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Oggetto recensito:
Rubens e i fiamminghi
di: anna




Villa Olmo è un abbraccio tra te e il lago. Il suo arioso giardino popolato da alberi secolari e giardinetti curati come uno scultore cesella il legno sono come una voce che spinge con dolce forza il passante ad entrarvici. Benvenuto! sembra annunciare l'ingresso, lasciandoti poi la scelta delle tre direzioni: viale a destra, centrale, o a sinistra? Nel mio caso l'imbocco giusto era quello a sinistra, che porta dritto all'entrata della maestosa villa. Ricca e accogliente, con la grazia dei modi di un tempo. L'occasione che mi porta a varcare la porta d'ingresso è di quelle irrinunciabili: mostra di pittura. A me piace l'arte tutta, la pittura ancora di più. Quest' anno è la volta dell'arte magica, quella per cui Stendhal avrebbe fatto pazzie. Signori e signore, ecco a voi la pittura fiamminga! Vanno in scena: van Dyck, Jordaens, Thulden, de Crayer, Boel, de Vos (ed altri). Star della situazione: Pieter Paul Rubens. L'atmosfera creata dalla luce soffusa e quasi inesistente nelle stanze della villa incute un senso di rispetto per la magnificenza dei colri vivi e caldi che da subito catturano gli occhi. I primi consapevoli prigionieri sono loro: poi anche la mente inizia ad elaborare la sostanza che ha davanti a sé. Immagini rappresentanti selvaggina, tappeti orientale, imperatori, divinità, animali, elementi naturali, nudità umane, drappi di stoffa e molti altri oggetti sontuosi sono i protagonisti dei dipinti ad olio che si susseguono di stanza in stanza. Non c'è oscenità, ma godimento nel mostrarsi malpresentabili o con quel sovrappiù di carne che oggi fa tanto orrore. Un pacioso ostentare la propria bellezza naturale è la caratteristica principale degli uomini e dellle donne (come nel caso de Le Tre Grazie) resi immortali dal preciso e felicissimo tocco di pennello dei fiamminghi. Siano loro baccanali o donne formose, questi personaggi rappresentano una storia gentile, per niente scontrosa o rude; i corpi non manifestano asperità di alcun genere, sono nuvole rosa carnose e cotonate. Ci si appoggia volontieri lo sguardo e lo si riposa. La precisone nei particolari poi è qualcosa di invidiabile: l'attenzione quasi maniacale per i dettagli dei crostacei, delle budella dei pesci sventrati, della selvaggina appena cacciata lascia senza parole e ci si avvicina sempre di più alla tela per capire la bravura di quelle mani. La rappresentazione dei tessuti come il velluto, le divise degli imperatori, la lana setosa dei tappeti è talmente veritiera che sembra sentirne la morbidezza, data anche dai perfetti giochi di luce ed ombra che ne esaltano le pieghe o le curve. Verrebbe voglia di toccare le tele, sentendone l'odore forte dell'olio che il passato non ha saputo cancellare. Certo in poche righe non è possibile riassumere e rivivere le sensazioni che quelle opere mi hanno trasmesso e impresso. Posso solo dire che un film non avrebbe saputo smuovere quella parte di me che avevo trascurato, ma ora mi sono pentita e giuro che me ne prenderò cura più spesso. Non mi resta che invitarvi a prendere qualsiasi mezzo di trasporto e recarvi a Villa Olmo. Sul Lago di Como, ovviamente.





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