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Oggetto recensito:
Quant’è jazz la Statale 17
di: Giorgio Camaioni




Quant’è jazz la Statale 17 * [ Ora lo sappiamo anche noi della stonatissima Statale 16 ] * Barbara Summa “Statale 17 Storie minime transumanti ” Interviene Paolo Merlini “esperto di vie traverse” 29. 7. ’10 h 19.30 Bagni Cantù Lung. De Gasperi Grottammare “La Statale 17 corre in Abruzzo tra la conca aquilana e il piano di Navilli. Rivela una storia stratificata e complessa” (…) Basterebbe questo, ma noi non lo sapevamo. Poi è arrivata Barbara Summa, ed è stata davvero una ventata di Jazz rivelatrice, che ci ha fatto scoprire molte altre cose… In un’ora abbiamo imparato cos’è e dove passa l’isoglossa (confine linguistico, una sorta di spartiacque, o di faglia), abbiamo scoperto che una volta nell’aquilano gli uomini e le donne parlavano due dialetti diversi (per via della transumanza), che il nome della città dell’Aquila non c’entra niente con l’aquila, che le pecore (proprio loro, le bestie) sono dei gran personaggi, a parte che hanno fatto da sempre campare - e bene - l’Abruzzo… Barbara è una viaggiatrice (“globetrotter”), come Paolo che la presenta. Sa raccontare, pure di pancia. Una parlata affettuosa, variabile, con cambi di scena e di tempo, che ti cattura. Jazz. La Statale 17 è la strada del suo racconto di ricordi di persone e di luoghi che, capitando il terremoto, si sono scapovoltati. Quindi, prima di perdersi, pretendono di essere raccontati. Adesso. Magari sono drammi, ma resta la dolcezza. Anche il terremoto ha un limite? No, è brava Barbara. La Statale 17, correndo tra i posti del terremoto, collega le vite finchè ci sono, più una montagna d’altre cose. Eppure 15 mesi di telegiornali, di visite istituzionali, di G8 e d’altre vanitoserie non ci hanno fatto capire niente. Cose profonde ma facili, se le si volesse osservare con onestà. Cose vive, prima delle scosse. Cose speciali, che sanno di cultura primordiale ma attuale, di legioni di pecore in viaggio senza trolley, di speranze, di attese. “Storie minime transumanti”, appunto. Una presentazione originale, leggera eppur tellurica, per niente pomposa, all’orario giusto, sotto alberi con foglie (mica palme), in uno chalettino che non sembra una banca, con bambini che fanno i bambini senza rompere, col venticello di qualche nota live, con il pubblico ai tavoli finalmente non implorato a fare domande. La mamma, polacca di Cracovia che parla aquilano, addetta ai libri e al recupero nipoti, il marito olandese che riprende come si faceva una volta, Barbara contesa di tavolo in tavolo che racconta quello che s’è dimenticata, come un vulcano. “L’Ambasciata d’Abruzzo individuale nei Paesi Bassi”, così l’ha definita la stampa olandese. Ce la concederanno sempre meno, i fiamminghi, vorranno tenersela stretta, sanno di aver fatto un ottimo acquisto. Ma giacchè la Statale 17 non è scialba e banale come la “nostra”16, ma è densa come il jazz, dovranno presto riprestarcela, la Barbara Summa, per raccontarci il seguito, nel libro che sta già preparando. 31. 7. ’10 Giorgio Camaioni





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