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Oggetto recensito:
Molliche di MOLLICA
di: Giorgio Camaioni




Molliche di MOLLICA

[ “Scarabocchi Marinati” - Mostra di Vincenzo Mollica 18. 7 - 4. 8. ’10 S. Benedetto del Tronto Palazzina Azzurra ] [ “Prima che mi dimentico tutto” - Incontro con Vincenzo Mollica 19. 7. ‘10 h 21.30 ]

Non è stata una “lectio magistralis” la sua, dall’affettuoso banchetto-da-studio di legno scuro, ma col piccolo racconto a voce della sua vita (“non scriverò mai la mia biografia”) ha fornito involontariamente utilissime indicazioni alla nostra. Come se avesse cosparso di preziose molliche l’affollata pista della Palazzina Azzurra.

Anche la mostra “Scarabocchi Marinati”, inaugurata domenica, appare così concepita: un centinaio di disegni come molliche, alcuni noti, altri inediti, altri ancora “speciali” per S. Benedetto [ per es. “Aiutoooo”, con Olivia, la palma e il faro ]. Guardarli rasserena. Fanno sorridere ma soprattutto pensare, quindi un po’ ti nutrono. Arte facile e povera, immediata, democratica. Quasi sempre pochi segni, colore e rare parole: la potenza pulita del fumetto.

Così ieri sera Mollica ha “disegnato” con le parole: racconti e ricordi in strisce, ognuno di 1 minuto, 1 e 15, 1 e 30 secondi, secondo le regole del suo giornalismo televisivo di nicchia. Fulminei ma esaustivi e gustosi, i racconti di incontri “celebri” che avrebbe potuto (forse) fare chiunque di noi, se fosse stato presente in quella tal circostanza e avesse captato l’essenza, lo spirito, l’originalità, l’unicità di ciò a cui stava assistendo. Capire l’umanità e saperla raccontare. Se avessimo avuto noi la ventura di incocciare Fellini, Mastroianni, Benigni, Conte, Guccini, la Merini e altra gente di quel calibro ( non vado ad elencarli, mica sono un giornalista), saremmo stati capaci di “registrarli” così profondamente in un minuto o poco più? No, probabilmente. Eppure, in questi luridi tempi, nella vita grama di tutti i giorni, di incontri con gente “normale” per niente famosa, ma altrettanto speciale, quanti ce ne capitano. E colpevolmente ce li perdiamo. Per superficialità, noia, perniciosa pigrizia, o perché catturati dalle zuccherose scempiaggini dei “cazzari” o degli scemi puri.

Ecco: Vincenzo Mollica, spandendo magistralmente queste sue molliche, è come se ci esortasse invece a non perderli, per farne addirittura tesoro. Perché sono di valore, di grande utilità per vivere meglio la vita che ci tocca, non solo per sorridere. E con un po’di teatro della parola ci ha insegnato pure l’arte del racconto. Non l’hanno capito, al solito, i politici nostrani. Presenzialisti in ritardo e scapperecci, formali ma inadeguati e goffi, specialisti del parlarsi addosso senza dire niente, casi umani di incontinenza verbale. Politici da “notte bianca”. Figurati se gradiscono le molliche…

20. 7. ’10 Giorgio Camaioni





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