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Oggetto recensito:
PRECIOUS
di: lorenzo velle




Il REGISTA LEE DANIELS

La scheda di FilmTv recita a proposito di Lee Daniels e del suo primo film Shadowboxer (2005): “Le peripezie di due assassini piuttosto ‘sui generis’ (…) Chissà perché un mostro sacro come la Mirren e il rispettabile Gooding jr. si sono cacciati in un pasticcio del genere, in cui ogni scena sembra seguire l'altra come in una sala di montaggio (... ) Persino lo sceneggiatore e attore Will Rokos si è inventato uno pseudonimo per tenersi alla larga dal film. Lee Daniels, produttore di Monster's Ball e di The Woodsman, si è tolto lo sfizio della regia: si fermi qui, per favore!” Daniel Lee non si è fermato e ha girato questo Precious che concorre agli Oscar di questo anno. Nato nel 1959 (il giorno della vigilia di Natale, ci informa il solerte IDMb), Daniels ha alle spalle una gioventù violenta e una rapida redenzione: la prima riguarda la relazione difficile con suo padre, un poliziotto che “reacted violently to his son's sexuality”; quale sia la ‘sessualità’ del figlio non ci viene spiegato; la ‘redenzione’ riguarda l’attività del ragazzo che a ventun’anni collabora con Prince in Purple Rain e in Under the Cherry Moon. Diventato produttore, dopo i due buoni film di cui sopra, e varie collaborazioni con LL Cool J, Alicia Keys, dirige il suo primo film (Shadowboxer), ma questo pessimo lavoro è un fallimento commerciale. Quattro anni dopo, Daniels legge il romanzo Push (Push – La storia di Precious Jones, edito in Italia da Rizzoli.nel 1994) di Sapphire (aka Ramona Lofton), scrittrice e poetessa statunitense, e rimane folgorato sulla via della slam poetry. Il romanzo racconta la terribile adolescenza di una ragazzina sedicenne, violentata dal padre con il consenso della madre.

IL FILM PRECIOUS

Precious: Based on the Novel 'Push' by Sapphire, questo è il titolo integrale del film, potrebbe sembrare un’operazione furba, un’accattivante, seppure difficile da maneggiare, operazione a freddo sulle peripezie di una donna, poco più che bambina, alle prese con una madre di inaudita ferocia; ma l’interpretazione di Gabourey Sidibe, gridata, eccessiva, debordante come il suo corpo, avvince lo spettatore con la forza e la persuasione che solo attori di smaliziato istrionismo sono in grado di sostenere. Certo, Daniels non ci risparmia nulla in termini di orrore familiare, di ciò che nel 1987 avviene in sobborgo di Harlem, in una casa in subbuglio, disordinata come le stalle di Augia dove una madre grassa, sporca, cattiva, alcolizzata sedentaria, fumatrice incallita, inamovibile dallo schermo di un televisore datato, impone ordini alla figlia Precious. Che si tratti di correre a procurare le sigarette, portare qualcosa da mettere sotto i denti, tutto Precious deve fare in fretta, trascinando il suo giovane elefantiaco corpo, pena subire gli insulti più triviali che una madre possa lanciare verso una figlia, e se non sono gli insulti, sono gli oggetti a volare sulla povera figliola, chincaglierie, oggetti di cucina, soprammobili, o qualsiasi altro ordigno la megera si trovi a portata delle braccia grassocce. Una madre così non si è mai vista al cinema e il solo pensiero che Sapphire (esperta di famiglie del ghetto) abbia attinto a una storia vera, fa tremare le vene e i polsi. Né a uno spettatore, anche il più cinico, potrebbe venire in mente di comparare il gran guignol delle madri di John Waters, debordanti come lievito di carne, a questa Mary (una strepitosa Mo’nique), madre Maria dell’inferno domestico. Acconciata come la massaia di Segar, Mary, la madre di Precious è un concentrato esplosivo di bruttezza, sciatteria, trivialità, cattiveria, sadismo. Provate a immaginare se esista al mondo una madre che ricopra la figlia di sterco morale, che la assoggetti a ogni sorta di ludibrio, che le impedisca di andare a scuola, che ne derida il fisico ingombrante, che la chiami ‘troia’, ‘puttana’, ‘nessuno ti scoperà mai’, che la chiami ‘Precious’ solo quando la figlia fugge di casa per trovare qualcosa di buono in un mondo lercio, specchio dei vizi della famiglia a pezzi. Claireece “Precious” Jones, ragazza obesa, ignorante, cacciata dalla scuola perché picchia le compagne (anche i compagni), è il ‘prezioso’ frutto nato da una madre lurida e da un padre, Carl, scomparso per fortuna, che per due volte ha ingravidato sua figlia, lasciandole ‘in dono’ il peso di un figlio, Mongo (come si fa a chiamare ‘Mongo’ un bambino affetto dalla Sindrome di Down se non in una casa senza amore, situata al ‘lotto 8’ tra gli stabili dove i dimenticati da dio vivono della sussistenza statale!) che per sua fortuna è allevato dalla nonna. Buttata via dalla scuola, in attesa del secondo bambino, Precious trova riparo in una scuola ‘alternativa’: sottoposta ai test GED (General Educational Development) e all’insegnamento “each to one”, aiutata dalla bella insegnante Ms. Rain (Paula Patton) – ricalcata su Sapphire e come questa lesbica – e dall’assistente sociale Mrs. Weiss (Mariah Carrey), Precious vuota il sacco (“my father give me a baby”), impara a leggere, fa amicizia con altre ragazze che assecondano il suo desiderio di essere amata e ricreano intorno a lei il clima famigliare nel quale nascerà il secondo bambino. Il mio racconto si ferma a questo punto, alla fine del film: tralascio il molto che accade nel centro della narrazione perché la redenzione di Precious è lungi dal dirsi compiuta. Lee Daniel dirige un film accattivante ma duro, a tratti insopportabile, feroce, temperando il calor bianco di una vita estremamente difficile con il ricorso a inserti di vita sognata di Precious (Precious che si guarda allo specchio e si rimira magra e bionda, Precious che immagina di danzare tra gli applausi della folla in delirio, Precious che appare nei videoclip tra gli hit), immergendo lo spettatore in un gioco di bruschi passaggi dal buio alla luce, dai sogni alla realtà, dai frammenti oscuri della vita dei reietti al caleidoscopio dei ritmi e delle danze. Precious dà l’impressione di un film nato con l’intenzione di spettacolizzare il disagio sociale, sfuggito miracolosamente dalle mani di un regista non eccelso ma persuasivo, per approdare a una commovente ma grottesca, truce ma ilare commedia nera a colori sgargianti. (Precious (USA, 2008, Drammatico, durata 109. Regia di Lee Daniels. Con Gabourey 'Gabby' Sidibe, Mo'Nique, Paula Patton, Lenny Kravitz, Sherri Shepherd, Nealla Gordon, Stephanie Andujar, Amina Robinson, Chyna Layne, Xosha Roquemore).





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