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Oggetto recensito:
Non servono teatri
di: Giorgio Camaioni




Non servono teatri

[ “OTTOBRE PIOVONO LIBRI”- Poesia e Rivoluzione: reading teatral-letterario con Vincenzo Di Bonaventura ] 29.10.’10 h 17.30 Via Palermo (Stazione) San Benedetto del Tronto

Se non piove, bastano un fondo di strada e 9 gradini. Due ali di palazzi e una stazione. Un negozio TIM e una pensilina, con una bici-Giugiaro verde appoggiata. Venti sedie verdi di plastica in fila per cinque e altre venti bianche (?) accatastate [c’era ottimismo...]. Ingresso libero. Dice che pioveranno libri, ma c’è Vincenzo Di Bonaventura. Ed è subito teatro: il suo.

Certi imprevedibili fondali di palcoscenico i teatri non li avranno mai. Quest’incalcolabile continuo dinamismo “naturale”. Caos abbastanza calmo, a quest’ora: bus gialli azzurri blu vuoti in manovra bus-Simonetti bus-a-metano-rispetta-l’ambiente bus-ieans-a-quadri che aspettano in fila; taxi bianchi vuoti, auto impolverate in ansia di parcheggio, scooter nervosi come vespe, pubblicità di radio accese, manifesti viaggianti, vecchi treni che frenano, valigie su ruote e trolley, borse della spesa cariche, zainetti senza libri, telefonini telefonini telefonini… Nel sereno scie di aerei. Autisti in divisa e tassisti in borghese che s’affacciano, mangiatori di pizza, fumatori di sigarette. Bianchi, neri, nere, russi, polacchi… Guardano gli orologi e il nulla tra loro, vanno avanti e indietro come in gabbie immaginarie. Per forza incuriositi, ma non s’avvicinano, come gatti randagi senza paura. Li aspetta un treno, una corriera, la notte, la noia. Da queste parti s’aspetta e basta, la vita è sospesa, rallentata, a velocità da qualcuno controllata, sembrerebbe. “Tempo schiantato, aria imbecilla”. Il buio avanza e il fondale cambia: con Hikmet ci sono le ombre ma la poesia è vivissima, quando tocca a Majakovskij ventiduenne è già buio: rivoluzione in parole. Lampioni e fari accesi e sterzanti. Anche a noi, seduti, viene istintivo mettere gli anabbaglianti. L’asfalto gibboso è nero, i palazzi della nostra architettura ancora più orribili. Serrande abbassate, nessuno sui balconi, in alto ombre di panni stesi. “Tutto sotto controllo”.

Vincenzo va sicuro come non mai, i libri gli son piovuti dentro. Noi, incantati e pensosi in un recinto d’aria. Mentre il fondale, senza che nessuno lo comandi, cambia sempre. Triste e vero. Solo la bici-Giugiaro verde sta immobile, sarà rubata…

In questo momento tutti i fondali di tutti i nostri teatri sono spenti, fermi, vuoti. Inutili, oltre che prevedibili. Mentre questo improbabile funziona. Se c’è Vincenzo Di Bonaventura il teatro è dovunque.

29. 10. ’10 Giorgio Camaioni

www.faxivostri.wordpress.com





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