontenta di una particina in un film italiano, Un’australiana a Roma di Sergio Martino con il re del fotoromanzo Massimo Ciavarro), grande performance di Sam Neill, e soprattutto è l’unico film in cui uno dei più grandi attori inespressivi di tutti i tempi, Billy Zane, riesce a fare meglio di Ciavarro.
Per quanto mi riguarda, la carriera di Noyce è tutta in questo film. Purtroppo l’australiano parte per gli States e da lì si schioda solo dopo avere inferto danni irreparabili al cinema di ‘genere’, diventando un grande director della rottamazione di attori in bilico tra fallimento prematuro e innata inespressività. Con Furia cieca del 1990, Noyce assiste alle esequie di Ruger Hauer, il ‘replicante’ che nel frattempo si era inumidito sul tetto della Ennis House a Los Angeles. Giochi di potere del 1992 segna l’inizio della fine di Harrison Ford, anche lui in seguito prenderà un aspetto legnoso. Sliver dell’anno dopo consacra la fine di Sharon Stone, William Baldwin (che è una star nata in una famiglia di divi ‘faccia di luccio’) e Tom Berenger da anni finito all’ingrasso nel cinema Tv e di serie b. Non si salva nessuno. Noyce insiste, chiama Harrison Ford per la parte di protagonista del successivo film-calco del precedente, Sotto il segno del pericolo del 1994: un disastro. Esperto indagatore di fisionomie devastate dal tempo, dall’alcol, dal colesterolo, Noyce decide di fare il remake della serie del Santo, 1997: la vittima è questa volta Val Kilmer che con gli anni si è trasformato da Jim Morrison in un mascelluto-dilatato. Il tentativo di imbalsamare Denzel Washington sotto quintali di tibie, fallisce, Il collezionista d’ossa del 1999, grazie al romanzo di Jeffery Deaver è il suo miglior film dopo dieci anni. Incredibilmente però, Noyce si appresta con lo stesso film a iniziare un lavoro di distruzione su una delle donne più belle di Hollywood e del Creato; sì, Angiolina Jolie, proprio lei che già si era generosamente rovinata da sola con film bruttissimi. Neppure il Magister Eastwood, in un afflato di amicizia salvifica riuscirà a tirarle un’espressione una in Changeling. Noyce ha trovato in Angiolina una star da ‘rottamare’ anzitempo e Salt che uscirà in Italia il 29 ottobre è la conferma che la divina Jolie ha un agente e un consorte irresponsabili. Dopo un silenzio di quattro anni, Noyce decide che è arrivato il momento di misurarsi con Joseph Mankiewicz e Graham Greene: il remake di The Quiet American (2004) non regge il confronto, per fortuna Michael Caine, Brendan Fraser e Rade Zerbedzjia salvano il film dal naufragio (e se stessi). Probabilmente spinto dalla sorella Lucia, attivista di Amnesty International, il ‘rottamatore’ torna in Australia e si dà a progetti impegnati che contengono un minimo di autentica passione civile sui temi della segregazione razziale: Generazione rubata del 2002 e Catch a Fire del 2006.
Con Salt Noyce fa addirittura un passo indietro rispetto ai suoi minimi standard. La storia della spia della Cia, Evelyn Salt è roba che riprende il tema della guerra fredda, attualizzandolo ai giorni del terrorismo post 11 Settembre. Il nemico non è Al Quaeda ma biechi agenti russi, indottrinati fin dalla nascita da un certo Orlov allo scopo di diventare perfetti agenti segreti americani. Orlov (il grande attore di Wajda, Daniel Olbrycski) ha un piano per distruggere l’America: infiltrare nella Cia gli agenti russi, coltivati in provetta, per portare a compimento il disegno (presunto dallo sceneggiatore Kurt Wimmer) che il terrorismo fondamentalista non è stato capace di attuare. La spia-in-provetta Evelyn Salt, che fino da bambina è stata plasmata insieme ad altre creature all’odio anti-americano, conserva integro il ricordo delle sofferenze infertegli dal maestro nelle cavità infere dell’indottrinamento. Vendicarsi di Orlov è la sua reale missione e salvare l’America dal disastro nucleare. Film veloce, senza fronzoli, sbrigativo, costruito su un plot che allude al Candidato Manciuriano, mescolandolo con dosi massicce di action movie, sparatorie, duelli all’arma bianca, impossibili salti da locomotive e piani alti, Angiolina Jolie-Salt in formato Spiderman, musica da discoteca ammuffita di James Newton Howard, Salt è l’ultima fatica di un regista pronto a soddisfare le teste vuote planetarie con disprezzo di qualsiasi originalità. Salt è la dimostrazione, se occorreva una prova, che, infine, Philip Noyce ha ‘rottamato’ se stesso. Intanto, il Nostro lavora alacremente: il remake di Captain Blood e Pastorale americana sono tra i suoi futuri progetti. Come fare un cattivo servizio a Michael Curtiz e a Philip Roth.
[Salt, USA, 2010, Azione - Regia di Phillip Noyce, con Angelina Jolie, Liev Schreiber, Chiwetel Ejiofor, Daniel Olbrychski, Yara Shahidi, Zoe Lister Jones, Gaius Charles, Victor Slezak, Cassidy Hinkle, James Schram]
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